Torna la U.S. Naval Forces Europe And Africa – Allied Forces Band, stavolta tra i templi di Paestum, per far soffiare ancora una volta il vento della libertà, attraverso le immortali melodie dell’epoca
Di Olga Chieffi
Oggi 8 settembre 1943, il D-Day, lo sbarco alleato, che fece soffiare sulle nostre coste, da Paestum a Salerno, il vento della libertà. Come raccontare semplicemente tutto ciò alle giovani generazioni? Se lo sono chiesto il sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, il suo delegato Antonio Mastrandrea. E’ stata, così, creata una quattro giorni, in cui tra immagini, video, materiali inediti, si è riusciti a raccontare l’operazione Avalanche, grazie alla ferace collaborazione dello storico Nicola Oddati, presidente del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale, mantenendo vivissima la fiamma di quell’ inferno che durò nove lunghi giorni e da cui scaturì l’urgenza della ricostruzione materiale e morale, che sembrò essere il punto di coagulo, il nucleo essenziale su cui deve essere incentrato lo sforzo convergente di tutti. “Tebe dalle sette porte, chi la costruì?” la storia, tutta, è sempre stata opera di grandi masse di uomini, non solo dei capi. Oggi bisogna guardare a quei giorni, quale esempio di compartecipazione piena vissuta, di tutti i problemi e di tutte le scelte, sino alla liberazione. Le giornate di oggi e domani apriranno l’occhio e la mente a tensioni più segrete: segni intensamente materiati che, rielaborando dati della storia, della memoria, testimonianze, si faranno discorso, portando quanti vorranno intervenire alle celebrazioni a concepire il nostro “essere cittadini”, come lo concepirono i nostri padri. “Nella cerchia della vita domestica si conservano parecchie memorie di cose passate, che di quando in quando vengono ripetute e raccontate con qualche ordine, cosicchè l’animo del giovane si abitua poco per volta a concepir l’immagine di uomini vissuti ad una certa distanza di tempo, con varia successione, e con vario intreccio di operosità. L’educatore…potrà prolungare in vario senso le serie di tempo, e colorirle e specificarle con la narrazione di più casi, che dentro ad esse ei faccia opportunamente muovere”. E’ l’Antonio Labriola “Dell’insegnamento della storia”, datato 1876, che ci offre la scintilla per riflettere su questa giornata, che personalmente, si è conclusa sempre in musica, e così sarà anche oggi, poiché alle ore 20, a Paestum tornano gli “Americani”, con quel ritmo, lo swing, divenuto un vero e proprio inno della liberazione nel mondo, colonna sonora della fine della guerra e di un’epoca, e simbolo dell’inizio di un’altra era, quella della libertà. Sarà la U.S. Naval Forces Europe And Africa – Allied Forces Band, a tornare in quegli stessi luoghi, con quel walking, cordiale e sfrontato, di indubbio fascino, ove alle ore 3,30 del 9 settembre 1943, ora “x” dell’operazione Avalanche, la 36° Texas si riversò sul litorale di Paestum per fare da testa di ponte e difendere lo sbarco della 45° e 56° divisione. Quella notte con i soldati alleati sbarcò ufficialmente anche il jazz. La Allied Forces Band stasera si presenterà al pubblico con due formazioni, il suo stellare Brass Quintet che spazierà da Blue Skies, di Irving Berlin, un evergreen che ricordiamo nella versione di Ella Fitzgerald, la quale incise l’intero songbook del celebre compositore, al nostro Volare, l’anno è il 1958 e l’Italia si affacciava al boom degli anni Sessanta, così ben anticipato da Domenico Modugno. Naturalmente le marce non possono mancare in particolare quelle di Sousa che sarà rappresentato da “Fairest of the Fair March”, prima di passare il testimone alla rock band con “Iko Iko”, una di quelle canzoni che fa parte della nostra memoria musicale, lanciata nel 1963 dalle Dixie Cups, portata al successo più volte tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, fino alla versione di Captain Jack nel 2001 e oggi diventata tormentone con Justin Wellington, e ancora ” I Want You Back ” il primo singolo dei Jackson 5, fino a “Sara non piangere” di quel Pino Daniele, che augura a sua figlia di non perdere mai di vista i propri sogni e il proprio sorriso, un augurio umanissimo, di cui, oggi più che mai, abbiamo tutti bisogno, quale talismano musicale di piccole ebbrezze.