Brigida Vicinanza
La terapia intensiva neonatale è al collasso. I neonati prematuri che nasceranno in questi giorni al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, rischiano di essere trasferiti altrove. Toccherà dunque all’ospedale di Battipaglia o di Nocera ospitare i piccoli, unici due presidi ospedalieri che in provincia di Salerno dopo il nosocomio di via San Leonardo posseggono il reparto di terapia intensiva neonatale. Una situazione quella interna al Ruggi che è al collasso e che, nonostante le parole del governatore della Regione Campania e i suoi “proclami” pare non portare ai risultati sperati. Dopo le vicende che hanno visto coinvolto il reparto di neonatologia, con il “rapimento” del neonato da parte della mamma, che aveva soltanto il permesso per l’allattamento e dopo il piccolo ustionato dalle puericultrici, il reparto sembra essere ancora una volta nell’occhio del ciclone. Ma con l’estate e come già riportato su queste colonne, il pronto soccorso ancora una volta rischia di essere pieno e senza possibilità di posti letto per i malati, che hanno bisogno di essere ricoverati all’interno dei reparti. Nodo ancora da sciogliere al Ruggi rimane quello dell’accorpamento dei reparti di oncologia ed ematologia, con la conseguente riduzione dei posti letto. Le richieste di un Tavolo da parte dei sindacati con il direttore generale Giuseppe Longo, a quanto pare non hanno messo un punto fermo sulla questione, ma anzi hanno creato altri dubbi in merito alla situazione. Due reparti così delicati non potrebbero essere accorpati, se non fosse che il reparto di oncologia è un reparto ad alto rischio, ma soprattutto che ha bisogno di posti letto a sè e di una privacy “diversa” rispetto al reparto di ematologia che comunque è un reparto che dovrebbe essere isolato, dato lo stretto contatto con tutto ciò che riguarda il sangue. E ancora la questione della climatizzazione all’interno di reparti e sale operatorie che ancora non è stata risolta, con i sindacati che già tempo fa avevano lamentato l’assenza di un adeguato ricambio di aria soprattutto in quei luoghi in cui medici e infermieri sono a stretto contatto con le sostanze chimiche. Per quanto riguarda invece dall’altro lato i dipendenti che si occupano di manutenzione, rimane incerto il loro futuro. Per adesso continua il loro affiancamento ai dipendenti della nuova ditta (esterna) che ha vinto l’appalto con il bando messo in campo dalla Società regionale per la sanità (So.Re.Sa). Insomma, un ospedale e tanti dubbi ancora da sciogliere. Ma adesso l’emergenza di sposta sicuramente all’interno del reparto di terapia intensiva neonatale che rischia il collasso con i piccoli che saranno “costretti” ad andare altrove.