“Petrone si dimetta e chieda scusa alle donne”. A chiederlo, attraverso una nota, sono state Flora Calvanese – La Rosa di Gerico Associazione di Donne; Ilaria Sorrentino – Frida Contro la Violenza di Genere; Adelaide Cavallo – Casa delle Donne Cava de’ Tirreni; Emilia Natale – Resilienza Legale; Sonia Fiore – Snoq Cava de’ Tirreni; Maria Sammartino – Agorà; Sarita Barone e le donne di Spazio Pueblo; Filomena Avagliano – Presidente Commissione Comunale Pari Opportunità; Delia Fasano – e le donne di Potere al Popolo Cava; Paola Landi – Gruppo Consiliare Pd; Annetta Altobello, Antonella Garofalo, Lorena Iuliano – Assessore Comunale; Barbara Mauro e le Donne PD Cava; le donne del Partito della Rifondazione Comunista di Cava. Alla base della richiesa alcune fras pronunciate dal consigliere comunale e capogruppo de “La Fratellanza”, Luigi Petrone il quale pare abbia paragonato l’aborto all’olocausto. Le donne firmatarie documento ritengono le dichiarazioni rilasciate da Luigi Petrone, consigliere comunale, nel corso di una trasmissione televisiva sull’emittente Rtc Quarta Rete, assolutamente incompatibili con il ruolo istituzionale ricoperto, e indegne di un qualsiasi consesso civile. “Vergognoso il paragone che Petrone fa tra le donne che ricorrono all’interruzione di gravidanza ai sensi della legge 194 del 1978 e l’olocausto, paragonando le donne ai nazisti. La dichiarazione denota una visione del mondo intollerante e spietata; le parole di Petrone sono inaccettabili come è inaccettabile la criminalizzazione delle donne che ricorrono all’interruzione regolamentata da una legge dello Stato. La decisione di abortire è una scelta dolorosa e difficile ed è vergognoso ritenere di poterla giudicare con odio e disprezzo. Nella spietatezza della dichiarazione sembra aleggiare l’odore dei roghi medievali su cui la Santa Inquisizione bruciava le donne ritenute streghe. La legge 194 è stata approvata oltre 40 anni fa per porre fine alla piaga dell’aborto clandestino, che costava la vita a tantissime donne macellate con i ferri da calza sui tavoli delle mammane o avvelenate con intrugli. La legge 194 è stata una conquista delle donne, confermata anche con un referendum popolare. Il testo legislativo prevede l’applicazione in tutti gli ospedali, cosa che ancora oggi non sempre avviene, pertanto il Consiglio d’Europa si è pronunciato già due volte contro l’Italia per violazione dei diritti delle donne. In particolare ricordiamo la pronunzia dell’11 aprile 2016 con la quale veniva accolto il reclamo 91 del 2013 presentato dalla Cgil, con la quale il Consiglio d’Europa riconosce che l’Italia viola i diritti delle donne che vogliono ricorrere alla legge 194 e discrimina il personale sanitario non obiettore. Ricordiamo che quella dell’interruzione di gravidanza è una scelta personale dolorosa ma spesso inevitabile per le condizioni sociali o psichiche della donna ed è indegno chi, come Petrone, induce al disprezzo e all’odio nei confronti di coloro che scelgono secondo una legge dello Stato. Ricordiamo a Petrone che l’Italia è un paese laico nel quale a nessuno è consentito vestire i panni dell’inquisitore di turno. Petrone chieda scusa per le parole dette e si dimetta da consigliere comunale perché dimostra di non saper accettare un quadro istituzionale e di norme dello Stato Italiano, requisito fondamentale per chi pensa di rappresentare una comunità nell’istituzione locale”.
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