di Clemente Ultimo
È senza dubbio uno delle tracce più importanti della Salernum romana, ma altrettanto indubbiamente è uno dei siti di interesse storico-archeologici meno noti della città: la villa suburbana sita in località San Leonardo, ritornata alla luce dopo circa tredici secoli grazie a due campagne di scavo relativamente recenti, continua purtroppo ad essere materia per specialisti e addetti ai lavori. A dispetto dei tentativi – assolutamente meritori – messi in campo negli ultimi anni dalla Soprintendenza: purtroppo in assenza di adeguati finanziamenti anche la semplice manutenzione dei siti diventa difficile, figurarsi la loro regolare apertura al pubblico e, dunque, il loro inserimento in un circuito virtuoso di promozione del territorio. E sì che l’interesse verso la villa romana di San Leonardo non è mancato – e presumibilmente non manca neanche ora –, come dimostrano i risultati registrati in occasione dell’ultima apertura straordinaria del sito: in poco più di mezza giornata oltre duecento visitatori accorsero ad ammirare i resti di una struttura ampia ed articolata, inserita in un contesto ambientale di grande fascino. Oltre che di grande interesse storico- archeologico: nell’area, infatti, oltre alla villa romana insistono tracce di edifici medievali – probabilmente di origine monastica -, così come testimonianze dell’ultimo conflitto mondiale, in particolare un bunker realizzato dalla truppe tedesche che si opponevano ai reparti anglo-americani sbarcati nel golfo di Salerno il 9 settembre del 1943. Con un salto indietro di una ventina di secoli torniamo agli anni tra la fine del II e l’inizio del I secolo avanti Cristo, quando nell’area ai piedi delle colline che si affacciano sul golfo di Salerno inizia a prendere forma il complesso romano.
Il sito di realizzazione della villa è scelto con grande cura: non solo i terrazzamenti naturali su cui è costruita la grande residenza di campagna offrono al proprietario ed ai suoi ospiti un panorama incantevole ed aria salubre, ma l’efficiente rete viaria presente nella zona consente collegamenti rapidi ed efficienti sia con l’area urbana che con gli snodi commerciali. La struttura realizzata a San Leonardo presenta, infatti, sia le caratteristiche di una residenza rustica, dunque con finalità di tipo produttivo, che di villa suburbana, pensata per offrire al proprietario la possibilità di godere dei piaceri dell’otium. Ad evidenziare questa duplice funzione, le strutture riportate alla luce nel corso della campagne di scavo condotte tra il 1985 ed il 1989 e nel biennio 1996/’98. Tra gli elementi di spicco emersi diversi ambienti di servizio, un muro perimetrale caratterizzato dalla presenza di nicchie intonacate in rosso, muro che delimita un grande giardino-ninfeo. Particolarmente interessante l’impianto di canalizzazione e distribuzione dell’acqua, in grado di alimentare una fontana monumentale. In epoca imperiale due eventi naturali hanno segnato profondamente la vita della villa: un forte terremoto danneggiò ampie parti del complesso, portando alla trasformazione del giardino in deposito di grandi vasi in terracotta destinati alla conservazione del cibo (alcuni sono ancora presenti in situ); per riparare i danni provocati dal sisma fu realizzata una piccola fornace destinata alla produzione di mattoni e tegole, ritrovata nel corso delle campagne di scavo.
Determinante, però, per le sorti della villa fu l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo: proprio a seguito di quest’ultimo evento il complesso fu abbandonato. Qualche secolo più tardi alcune parti sopravvissute della villa furono occupate e riutilizzate, mentre nel corso del VII secolo tra le rovine della struttura romana sorse una piccola necropoli, utilizzata a lungo dagli abitanti di un vicino villaggio. Insomma, la villa romana è solo uno degli elementi – certamente il più affascinante ed interessante – di quella che può essere definita, senza esagerazioni, una grande area archeologica capace di abbracciare in uno spazio relativamente ristretto circa venti secoli di storia della città di Salerno e del territorio circostante. Intorno a questo pezzo dell’antica Salernum potrebbe prendere vita un vero e proprio polo d’attrazione culturale, con l’ovvio indotto economico. Potrebbe, se solo dal ministero fossero stanziate le risorse per garantire l’apertura del sito – primo passo evidentemente indispensabile – e magari se qualcuno – enti, associazioni, sodalizi culturali – da Salerno facesse sentire la propria voce per sostenere i progetti di recupero e valorizzazione del sito già elaborati dalla Soprintendenza, ma paralizzati dall’assenza di denari.