di Andrea Pellegrino
La resa di Vincenzo De Luca dovrebbe essere ad un passo. Ormai scaricato anche dai fedelissimi napoletani, in primis Mario Casillo (pronto ad accordarsi con il nuovo arrivato per la presidenza del consiglio regionale), per il sindaco decaduto di Salerno non resta che accontentarsi dell’offerta romana. Con la consapevolezza che più giorni passano e più il suo potere contrattuale diminuisce. Per lui non ci sarebbe neppure la nomina al neo dicastero annunciato da Renzi sul Mezzogiorno e che pare sia stato destinato ad Anna Finocchiaro. Eppure sembrava cucito proprio per lui, ed invece da Roma pare che sia stata già costruita la rosa dei possibili pretendenti. E tutto dipenderà da quello che accadrà in Campania. Infatti da questa Regione scaturirà anche il prossimo rimpasto di Governo. Per De Luca due le quasi certezze: la prima è che non potrà essere candidato alle primarie del Pd e la seconda è che non può mettere piede nell’esecutivo nazionale. Al massimo potrà entrare al Nazareno come componente della segreteria nazionale con delega al Mezzogiorno. Sempre che abbassi i toni dello scontro e si ritiri senza troppo clamore. Quanto alla Campania, naturalmente avrà un ruolo fondamentale nella stesura della lista provinciale del Pd. Poi se avrà i numeri necessari potrà concorrere anche alla formazione del governo regionale. Ma la partita è complessa. Soprattutto se l’intenzione è quella di far scendere in campo il figlio Roberto. Una ipotesi che potrebbe bloccare la formazione della lista “Campania Libera”. Perché delle due l’una: far votare De Luca jr nel Pd per dimostrare la forza oppure far scendere in campo tutti gli assessori e consiglieri per formare un listone civico. Con l’incognita Nello Fiore che per la seconda volta si troverebbe scaricato da Vincenzo De Luca, nonostante un patto consolidato in questi mesi con il placet di Fulvio Bonavitacola. Secondo il primo schema, sempre in caso di ritiro di De Luca dalla corsa a Governatore, Roberto De Luca potrebbe essere il candidato salernitano del Pd. Accanto a lui una donna, che – secondo la legge elettorale – potrebbe “camminare” in ticket. Esclusa Anna Petrone (consigliere regionale uscente) si dice che la scelta possa andare su Mena Arcieri, figura deluchiana buona per tutti i posti. Non fosse altro che l’Arcieri, già membro della direzione regionale del Pd e presidente della mista “Salerno solidale” è in pole anche per la poltrona della società provinciale “Ecoambiente”. Questa ipotesi però porterebbe all’esclusione di altre candidature salernitane, scatenando un terremoto soprattutto a Palazzo di Città.
Stando al secondo schema, De Luca escluderebbe la candidatura del figlio puntando così all’esecutivo regionale, con una prova di forza messa in pratica in tutte le province da Campania Libera. Una soluzione che potrebbe accontentare Fiore ed alcuni suoi assessori pronti all’esperienza regionale. Quanto a lui, che con molta probabilità incontrerà Luca Lotti nelle prossime ore, si potrebbe trattare su un incarico di sottogoverno. E la presidenza dell’Autorità portuale accorpata di Napoli e Salerno potrebbe ritornare sul tavolo. Un incarico, questo, preso di mira dall’attuale presidente dell’Authority salernitana Andrea Annunziata che ultimamente, dopo un periodo di piena condivisione, pare stia prendendo le distanze dal sindaco ormai decaduto. Tant’è che è tra promotori delle osservazioni alla variante al Pua di Santa Teresa (che riguarda Crescent e Piazza della Libertà) e avrebbe fatto intendere anche ad un eventuale contenzioso economico in considerazione della mancata costruzione della Torre disegnata da Bofill.
Ma lo scenario potrebbe complicarsi se si dovesse andare alle urne anche al Comune di Salerno. A quel punto tutto ed il contrario di tutto potrebbe accadere