Laparentopoli del Cfi - Le Cronache Ultimora
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Laparentopoli del Cfi

Laparentopoli del Cfi
  •   di Peppe Rinaldi
  • «…E poi, mi raccomando, non fate uscire sui giornali notizie sul Consorzio…». «…Vabbè, ma è quel giornale lì, tanto lo sappiamo…». Risatine, occhiolini e sorrisetti: sipario, lo spettacolo comincia.
  • La prima frase, sintetizzata come la successiva, è (sarebbe) stata pronunciata dal sindaco di Eboli, Mario Conte; la seconda, invece, è (sarebbe) stata pronunciata dal dominus – in proprio e per interposte persone – del Consorzio farmaceutico intercomunale, il dottore Francesco Sorrentino, chiave d’accesso a molte stanze del sodalizio e del sottogoverno di importanti enti locali nei lustri trascorsi.
  • Ma quando, dove e perché i due noti personaggi pubblici si sarebbero espressi così? E quale sarebbe questo giornale ricoperto d’onore per tanta attenzione?
  • E’ successo la scorsa settimana, il 29 ottobre, durante una riunione in Prefettura per il tavolo negoziale chiesto dai sindacati per provare a mettere un punto nella situazione generale del Cfi, tra crisi aziendale, stipendi ai lavoratori dati a rate, bilancio in rosso fisso e molto altro.
  • Ma torniamo in Prefettura. C’erano le rappresentanze dei lavoratori, quelle dell’ufficio di governo, quelle dei soci-proprietari, cioè di chi ha deciso tutto sinora nel Cfi, vale a dire i comuni di Eboli, Capaccio e Salerno, i rappresentanti degli altri enti locali convenzionati, unitamente al vertice aziendale guidato dal nuovo presidente del Cda, l’avvocato Fausto Vecchio. Poi c’era il dottore Francesco Sorrentino, presente alla riunione in veste di “consulente finanziario del Comune di Capaccio” (cioè?), ente già rappresentato in stanza da un altro funzionario pestano.
  • La tirata d’orecchie al “consulente finanziario” di Capaccio
  • Il giornale protagonista del breve ma significativo passaggio di una discussione certamente più ampia, è quello che avete ora sul monitor del Pc o del cellulare. Nulla di preoccupante, accade di peggio. All’osservazione estemporanea di Sorrentino, rivestita da comprensibili ironie, sarebbero seguite le reprimenda del rappresentante del prefetto al punto che il «consulente finanziario del Comune di Capaccio», che scortava il legittimo delegato dell’ente cilentano, veniva invitato al silenzio. E questo in un paio di occasioni almeno.
  • Sui progetti di rilancio aziendale – vendita unità locali, bruciatura dei rami secchi, tagli a spese e costi, eccetera – ufficializzati dal neo presidente sia in prefettura che in un’intervista/manifesto al quotidiano “La Città”, c’è da dire che rispondono alla sacrosanta necessità di chi arriva al timone di una nave sostanzialmente sconosciuta, sebbene con lo stesso armatore e con lo stesso equipaggio che l’hanno diretta sui mari attuali. Purtroppo, più passa il tempo e più il nuovo management rischia di diluire l’oggettiva irresponsabilità sinora lucrata. Vedremo.
  • Dalla riunione, a quanto Cronache è riuscita a sapere e capire, non sarebbe venuto fuori molto di buono per le sorti del Cfi ma questo neppure meraviglia più di tanto visto che il cuore dei problemi consortili si è dislocato altrove, vale a dire negli uffici giudiziari dove la ricostruzione del quadro sarebbe prossima alla conclusione e dove si registra un dato più o meno preoccupante, scoperto per caso proprio nelle ultime ore: al Cfi sembrerebbero informati di quanto avviene tra Finanza e procura, la qual cosa, pur non stupendo, confermerebbe quanto ipotizzato su queste colonne non da oggi.
  • Concorsi pubblici “diversamente creativi”
  • Ora, saltando a pie’ pari la parte dei concorsi notoriamente truccati o diversamente creativi che dir si voglia, in favore di dirigenti, funzionari, semplici dipendenti, farmacisti, etc; saltando pure l’irrequieta dinamica che ha visto il Cfi maneggiare, attraverso graduatorie à la carte, posti di lavoro e concorsi cuciti su misura per figure improbabili scaricandone il costo sugli enti locali partecipi del banchetto (citofonare, ad esempio, Comune di Cava de’ Tirreni, o rileggere l’iter “concorsuale” di consiglieri comunali et similia transitati qui e là); e, ancora soprassedendo, sulla parte del buco di bilancio che arriva a circa 11 milioni di euro e pure sull’incameramento di risorse cospicue per autoliquidarsi belle cifre grazie a modifiche statutarie (ora pare che il Cfi voglia tornare ad essere soggetto giuridico privato), Cronache ha potuto visionare, tra quintali di documenti e carte varie, una lista di assunzioni fatte nel Cfi che, seppur parziale, autorizza all’uso della prosaica formula della “Parentopoli” e della “militanza” politica retribuita. Non succede solo al Cfi, sia chiaro, ma ora di questo si parla.
  • Naturalmente, per motivi che non necessitano di troppe spiegazioni, dell’elenco trascriviamo i nomi e cognomi solo con le iniziali, indicando – laddove possibile – mansione, località e plausibile giustificativo dell’assunzione.
  • Allora: abbiamo V.P. direttore, Salerno, parente del sindaco di Capaccio Alfieri; F.M., direttore, Capaccio, congiunto di un consigliere/assessore comunale; G.D.P., Baronissi, membro del comitato direttivo del Pd segnalatosi per un forte impegno nella campagna elettorale dell’ex sindaco Valiante; R.P., direttore, Eboli, congiunto di un consigliere comunale; A.J.D.P., direttore, Cava de’ Tirreni, residente nello stesso palazzo di una figura di peso del Cfi, congiunto di un carabiniere; M.C., Agropoli, congiunto di un assessore, Salerno; S.S., Agropoli, vicino all’ex sindaco del posto, Alfieri, e congiunto di un ex revisore del conto; D.A.A., direttore, Scafati, parente di un consigliere comunale, in questo caso di centrodestra; A.S., congiunto di un esponente della Polizia di Stato; F.L., magazziniere, Salerno, molto vicino a un ex amministratore del Cfi (D.G.) con rodata presenza nel comune capoluogo; G.C., magazziniere, Angri, parente di consigliere comunale di Salerno; E.L., Agropoli, magazziniere, legato all’ex sindaco Coppola, ieri del Pd oggi di Fdi; S.F., magazziniere, Eboli, famiglia legata prima all’ex sindaco Cariello e oggi ai Conte; A.S., Scafati, magazziniere, congiunto di un membro della Guardia di Finanza; A.D.B, Capaccio, parente di un consigliere comunale locale. Sono solo alcuni esempi, giusto per render noto un andazzo che, per la verità, era già platealmente visibile. Quindi i «parenti di» non hanno diritto a lavorare? Certo che sì, ma come tutti: solo che, in questo caso, il “come tutti” pare sia già andato a farsi benedire.