La ragazza salernitana che raccolse l'ultima confidenza di Majorana - Le Cronache Attualità
Attualità Provincia

La ragazza salernitana che raccolse l’ultima confidenza di Majorana

La ragazza salernitana che raccolse l’ultima confidenza di Majorana

di Oreste Mottola

Una ragazza salernitana di venticinque anni, al tempo studentessa universitaria di fisica, fu l’ultima persona a vedere vivo Ettore Majorana. 1938, lo scienziato scomparve da Napoli e lasciò tracce nel Cilento. Gilda Senatore oggi ha quasi 96 anni ed è stata anche lei, a sua volta, docente universitaria. Il suo racconta non lascia dubbi. “Io ne sono sicura, non si è suicidato. Quella mattina mi disse proprio così: ci rivedremo. Ne riparleremo”. 25 marzo 1938: interno dell’Istituto di Fisica dell’Università di Napoli. “Signorina Senatore…”, la chiamò semplicemente così per averne l’attenzione e chiedergli di venire in disparte. Lui è il professore Ettore Majorana, uno dei più giovani docenti, lei è Gilda Senatore, la più bella e vivace delle sue studentesse. Majorana senza entrare nell’aula dov’era la giovane, la invitò a raggiungerlo nel corridoio. Lei pensa ad altro, si alza e va. Si è da tempo accorta della simpatia che nutre per lei il 32enne scienziato. “Tenga queste carte, questi appunti – le disse – poi ne parleremo”. Majorana si allontana subito, nonostante il “Ma professore…” della Senatore e continua a ripetere “Ne parleremo, quando ci vedremo. “. “La Senatore si trova in mano una carpetta di manoscritti. “Come e perché sia scomparsoì, non lo so. A chi mi che se si è suicidato o ha preferito appartarsi, io di una cosa sono sicura, non si è mai ucciso. Si è voluto sottrarre, per suo desiderio, alla vita civile. Lui non voleva ricevere, era solo interessato a dare. Da uomo di straordinaria intelligenza ha disseminato la sua storia di così tanti indizi, diversi e contrari, da riuscire a non far sapere più a nessuno cosa avesse effettivamente fatto. Vi ripeto: a me disse ci rivedremo. Rispetto alle strade che poteva allora intraprendere io al suicidio non cio credo”. In quelle carte c’erano anche le successive due lezioni che il professore doveva tenere. Faceva sempre così, voleva che i suoi studenti fossero messi nelle condizioni di poterlo seguire”, racconta Salvatore Esposito, al quale dobbiamo la ricostruzione della vicenda. Per Erasmo Recami, il principale biografo di Majorana, in quelle carte c’è di più, è l’addio frettoloso. “Li lasciò non a chi rappresentava l’Accademia, ma nelle mani di chi per lui probabilmente rappresentava la vita, la sua attiva e affascinante studentessa”. Gilda Senatore, nata e cresciuta nel salernitano, oggi ha oltre novant’anni, continua a vivere fra Napoli e Capri, e per una vita ha rimproverato al marito, Francesco Cennamo, già allora giovane assistente a Fisica, di aver consegnato quelle carte a Carrelli, il direttore dell’Istituto che le fece involontariamente sparire o non gli attribuì l’importanza che oggi noi gli diamo. Cosa c’è nelle carte di Majorana? C’è l’esposizione, chiara e sintetica, della teoria della relatività speciale, materia che allora non rientrava nei programmi d’insegnamento. Forse anche quella delle particelle elementari. Lo sappiamo perché uno studente, Moreno, conserverà dei dettagliati appunti che poi passa al figlio che li renderà pubblici. Majorana, oltre alla cottarella per la Senatore, vuole bene ai suoi studenti e lo scrive all’amico Giovannino Gentile, il figlio del ministro, al quale dichiarerà d’essere “contento degli studenti, alcuni dei quali sembrano risoluti a prendere la fisica sul serio”. Da quel giorno le tracce di Ettore Majorana si fanno confuse e poi si sfumano in un mistero che è arrivato fino ai giorni nostri. La prima lezione napoletana di Majorana è data 13 gennaio. Per sua espressa richiesta non dovrà avere nessun carattere d’ufficialità, Il Mattino non ne fa parola, contrariamente per quanto avveniva per altri neodocenti, non ci sono ancora gli studenti, ma è una tradizione fredericiana dell’ateneo napoletano, con il nuovo professore che parla ai suoi colleghi ai quali deve dimostrare d’essere meritevole del posto che va ad occupare, c’è anche tutta la sua famiglia nonostante, lui avesse chiesto il contrario. Due giorni dopo Majorana, in Via Tari, ha di fronte gli studenti: quattro ragazze ed un ragazzo, un’eccezione per quei tempi e per