di Olga Chieffi
Continua a sfornare e sfoggiare talenti la Scuola di Canto del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, che martedì mattina si è ritrovata a consegnare i diplomi di laurea magistrale ai tenori Daniele Lettieri e Giovanni Germano e al soprano Rosaria Armenante. Grande partecipazione e speranze riposte in questi rappresentanti del bel canto da parte del dipartimento, che negli anni ha donato al mondo della lirica nomi del calibro di Maria Agresta, Gilda Fiume, Francesco Pittari, Anna Corvino, Nunzia De Falco, Valentina Mastrangelo, che abbiamo rincontrato in sala unitamente al maestro Filippo Morace, che mette in voce anche il fatidico “Un po’ di silenzio!” dopo averli applauditi nel “Die Zauberflote” al massimo comunale, nei ruoli di Pamina e Papageno, e ancora Rossella Inghilleri, attuale docente di Arte scenica, i basso bariton Costantino Finucci, Clemente Antonio Daliotti, il controtenore Enrico Vicinanza, il mezzosoprano Rosa Bove, Francesca Manzo, che ha terminato il suo periodo di perfezionamento all’accademia del teatro alla Scala, debuttando su quel palcoscenico, giusto per non farci mancare nessuna corda, ma si potrebbe comodamente continuare. La laurea in canto è un piccolo spettacolo, completo di scene e costumi e abbiamo potuto, così, applaudire la lode del tenore verista rappresentato da Giovanni Germano, allievo di Susanne Bungaard, che si è cimentato nei ruoli di Turiddu e Canio, tra passionalità estroversa, infiammati sbocchi nel registro acuto e languore sentimentale, mirabilmente supportato da voci quali Ilaria Sicignano, Rossella Vingiani e Miriam Gramaglia, promettente Colombina, passando, poi per la Tosca di Rosaria Armenante, allieva di Filippo Morace, la sua tenerezza, le qualità attoriali, la consapevolezza di essere l’unica donna ammessa nell’opera, che ne occupa con prepotenza ogni spazio, in ogni momento, sempre da padrona assoluta, amante focosa ed imperiosa che non esita a smaniare in chiesa esibendosi in una violenta scena di gelosia, la stessa creatura che, come una pia fanciulla, s’inginocchia devotamente dinanzi alla Vergine e le offre dei fiori, è la stessa artista che si umilia come una donnicciola qualsiasi quando si prosterna disperata ai piedi dell’aguzzino, implorando pietà per il suo uomo, è la stessa creatura che, brandisce un coltellaccio da cucina e trucida selvaggiamente il boia che la vuole sua. Con lei, per la lode e la menzione, il Cavaradossi di Nicola Straniero, lo Sciarrone di Nicola Ciancio e il barone Scarpia di Christian D’Aquino. Finale di giornata tra Giuseppe Verdi e Leonard Bernstein, nel loro incontro con il teatro di William Shakespeare, tema della tesi di Daniele Lettieri, pupillo di Marilena Laurenza. Per lui, l’aria di Macduff, scavo della parola, cesello del fraseggio, risultato teatrale più che convincente e la cabaletta con Salvatore Minopoli, un Malcom certamente più robusto di quanto si ascolti di solito. Cambio scena ed ecco Daniele Lettieri nel Tony di West Side Story, l’aria più famosa “Maria” e “Tonight” con la Maria schizzata da Fortuna Imparato. Se l’incisione più famosa del Romeo e Giulietta all’americana, è certamente quella di Josè Carreras con Kiri Te Kanawa e Tatiana Troyanos, qualche scintillio del tenore spagnolo, nella voce di Daniele Lettieri lo abbiamo pur intravisto, complice il sole e qualche lagrima della sua maestra, la quale ha congedato il nostro tenore con la menzione speciale della commissione, presieduta da Amedeo Moretti. Coup de theatre finale di Daniele Lettieri, comandato sapientemente da Fulvio Maffia, a sigillo dell’assunto che chi sceglie di calcare le tavole di un palcoscenico le sposa in toto, grazie anche alle proprie radici, e l’augurio di poter vantare tutti questi nomi celebri. Li attendiamo in teatro!