Com’è tradizione, ad aprire la processione, sono state le tre statue d’argento dei Santi Martiri Salernitani: Gaio, Fortunato e Anthes, la statua realizzata nel 1706 dagli scultori argentieri Benedetto Monaco e Tommaso Rivaldi, conservata nella Cappella del Tesoro del Duomo, tornata al suo antico splendore grazie al restauro realizzato dalla
restauratrice Cristina De Vita, con i contributi del “Club Inner Wheel
Salerno” e della “Fondazione della Comunità Salernitana”. Per
l’occasione i quindici portatori del santo, capitanati dal capo paranza
Agostino Grillo, coadiuvato da Salvatore Acconciagioco, indossavano la
nuova divisa, sempre celeste, però con in più l’effige del santo sul
retro. Addobbate con orchidee e lisiantus dal fiorista Enrico Visco, che
da sei anni addobba tutte le statue della processione, le “tre
sorelle”, come vengono chiamate dal popolo a causa dei loro volti dai
lineamenti dolci e per i capelli lunghi, precedevano la preziosissima
statua, risalente al 1742, di Papa Gregorio VII, morto in esilio a
Salerno nel 1085, avvolto da un mosaico di fiori con i simboli
eucaristici: il pane sotto forma di spighe e l’uva sempre realizzate con
i fiori. Seguiva, sorretta dalla paranza composta dai facchini del
mercato, la pesante statua di San Giuseppe costruita con un unico blocco
di legno. A chiudere il corteo la magnifica statua in argento di San
Matteo, con alle spalle un arcobaleno di fiori, simbolo del patto di
alleanza che Dio fece con gli uomini. Trasportata da quaranta lavoratori
del porto, che indossavano la caratteristica maglia rossa, i pantaloni
blu e sopra, la tunica rossa, con il cordone e gli asciugamani, che di
generazione in generazione si tramandano questa usanza, capitanati
quest’anno dal capo paranza Raffaele Amoroso, che porta il santo da 24
anni, in quanto Ciro De Caro, che da 47 anni porta il santo, per una
frattura alla gamba, ha dovuto rinunciare a comandare la paranza di San
Matteo. Coadiuvato da Matteo Siano, il giovane Raffaele Amoroso ha
controllato che tutte le regole venissero rispettate in modo perfetto e
dato il ritmo al passo, che deve essere uguale per tutti, e con comandi
tradizionali secchi, a voce alta, ha avvertito i portatori della
presenza di ostacoli lungo il percorso, come gli scalini del Duomo: ‘o
spondaper; una buca sull’asfalto: ‘o fuoss o una grata:’a grata;
controllando anche che non si facessero movimenti bruschi o pericolosi
per l’equilibrio della statua come è capitato davanti alla Farmacia
Aiello in Via Mercanti dove i portatori hanno dovuto inclinare la statua
per evitare l’insegna a forma di croce della farmacia. Era un piacere
sentire il rumore delle scarpe, rigorosamente di suola (sono
assolutamente vietate quelle di gomma), che strusciavano sull’asfalto a
cadenzare il ritmo del passo. Dopo la benedizione del vescovo, i
portatori con i santi sono usciti dalla Cattedrale Il corteo ha fatto la
prima sosta, in Via Duomo, davanti alla sede della Guardia di Finanza,
di cui San Matteo è patrono nazionale, essendo stato gabelliere a
Cafarnao, in Galilea, prima della conversione. Il vescovo monsignor
Moretti ha benedetto la caserma dei finanzieri che hanno fatto dono al
prelato di una pregevole croce di legno, consegnata dal comandante
provinciale, il generale Salvatore Di Benedetto. In Via Mercanti, dove
anticipavano il corteo due Moto Guzzi rosse, del 1940,in dotazione
della Polizia Urbana, guidate dai marescialli Palumbo e Benincasa il
corteo accompagnato dalla musica eseguita dalle bande della città di
Salerno e di Pellezzano, è stato inondato, da petali di rose che i
fedeli ogni anno lanciano dai balconi, Più volte i portatori hanno fatto
ruotare le statue dei santi, per rendere omaggio alle migliaia di
fedeli presenti lungo il percorso, tra questi c’era anche il presidente
della Salernitana Lotito che per la prima volta ha visto la processione
emozionandosi per la grande partecipazione collettiva:<>. Ha sfilato
per la prima volta il nuovo labaro dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria Ruggi D’Aragona, raffigurante San Giovanni di Dio con lo
stemma della famiglia Ruggi e la nuova cittadella ospedaliera,
inaugurato nell’ufficio di rappresentanza di Via Mercanti dal Direttore
Generale, la dottoressa Rita Lenzi:<>. Davanti alla sede della Provincia
in Piazza Cavour, la statua del patrono, al comando preciso del capo
Paranza: <> è stata fatta
ruotare verso il mare per la particolare benedizione del vescovo ai
pescatori che da sempre considerano San Matteo loro protettore. L’ultima
sosta nell’atrio del Palazzo di Città , benedetto dal Vescovo quale
simbolo dell’intera città . Il momento più emozionante della processione è
stato, come sempre, quello in cui i portatori, stanchi, sudati, salendo
di corsa le scale del Duomo con i santi in trionfo, hanno fatto ruotare
più volte le statue, in segno di saluto e benedizione verso i fedeli,
prima di farli entrare nella Cattedrale. Aniello Palumbo