di Olga Chieffi
Il XIX è stato il secolo degli imperi, il XX è stato il secolo delle nazioni, il XXI potrebbe essere il secolo delle città. Quello contemporaneo è senza dubbio il secolo urbano, lavorando sulla forma dei vuoti e dell’ambiente costruito per modificare anche i contenuti della città, il modo di viverla, di muoversi, di consumare.
Riempiendo lo spazio pubblico non di una semplice somma di funzioni, ma di reti di relazioni. In ventotto mila metri quadrati quali sono quelli di Piazza della Libertà dovranno convivere portabiciclette parapedonali panchine brasiliane, fontane. Il traguardo è che posti additati in passato come pericolosi e violenti, dovranno riempirsi di persone che desiderano trasferire all’aperto attività (chiacchierare, giocare, leggere, mangiare) che prima svolgevano esclusivamente all’interno delle case. Riuscirà la Piazza della Libertà, sicuramente una “bella di notte”, enorme, assolata, ventosa, sorvegliata, vandalizzata, incompiuta, inaugurata quale spot elettorale per queste elezioni amministrative, al pari dell’Auditorium Oscar Niemeyer, ancora incompleto e con meccanismi ancora da scoprire e oleare perle regionali del 2010, a riammagliare frammenti urbani sconnessi dalla costruzione stessa, in uno spazio che avrebbe potuto avere alle spalle ben altro.
Lo vedremo nelle immagini di Guglielmo Gambardella, il quale ha fissato col suo obiettivo lo splendore di facciata della piazza sul mare più grande d’Europa.
Girato l’angolo, tra le brutture di un ideale nascondere la polvere sotto il tappeto, è Francesco Truono che fissa buche, polvere, sassi, parcheggi, pur pagati a peso d’oro di inenarrabile scomodità e pericolosità per il passante, diritto e rovescio di una stessa medaglia, che è al contempo inizio e fine del Lungomare caro ai salernitani e una delle porte più belle per entrare nel centro storico di Salerno.