La Monterisi verso il futuro - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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La Monterisi verso il futuro

La Monterisi verso il futuro

Olga Chieffi

Lascia o Raddoppia, domanda di Mike Bongiorno: «Nella partitura dei suoi melodrammi Verdi usò mai il controfagotto? Se la risposta è sì, in quale?». Degoli, il campione, non lo sa, tira a indovinare: «il Falstaff» dice. «Mi spiace» risponde Bongiorno. La risposta giusta è il Don Carlo, e aggiungiamo, anche nella seconda versione del Macbeth. Ma, lunedì sera, nel Salone dei Marmi di Palazzo di città il controfagotto era in mano ad un ragazzino della wind band dell’I.C. Monterisi – Don Milani di Salerno, scuola media ad indirizzo musicale, assoluta protagonista, insieme al suo direttore Nicola De Giacomo del secondo appuntamento della nuova rassegna, interamente dedicata agli istituti musicali “Sinfonie in Salone – il suono della gioventù”, da un’idea della consigliera Antonia Willburger e approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura del Comune di Salerno, che punta a valorizzare il talento musicale degli studenti e a rafforzare il legame tra le giovani generazioni e la vita pubblica cittadina. Se la rassegna, che riprenderà in ottobre, era stata inaugurata la settimana precedente, da due ensemble del Liceo Musicale Alfano I, della dirigente Elisabetta Barone, il laboratorio di musica antica del Maestro Guido Pagliano, ancora con strumenti moderni, per imparare il modo antiquo e l’intenzione di quelle partiture, ma presto qualcuno dei ragazzi, sfiderà i secoli certamente, per andare ad incrementare un movimento che è oramai tradizione in città da quasi un cinquantennio, seguiti dagli strumenti a corda pizzicata, tutta la famiglia dei mandolini, guidata da Luca Petrosino, la sorpresa è venuta proprio dai ragazzi della scuola Monterisi. La serata ha avuto un abbrivio swingante, con il Monterisi Jazz Combo, affidato al sassofonista Giuseppe Plaitano, il quale ha inteso giustamente iniziare da un tradizionale, When the saints go marchining, quel gospel al quale tutti leghiamo il nome di Louis Armstrong, la sua cornetta, quando era il secondo di King Oliver. Qualche accenno di assolo, primi passi su di un riff ripetuto, quindi la Vie en rose divenuto un evergreen ancora grazie all’ultimo Satchmo, quello commerciale, brani questi in cui sono state introdotti, inelegantemente, parole da inno, per “tifare” a questi concorsetti per ragazzi, dai quali si esce sempre e comunque vincitori. Dal terzo brano in poi l’intenzione del linguaggio jazzistico è giunta al pubblico attraverso titoli importanti, quali My baby just cares for me di Nina Simone, Feel so good di Chuck Mangione e l’ Hancock del Jazz-Funk Fusion, resa molto bene dalla piccola formazione, che ha i suoi punti di forza nella ritmica e nelle chitarre, con una tromba che ha buoni numeri, chiaramente una voce solista e i sassofoni, contralto e tenore, strumento d’elezione del direttore Giuseppe “Peppe” Plaitano, docente di clarinetto. Passaggio di testimone ed ecco l’orchestra di fiati, coperta in ogni sezione, sino, appunto, alla tuba, al clarinetto basso, a tutte le percussioni, al sax baritono e al famigerato controfagotto. In primis una festa per gli occhi, poiché vedere l’orchestra di fiati schierata è sempre una bellissima immagine, indi l’intenzione dei Maestri e, in particolare del direttore Nicola De Giacomo, il quale ha ricordato la tradizione e il magistero dei fiati salernitani, le cui trame sono intrise di grande ricerca sul suono, virtuosismo spinto e attenzione all’agogica, quindi al controllo su ogni nota, derivanti direttamente dall’ istituto dell’Orfanotrofio Umberto I, oggi Conservatorio “G. Martucci” di Salerno, i cui allievi sono divenuti oggi maestri e le scuole di alcuni strumenti come il flauto, il sassofono, il fagotto, il clarinetto, sono perfettamente ricostruibili per quasi un secolo attraverso le generazioni di studenti, che sono cresciute ed insegnano quei principi musicali, sulle tracce di quell’ineguagliabile magistero. Se l’attuale Conservatorio, pare, aver messo da parte completamente la sua “vera” storia, per equilibri che non riusciamo a comprendere, i nomi dei Florio, dei Citro, Lauretano, Marino e di altri nomi, che per la loro unica sottomissione alla musica, in tempi duri, meriterebbero di restare sulle mura del Martucci, che loro hanno voluto e creato, continueranno ad essere ricordati, forse con maggior purezza e gratificazione, da questi ragazzi. Gli strumentisti in erba si sono cimentati con semplici partiture, dal Robert Scheldon di Megawatt Rock e Lion’s gate a The Tempest di Robert Smith, sino a Ghostbusters di Ray Parker jr. Poi, ancora le parole di Nicola De Giacomo, che ci hanno ricordato quelle di Josè Abreu al Ravello Festival “Mi sono ispirato per El sistema al vostro Antonio Vivaldi e alle sue putte dell’ospedale della Pietà in Venezia. La grande musica è italiana, i primi maestri del sistema sono stati gli italiani. Quando El sistema avrà conquistato il mondo la musica avrà cambiato la società e il mondo, facendolo diventare il migliore dei mondi possibili”. Ciò che comunicano i ragazzi e quanti tentano di illustrare “El sistema” è la gioia del suonare insieme, di stare in un ambiente sano, lontano dalla strada, dalla droga, dal “dis-vivere” della vita routinaria che un po’ tutti viviamo, ma, alla base di questa sorridente macchina da guerra, dove si ha l’obbligo di ascoltarsi, sin dalla prima nota dell’oboe che intona l’intera formazione, e non c’è diapason che tenga, c’è una disciplina ferrea, con insegnanti che, come una volta, nei conservatori napoletani del ‘700, e per fare un esempio più vicino a noi, appunto l’orfanotrofio Umberto I di Salerno, sono prima maestri di vita, poi di musica. Quel sistema di conservatorio ce lo siamo completamente giocato, ma nel Salone dei Marmi abbiamo intravisto un raggio di luce. Applausi scroscianti per la Wind Orchestra della Monterisi, nonché per la sua dirigente scolastica Vitalba Casadio, con l’augurio di continuare su questa strada, che sa guardare al nostro luminoso passato, imboccata dai giovani docenti, i quali hanno la carica per lavorare con entusiasmo con questi ragazzi e chissà, magari, vantarne qualcuno celebre.