Ieri mattina a palazzo di Città è avvenuta la donazione da parte di Massimo Caggiano alla amministrazione comunale del quadro raffigurante il golfo lunato
Di Ambra De Clemente
Ad un mese circa dalla conclusione dell'evento espositivo "Iconica-Interno Pittura. La Raccolta Caggiano", il collezionista cui è stato concesso per l’evento che ha “illuminato” la nostra città le splendide sale di palazzo Fruscione, ha fatto omaggiato la casa dei salernitani con un dono d'arte, continuando il dialogo ideale avviato con diverse iniziative tra l'arte figurativa e Salerno. La consegna dell'opera (una raffigurazione della città di Salerno dell'artista romano Simone Piccioni) è avvenuta ieri mattina alla presenza del Sindaco Vincenzo Napoli e dell'Assessore Ermanno Guerra. Nell'occasione è stato presentato anche un video-documentario del regista Giovanni Stella sulla mostra "Iconica". Simone Piccioni ha mantenuto la parola data al Comune. -Ho donato l’opera a Salerno-Dichiara alla stampa. Una musica di sottofondo colonna sonora del video è partita per la presentazione e tutti hanno ri-sentito l’eco della messe artistica che ha accompagnato la luminaria natalizia che ha invaso nelle feste invernali il nostro centro storico. La generazione degli anni Settanta racconta la sua memoria artistica con sei mostre. Paolo Longo lo cita quale autore nelle sua opere di una deliziosa solitudine esistenziale. Il quadro che ha donato alla cittadinanza evoca quasi il Canova, un incanto che rivive con la trasfigurazione esistenziale del classicismo della rappresentazione, le memorie antiche e la campagna ritratta ed inquadrata in un genere pittorico rinascimentale che ebbe eco nel Settecento. Simone Piccioni rappresenta molto bene questa tendenza di ritorno alla rappresentazione del paesaggio, una tendenza che è esplosa tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila presentando una grande varietà di espressioni e di punti di vista che hanno composto un mosaico molto stratificato e ricco di interesse. Nell’opera di questi artisti, e di Piccioni in particolare, il legame con la grande tradizione appena tratteggiata in questo testo si è arricchito di spunti contemporanei che non dimenticano il legame con l’Iperrealismo e con la fotografia e con le nuove tecnologie, creando spesso le forme di un nuovo classicismo ad altissima definizione che si pone in confronto attivo e non subalterno con le nuove e più feconde espressioni dell’immagine digitale. Simone Piccioni dipinge difatti con un metodo lento, raffinato e complesso che porta ad altissimi livelli la qualità straniante di costruzione delle sue immagini, una tecnica che crea quel rapporto del tutto personale di comporre il rapporto tra lo spazio e le cose, un confronto che mette in gioco un tempo paradossalmente in bilico tra sospensione e movimento, dove la luce sembra fissata in un attimo assoluto che la pittura blocca nel suo corpo liquido prima che si dissolva nell’oblio. Piccioni è dunque uno dei pittori che ci regalano un modo unico di guardare al mondo, a frammenti di tempo anche minimi e apparentemente trascurabili che compongono la costellazione della memoria, un artista capace di riattivare ricordi, di inquadrare e di riformare la percezione dello spettatore attraverso il suo sistema visivo. Un istante fermo del tempo "in bilico tra la sospensione ed il movimento". L'istante fissa l'emozione prima dell'oblio attraverso il ricordo della memoria. La luce del sole brucia gli oggetti prima della tempesta.