Questa sera Vincenzo Capezzuto e il suo ensemble debutteranno al Winter International Festival di Sochi in Russia
Di OLGA CHIEFFI
Questa sera, alle ore 19, il sipario del Winter Theatre, di Sochi nell’ambito del Festival Internazionale diretto dal famoso violista Yuri Bashmet, si leverà su Vincenzo Capezzuto e il suo Ensemble Soqquadro Italiano, che debutterà in prima mondiale con il progetto dedicato alla musica di Antonio Vivaldi “La Stravaganza”. Luciano Orologi al sassofono soprano, clarinetto basso e dan-moi, Simone Vallerotonda, alla chitarra e alla mandola antica, Simone Prando al contrabbasso, Gabriele Miracle alle percussioni e toy-piano, unitamente alla All-Russian Youth Symphony Orchestra diretta da Valentin Uryupin e il supporto tecnico audio e video di Corrado Cristina e Cristina Spelti, andranno a scrivere il secondo capitolo dedicato al “prete rosso”, principiato con lo Stabat Mater, un numero uno comprendente pagine mirabili che scolpiscono stati d’animo dolorosi e profondi, in un dialogare tra voce e strumenti, recitazione e danza, con coreografie firmate da Mauro Bigonzetti, in una ricerca dell’inesprimibile ai piedi della Croce, con un’incursione, per questa, seconda tappa, nell’opera “La Stravaganza”. Le carriere dei due autori del progetto, Claudio Borgianni, musicista, attore e regista, stasera nei panni di direttore e Vincenzo Capezzuto, vocalist, che dai palcoscenici internazionali della danza è passato senza colpo ferire a quelli della musica antica, sono stravaganti come quelle di Don Antonio. Claudio e Vincenzo sono andati alla ricerca del “bizzarro” nella musica strumentale e vocale veneziana, delle sue inconsuete visioni e delle trasfigurazioni letterarie, infatti in Vivaldi, la concezione barocca della musica come macchina meravigliosa per stupire, affascinare, incantare, si traduce in una ricchezza di accezioni, in una fantasia e in una magnificenza artistica, fino ad allora sconosciute e che oggi è fonte d’ispirazione per il nostro Soqquadro Italiano. La serata principierà con Alluminium, un prologo tratto dal Concerto per due violini RV522 Concerto in la minore op. III n. 8, incluso nella celeberrima raccolta dell’ “Estro armonico”, risalente al 1712, che Alfred Einstein definì “sembra a questo punto che in una sala maestosamente decorata porte e finestre vengano spalancate per salutare la grande natura sconfinata. E’ un passaggio fiero e nobilmente patetico, quale non si conosceva nel secolo diciottesimo: è il richiamo di un uomo libero al mondo”. Inizia il viaggio nella nostra stordente in Italia. Alla città di Mantova sarà dedicata l’aria di Lucio dal “Tito Manlio” “Non ti lusinghi la crudeltade”, per Venezia è stato scelto il concerto in Fa maggiore RV455 per oboe, in cui l’ancia dimostra una perizia e una fantasia senza uguali, immaginiamo affidato al sax soprano, per poi passare a Ferrara, la cui colonna sonora sarà l’“Eja mater” dello Stabat Mater RV62, uno splendido largo in minore, sobrio e dignitoso in fortissima amalgama d’affetti con il testo. Ancora il Tito Manlio con “Dar la Morte a te mia vita”, l’arietta di Servilia dal II atto, dedicata alla capitale, Roma, firmata da Gabriele Miracle, prima di risalire a Firenze con Icarus, episodio ispirato dal concerto per violino RV 284, Simone Prando rileggerà, sulle immagini di Urbino, la struggente aria da “Il Giustino” “Vedrò con mio diletto”, in cui Capezzuto, nei panni di Anastasio, esibirà il suo sontuoso controllo dei fiati. Per Torino è stato scelto il concerto per mandolino in Do Maggiore RV 425, con l’orchestra alter ego del solista, che suona sempre in pizzicato con una scrittura sperimentale e stravagante, mentre Luciano Orologi, descriverà le luci e le ombre di Napoli attraverso “Cum Dederit”, in cui la parola “somnum” suggerisce invece a Vivaldi il ritmo di siciliana che offre un carattere cullante e languido, gemma del Nisi Dominus RV608. Sarà Claudio Borgianni a schizzare la sua Bologna in “No More Play?”, ispirato al Concerto per molti istromenti RV555, Milano vivrà nel “Fac ut ardeat” in stile concertante dallo Stabat Mater RV 621, mentre l’epilogo “Stamping ground” dal concerto per violino RV187, riaffermerà, ancora una volta, quel desiderio acceso da un terribile demone, di intraprendere un coraggioso cammino tra percorsi “ottici” imprevedibili e inattesi, “extra-vaganti”.