La politica e l'impegno per ripartire - Le Cronache
Cronaca

La politica e l’impegno per ripartire

La politica e l’impegno per ripartire

di Salvatore Memoli

La vita politica con le sue diverse e lunghe fasi di preparazione, di militanza, di protagonismo mi ha dato tante opportunità di conoscere persone belle, importanti, di qualità. Anche quando avevo desideri pressoché irrealizzabili, mi é stata data l’opportunità di realizzare miei propositi o desideri. Tanti e tutti di elevato valore ideale. Per un giovane che veniva dalla lunga militanza dell’Azione Cattolica, l’abbraccio politico non era una minaccia, una perdita di intensità ideale bensì un luogo straordinario di verifica della consistenza dei propri ideali. Per me il passaggio dalla scuola di formazione alla realtà non é stato un trauma. Anzi, all’inizio tutto mi é sembrato bello e sano, ma non era la mia ingenuità ad averla vinta. Avevo la fortuna di camminare insieme a protagonisti autentici di stagioni ideali, forse di ideologie, ancora cariche di un sano rispetto dei valori, laici o cattolici. Allora tutti gli uomini politici avevano spazi ampi e sufficienti per testimoniare le loro diversità, originalità. Gli anni dopo il sessantotto erano anni d’incontro, di confronto, di verifica sebbene il tarlo del laicismo cominciava a fare le prime vittime d’intolleranza. I miei protagonisti politici erano forti e visibili almeno quanto i protagonisti di ideali contrapposti. Ho attraversato stagioni impegnative ma di una cifra politica importante. Sullo sfondo di verità pluraliste, il cammino di fede si calava nel progetto politico vivificandolo dal di dentro, senza bisogno di scontri, senza necessità di demonizzare, di sminuire le testimonianze, volendo proteggere la purezza dei valori appresi, quelli che quando si mettono in pratica sembrano perdere di purezza ed originalità.
Se un Dio bisogna cercare, lo si doveva scorgere nel volto della realtà, nella sua complessità di espressione che era essa stessa fatica quotidiana di attuare valori di una provenienza lontana ed alta.
In politica trovai un ceto motivato di persone consapevoli di vivere impegni alti. I danni di tangentopoli si sono ritrovati a radicarsi insieme alla cultura dell’utilità, del tornaconto, dell’egoismo che prendeva il posto di visioni comunitarie.
Il tarlo della corruzione colpì prima i più fragili e poi i più furbi. Fragili e furbi erano presenti sulla mia strada, una dimensione individuale di stanchezza e di rottura di un equilibrio generale di crescita di tutti. Prima di tutto ciò, la politica era casa comune, progetto chiaro di lievito sociale, non corsa all’arricchimento. personale. Quando il male sociale della disonestà si é incontrato con l’incremento delle risorse finanziarie, anche i migliori non hanno più ragionato bene, hanno anteposto essi stessi alla comunità. Ho visto lentamente radicalizzarsi una laicizzazione politica che ha introdotto il relativismo delle decisioni. Poi sono venuti i periodi delle Procure e poi quelli della sfiducia generale.
I livelli centrali della politica si sono omologati, centro e periferia si sono identificati con un pragmatismo che ha distrutto qualsiasi genuina e spontanea testimonianza.
Nella mia giovinezza, l’importanza della politica era un’acquisizione maturata nella coscienza delle persone. Addirittura la Chiesa ci faceva riflettere e scoprire la vocazione alla politica. Noi ci eravamo convinti che la politica era una scelta di carità da vivere con rigore morale, mettendosi alla sequela di una viva spiritualità della politica. Ecco perché la Chiesa ci esortava alla preparazione, ad essere idonei per l’esercizio dell’arte politica. Ci veniva ripetutamente ricordato che dovevamo vivere questa  esperienza senza badare al proprio tornaconto.
Oggi sembra che si debba ripartire ancora. Questo é il momento di una nuova testimonianza cristiana che esige coraggio.
Nel tempo mi sono reso conto che non basta essere buoni cristiani per essere buoni politici. Come ci ricordava la Chiesa ” occorre avere professionalità, competenza, fare attenzione alle concrete situazioni di tempo e luogo, avere il senso dell’opportunità politica”, ed aggiungerei che occorre rispettare la laicità della politica.
Dopo tanti anni mi sono reso conto che la nostra società ha bisogno di cristiani veri, di gente che renda visibile nelle strade del nostro tempo il Dio invisibile.
Un nuovo progetto politico richiede nuovi volti e tante energie a disposizione. Per chi crede tutto sarà ancora possibile!