di più in un corso di studi scientifici. Sono Nella Altieri, Laura Mercogliano, Nadia Minghetti, Gilda Senatore e Sebastiano Sciuti. Le ragazze, soprannominate “le tre schiave bianche”, avevano soprattutto l’obiettivo di “prendersi l’esame” perché erano quasi tutte “fuori corso”. C’erano anche degli uditori: don Savino Coronato, Cesare Moreno e Mario Cutolo. “Cutolo veniva perché era invaghito di Nadia Minghetti”, racconta la Senatore. Don Coronato poi diventerà il fedele assistente di Renato Caccioppoli. Alla lezione inaugurale il “matematico napoletano” del film di Martone c’era. Majorana è descritto come “vestito di blu”, “dall’aspetto triste e perplesso”, per strada “salutava e rispondeva gentilmente al saluto e, magari timidamente, sorrideva”. Soprattutto Carrelli, si mostrava dispiaciuto dell’esiguo numero di studenti che gli era toccato. Questi, inoltre, non potevano avere l’ausilio di adeguati libri di testo. Majorana si dimostra molto comprensivo. Quando si accorgeva che gli studenti stentavano a seguirlo si fermava e rispiegava lo stesso argomento. Quando prendeva il gesso in mano la sua timidezza scompariva e si trasfigurava, mentre dalla sua mano uscivano con facilità intere, eleganti lavagne di simboli fisici e matematici. Si arriva così velocemente al 25 marzo. Majorana ha già tenuto 21 lezioni. Quel giorno non era prevista nessuna lezione di Fisica teorica. Racconta la Senatore: “Majorana, contrariamente a quanto di solito faceva, venne in Istituto e si trattenne soltanto pochi minuti”. Semplicemente per consegnargli quelle carte. E dopo poche ore va a prendere il piroscafo per Palermo. Dopo quel giorno, e per altri 15, Gilda Senatore si ammala e resta in provincia di Salerno dove risiedeva. Non sono i tempi attuali, e la studentessa non saprà subito della misteriosa scomparsa del giovane professore. Al ritorno non fa parola con nessuno della circostanza di quelle carte avute in consegna. Solo alla fine del 1938, quando la Senatore entrò in stretti rapporti con Francesco Cennamo, assistente di Carrelli, la Senatore gliele fa vedere. Cennamo, all’insaputa della Senatore, li mostra proprio a Carrelli. Quest’ultimo, essendo il consegnatario ufficiale di tutti gli effetti di Majorana non li riconsegnerà più a Cennamo. Si perderanno definitivamente. Torniamo allo svolgimento del corso di Fisica teorica. Le lezioni di Majorana si interrompono giovedì 17 febbraio per poi riprendere martedì 8 marzo con l’introduzione al formalismo della Meccanica Quantistica. Alla base dell’interruzione c’è la festività per il Carnevale (presumibilmente dal 24 febbraio al 2 marzo) e gli avvenimenti che Napoli vive in quel periodo: c’è lo sbarco a Napoli di Bruno Mussolini e dei suoi “sorci verdi”, l’adunanza dei Fasci Universitari e poi, il 2 marzo, la morte di Gabriele D’Annunzio. Poi l’annunciata visita di Hitler. I primi mesi d’insegnamento universitario di Majorana sembrano scorrere tranquilli, senza apparenti impennate. In particolare, non si trovano conferme alla teoria che lo vuole in fuga perché si è scoperto “inadatto” all’insegnamento ed alla struttura universitaria. Lo scossone arriva il 25 marzo sotto forma di una lettera ad Antonio Carrelli: “…Caro Carrelli ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti dei quali tutti conserverò un caro ricordo”. Sul tavolo del suo alloggio, presso l’albergo Bologna di via Depretis, da cui esce verso le 17, lascia una busta con l’intestazione “Alla mia famiglia”. Nei giorni precedenti ha ritirato lo stipendio dei suoi primi mesi docenza universitaria e si è procurato il passaporto. C’è un buco di oltre cinque ore, perché il traghetto della Tirrenia salpa alle 22.30. A Palermo prende alloggio in Corso Vittorio Emanuele, al Grand Hotel Sole. Qui scrive un’altra lettera a Carrelli, dove revoca i propositi apparentemente suicidi ed annuncia che l’indomani sarà di nuovo a Napoli. Perchè il giovane professore invece di far ritorno a Roma, dai suoi familiari come faceva di solito, ha voluto recarsi in Sicilia, sua terra d’origine? Ma non nella sua Catania, è restato a Palermo. Con chi ha parlato? Ha visto qualcuno? Doveva regolare dei conti? E’ rimasto sconvolto da qualche avvenimento particolare? Non ci sono risposte ad una delle più emozionanti ed oscure storie del ‘900. In un giorno di marzo Ettore Majorana fece perdere, per sempre, ogni traccia di sé.