Trionfo assoluto del musical In fondo al Mar al teatro Kamaraton di Camerota con “La meglio gioventù”. L’associazione è stata misteriosamente estromessa dai fondi del progetto Viviamo Camerota
Di OLGA CHIEFFI
Teatro Kamaraton sold out per le due repliche del musical “In fondo al mar” che, l’Associazione “La Meglio Gioventù” di Camerota ha offerto, come da tradizione, ai tanti turisti che affollano il comune d’estate. E’ il lavoro di un intero inverno, i ragazzi provano, realizzano scenografie, costumi, coreografie che fanno da anni esplodere la platea sotto la luna di mezzo agosto. Un cimento particolare questo del musical che viene portato avanti da oltre un decennio e che in marzo è stato inserito nel progetto comunale “Viviamo Camerota”, finanziato con 150.000 euro, dalla Regione Campania, e, quindi, misteriosamente sparito, all’arrivo dei fondi, unitamente alla IV edizione del Camerota Festival “Suoni dal Castello”, promosso dall’Associazione Musicale Zefiro, che con i propri volontari tiene aperto e anima lo splendido Castello Marchesale, meta di numerosissimi visitatori. Lo spettacolo “In fondo al mar” è stato molto difficile da realizzare, in particolare per rendere l’ambientazione acquatica… senza acqua. La produzione ha fatto tutto ciò che era possibile per simulare un’ ambientazione sottomarina, con un set molto trasparente, disegnato attraverso le luci che, con le loro architetture hanno suggerito un mondo sott’acqua senza tuttavia trovarvisi effettivamente. Le splendide musiche di Alan Menken con testi di Howard Ashman non sono fini a se stesse, ma raccontano e portano avanti la storia, fanno parte integrante della narrazione, che gli artisti hanno interpretato secondo le proprie possibilità. “In fondo al mar su ritmi” è la scena madre, con ritmi fascinosi caraibici, con voce solista Sebastian, il granchio, così “Come vorrei” classica canzone da musical che fa capire su cosa verterà il film e grazie alla quale il pubblico si identifica con il personaggio che la canta, in questo caso con Ariel, la perfetta Antima Magliano, e il suo desiderio di vivere in superficie. Ben caratterizzati i personaggi, talmente ben delineati da renderli indimenticabili, dal granchio giamaicano Sebastian, un ottimo Vincenzo Sgueglia, diviso tra la necessità di obbedire agli ordini e alla legge del cuore, alla perfida eppure a suo modo sensuale Ursula, una brechtiana Enza Del Gaudio. il cui brano “Povere sfortunate anime”, trascina con malìa nel suo ritmo rendendoci tutti un po’ delle sperdute, ma affascinate Ariel. Re Tritone ha avuto la voce di Tommaso Del Gaudio, mentre il principe Eric ha avuto le belle fattezze di Alessandro Magliano. Ovazione per Scuttle, il gabbiano che dà informazioni ad Ariel sugli usi e costumi del mondo umano, un brillantissimo e paterno Don Antonio Toriello, parroco di Licusati, nonché docente d’oboe del nostro conservatorio, che sa essere sempre al fianco dei suoi ragazzi. E ancora Flounder, il simpatico pesciolino amico di Ariel, che ha avuto il volto di Raffaele Del Gaudio. A completare il cast il Grimsby, di Andrea Ruocco, le Flotsam e Jetsam di Emilia Volpe e Gian Raffaele Gargano, Carlotta, la balia di Eric, MariaCarmen Forte, il festeggiatissimo Chef Louis, Emanuele Cammarano, mentre le Sirene sorelle di Ariel, Aquata, Andrina, Arista, Attina, Adella e Alana, sono state le eccezionali Noemi Sgueglia, Maura di Mauro, Cristina Pellegrino, Teresa Nicolella, Annamaria Greco e Bianca Bencivenga. Originali le intuizioni registiche di Roberta Nicolella, come imponente la mole di lavoro smaltita dalla vocal coach Teresa D’Alessandro e dalla coreografa Emilia Volpe. Menzione d’onore per la costumista Valentina Ciccarino, che ha creato delle sirene con tanto di coda mobile e sinuosa, la scenografia di Tommaso Del Gaudio, Davide Pellegrino e Vincenzo Sgueglia, con il palcoscenico abbellito dagli oggetti di Sabina Valiante. Attraverso l’insieme di tutti questi elementi La sirenetta ci racconta una bellissima storia d’amore mettendo in campo temi quali la sofferenza e il sacrificio per seguire i sussurri del proprio cuore, e la voglia di donare tutto di sé pur di poter stare assieme alla persona amata, unitamente al rapporto padre-figlia.
Ariel è infatti sì una creatura del mare ma anche semplicemente un’adolescente un po’ ribelle in cerca di libertà e identità nonostante i dettami protettivi del genitore. Eppure, tra un sospiro malinconico e un sorriso affettuoso, nel commovente finale Re Tritone darà infine la sua benedizione all’amata figlia, così come il suo addio. Un “sacrificio” paterno fatto con convinzione pur di vedere, quella che sarà sempre la sua sirenetta, felice nella dimensione che ella davvero sente propria, “Lassù, fuori dal mar”…