La replica di Rinaldi a Lembo - Le Cronache
Cronaca

La replica di Rinaldi a Lembo

La replica di Rinaldi a Lembo

Egregio dottor Lembo,

il garbo col quale si è rivolto a me e al direttore di questo giornale rende giustizia alla fama di uomo colto e gentile che l’accompagna da tempo, qualità peraltro sperimentate da chi scrive in rari momenti dialettici lontani nel tempo. Spiace rilevare, però, l’idea che al fondo del nostro specifico lavoro vi siano regie “sapienti”, “tendenziosità”, “diffusione malevola” quando non “creazioni ad arte di notizie” distinte da quelle “in sé”. Non è così, né potrebbe esserlo: e poi, perché? Che Lei non avesse a che fare con la vicenda dei biglietti “Auf” per i concerti al Palasele era chiaro, il Suo “caso” era di altro tenore ma, come Lei senz’altro saprà visto che avrà avuto un miliardo di volte l’obbligo di fare sintesi tra indagati in posizioni distinte ma inseriti in un’unica e generale idea inquirente, i giornalisti hanno altrettanta necessità di racchiudere singoli fatti ed episodi in una stessa vicenda, peraltro affine per tema e contesto. Così come appare chiara una Sua certa amarezza di fondo nel dover pubblicamente aggiungere qualcosa a quanto già detto da Lei tempo addietro rispetto al coinvolgimento di un Suo familiare in vicende politiche ed elettorali. Questo lo capisco e lo rispetto, mi creda, anche se la sostanza del problema da me, da noi sollevato (al di là del giudizio “estetico” che ne ha potuto dare) non ne stravolge il merito: Lei è troppo esperto e navigato per non intendere cosa rappresenti in termini di “condizionamento ambientale” – tanto per restare nei paraggi del linguaggio giudiziario – l’ingresso in politica di figli, parenti o altro di magistrati (per non dire di essi direttamente!) per di più inquirenti, nel medesimo perimetro d’esercizio delle proprie funzioni. Non c’è Costituzione, diritto d’elettorato passivo o delibera di Commissione di Csm che possa sanare una tale circostanza oggettiva ed evidente. C’è il «cuore di padre», poi, dinanzi al quale ci si inchina rispettosamente e questo basti a chiudere qui la questione specifica. Attardarci sulle vicende dell’ex sindaco di Eboli e sul relativo appoggio elettorale dato a Suo figlio (certo non “asserito”, come Lei dice, bensì documentalmente e storicamente provato) rappresenta allo stato una reciproca (per Lei e per noi) capitis deminutio, non vale la pena. Agli apprezzati richiami a Rosmini e Calamandrei ne aggiungerei un terzo affidandomi a quel “la verità vi farà liberi” che, converrà, è di grado superiore alle due, pur enormi, figure evocate.

Cordialità
Peppe Rinaldi