Di Antonio Manzo
Chandra Candiani la poetessa che vive in solitudine tra i boschi, in provincia di Novara, è lontana da qui. Campagna è profondo sud. Non potrà mai sapere o immaginare la devastazione ambientale che qui, dove da secoli si onora la Madonna di Avigliano, c’era un bel bosco come corona naturale di verde del santuario di Campagna. Eppure se sapesse che fine ha fatto il bosco del santuario ubicato in una gola dei monti Picentini non scriverebbe più “questo bosco è un destino”. Era un destino, prima che scriteriatamente fossero tagliati abusivamente aceri, tigli, cipressi, attila sul patrimonio, tagliola scriteriata su selvi colturali inestimabili , potature a danno delle piante nella selva e nel bosco con piante di alto fusto che c’erano e non ci sono più coperte dal silenzio connivente del clero e della cittadina dei Picentini. Era un bosco sacro offrendo posto per tutti. <Cosa vuole che le dica?> utilizzando un linguaggio di scuse l’operaio che racconta uno scempio che non ha conosciuto ma ereditato. Lui guadagna la giornata dove c’era un idea di far sviluppare il turismo religioso ed invece il santuario della Madonna ha prodotto creme ed unguenti, prodotti di bellezza per nulla in sintonia con il luogo e le finalità del santuario. Qui lavorano quotidianamente operai di una ditta della cosiddetta “quarta gamma” della fiorente agricoltura della piana del Sele. Perché? La domanda è senza risposta degli operai. Si limitano a invitarti a chiedere a don Carlo Magna, salernitano, già vice rettore del seminario di Salerno, ora parroco della Cattedrale di Campagna che nella sua giurisdizione vanta il santuario che più che ispirare preghiere segnala paure legate al destino della celebrata Madonna di Avigliano. Negli anni trenta il santuario della Madonna di Avigliano fu consegnata dall’allora podestà alla diocesi di Salerno-Campagna per ospitare il seminario estivo ma è stato sempre meta della religiosità popolare di Campagna e dei mondi Picentini. Conviene parlare con la semplicità degli operai per scandagliare le paure del futuro per la struttura. Se è avvenuto in silenzio lo scandalo della distruzione del bosco e l’innaturale produzione di creme di bellezza ancora più nel silenzio potrebbe avvenire la trasformazione del santuario in un centro di spiritualità non affidato al popolo ma ad una associazione laicale da dieci anni nel mirino della contestazione ecclesiale della diocesi di Salerno. Campagna e Salvitelle sarebbero gli obiettivi patromoniali per aprire centri di spiritualità e consegnare nelle mani della discussa associazione ecclesiale le proprietà. L’associazione laicale fu messa all’indice dal vescovo Pierro e poi certificata positivamente dal Vaticano e dall’ex vescovo Moretti che nominò anche un padre spirituale. Ma nell’associazione laicale la pace è solo anticamera della guerriglia tra preti come nel caso della cacciata di un giovane sacerdote della parrocchia di Montecorvino Pugliano ed esiliato proprio a Campagna. Il prete giovane e contestato a Montecorvino Pugliano non ha parrocchia, celebra nella chiesa di Campagna che quotidianamente lo ospita.
Ma in paese si parla del prete punito ma anche del destino del santuario della Madonna di Avigliano in una realtà di una religiosità popolare che ha già scontato la chiusura della secolare sede dell’istituto Lavinia Cervone che era ubicato nell’antico castello Gerione. Ma questa è un’altra storia dell’espoliazione silenziosa della religiosità campagnese.