Questa sera, nella chiesa di Santa Apollonia, alle ore 20, penultima serata della V edizione di Erasmus on Stage, con i sassofoni di Deborah Batà e Vincenzo Varriale, il pianista Enrico Vigorito e la voce di Luana Grieco
Penultima serata, venerdì 30 settembre per la V edizione di Erasmus on Stage della rassegna musicale diretta da Margherita Coraggio e ideata da Anna Bellagamba, promossa dal Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci, in collaborazione con la Bottega San Lazzaro di Chiara Natella. Alle ore 20, nella oramai abituale cornice della Chiesa di Santa Apollonia, sarà di scena il sassofono. Salerno vanta la nascita della scuola italiana di sassofono, la prima cattedra, dedicata a questo strumento è stata istituita dal M° Francesco Florio, nel suo conservatorio, del quale la prossima primavera celebreremo il centenario della nascita. La serata principierà con Adria che racchiude il sorriso del mare nostrum che il compositore francese Christian Lauba ha dedicato nel 1985 ad uno dei massimi sassofonisti italiani, Federico Mondelci. Interpreti di questa pagina per due sax alti saranno Deborah Batà e Vincenzo Varriale, a loro il non facile compito di acquarellare quel mar Adriatico speziato di stilemi orientali. Il sax soprano di Deborah Batà, si cimenterà, quindi, con Mysterious Morning III di Fuminori Tanada, datato 2011 composto per il sassofonista francese Claude Delangle, il quale commissionò questo lavoro subito dopo aver ascoltato il suo concerto per sax Chants des Lumieres , richiedendo un’opera “di ispirazione giapponese”. Il lavoro guarda anche verso compositori e teorici quali Gérard Grisey e Tristan Murail (che sono noti per i loro studi sui fenomeni acustici in musica e che abbiamo avuto ospiti qui a Salerno) e Charlie Parker. Ciò non significa che il lavoro è un tentativo di jazz, piuttosto è un omaggio alla libertà improvvisativa di Parker, ad un “uomo fremente per la follia cerca di nascondere dentro di sé.” Entrerà in scena, quindi, il mezzosoprano Luana Grieco in duo con la Batà, al sax alto, per Dashu no Sho di Ichiro Nodaira, composto nel 2001, commissionato da Claude Delangle, un canto d’amore giapponese che fa appello a infinite sottigliezze pur di mostrare anche attraverso la possibilità di scelta, la bellezza e l’interiorità sonora. Si continuerà, quindi con il Graham Fitkin di Gate, datato 2001, d’intenzione minimalista, un lungo crescendo che culmina in un’esplosione da una piccola cellula, un trillo, che saluterà quali esecutori, Enrico Vigorito al pianoforte e Deborah Batà al sassofono soprano. Finale affidato al Barry Cockroft di “Slap me”, del 2005, un cavallo di battaglia di Deborah Batà e Vincenzo Varriale, che strizza l’occhio al jazz con i suoi glissé, effetti percussivi e lo slap, imitante la tecnica del contrabbasso inizialmente adottata da Bill Johnson, che si produce dando un particolare colpo secco della lingua sull’ancia, l’effetto è quello di tanti piccoli “schiocchi” secchi a determinate altezze sonore, espressione contemporanea di un livello altissimo di energia.