di Aldo Primicerio
Credo l’abbiamo sentito e letto tutti. Il capo della Federazione russa Vladimir Putin ha annunciato una modifica della dottrina nucleare russs. Nel caso di attacco condotto con “armi aeree e spaziali” in territorio russo, Mosca prenderà in considerazione l’impiego di testate nucleari. “Sarà considerata un’aggressione contro la Russia ed un attacco congiunto da parte di uno Stato non nucleare, se vi partecipa il sostegno di uno Stato nucleare”. La minaccia di Putin è ora al centro delle nostre paure ma anche dei discorsi di ognuno di noi ogni giorno, in ogni parte del mondo dal circolo polare artico a Città del Capo in Sud Africa. Tutto il resto passa in secondo piano.
La minaccia suscita due reazioni. La prima di ordine strettamente giuridico
Sulla prima ci illumina una pregevole intervista con Enzo Cannizzaro, giurista di diritto internazionale a La Sapienza di Roma. E’ fondata la teoria di Putin che vuole assimilare l’aiuto con armi a Kiev come un attacco indiretto di un Paese nucleare contro la Russia? Certo che no. Premesso che l’uso delle armi nucleari è generalmente proibito dal diritto internazionale, tuttavia la Corte Internazionale di Giustizia avverte che il divieto di minaccia o uso delle armi nucleari potrebbe venir meno in una situazione di estremo pericolo per la sopravvivenza stessa dello Stato attaccato. Ma non è certo questa la situazione della Russia. Che è l’aggressore e non l’aggredito. E poi l’aiuto a Kiev. E’ giuridamente sostenibile che gli Stati che aiutano Kiev, solo fornendo armi, siano da considerare anch’essi belligeranti? Certo che non lo sono. Il divieto assoluto di usare la forza ammette una sola eccezione: la legittima difesa, la quale può essere anche esercitata collettivamente. Ma la legittima difesa può essere esercitata con misure meno impegnative, e, cioè, con la fornitura di armi allo Stato aggredito. Misure proporzionate potrebbero essere azioni economiche, e, cioè, ridurre o cessare i rapporti economici con tali Stati, o anche misure militari contro i convogli che portano le armi in Ucraina. Ma le misure dovrebbero essere, appunto, proporzionate all’azione degli Stati occidentali, i quali non sono i direttamente coinvolti nel conflitto. Proporio come sta accadendo. Ma è consentibile che Putin usi l’atomica? Secondo il giurista Cannizzaro è assai improbabile, anche se tutto è possibile. E’ da tempo che la Russia rivolge all’Occidente minacce di questo tipo. Ma è poco probabile che possano tradursi in azioni concrete. Un uso, ad esempio, di armi nucleri tattiche sarebbe un passo verso un conflitto nucleare planetario. Le conseguenze sarebbero imprevedibili, anche, e forse, soprattutto, per la stessa Russia: Che non avrebbe il tempo e l’occasione di apprezzare la sua vittoria, perché sarebbe anch’essa cancellata su un pianeta devastato. Anche una risposta ad un’aggressione contro un’alleata come la Bielorussia non starebbe in piedi. Innanzitutto perché nessuno sta attaccando o minacciando questo Paese, ma anche perché dovrebbe essere Minsk a chiedere aiuto a Mosca. Putin insomma ragiona e sparla come se la Bielorussia fosse un territorio russo. E’ illegale. Infine Kiev nella Nato. E’ una questione di saggezza politica. In linea di principio né l’adesione all’Ue e alla Nato dovrebbero essere realizzate in questo difficile momento. Nelle questioni internazionali bisogna usare il massimo della moderazione. Ma anche se aderisse alla Nato, l’Ucraina non avrebbe il diritto all’entrata in guerra degli altri membri dell’Alleanza, come comunemente si crede, ma lo avrebbe per quelle che i trattati definiscono “misure di assistenza”
E poi la reazione di ordine squisitamente morale
Fin qui le nostre riflessioni sul pensiero del giurista Cannizzaro..Da cui emerge forte la considerazione che un eventuale attacco nucleare sarebbe la più grande barbarie del tempo in cui viviamo. Ma non sarebbe l’unica a caderci sotto gli occhi. E qui ci aiuta il lungo elenco “barbarico” di Antonio Scalavino su Il Fatto. Un elenco di violenze e di soprusi che noi baby boomers, nati tra il 1946 ed il 1964, non abbiamo mai visto né mai immaginato che potessero accadere nel corso dell nostra vita. Una barbarie infatti è l’invasione di un Paese sovrano, così come ogni attentato terroristico come quello di Hamas ad Israele il 7 ottobre dello scorso anno. Ma lo è anche la nostra inettitudine ed incapacità di non aver saputo fermare, anzi prevenire, l’invazione di Gaza e del Libano da parte di Israele. Una barbarie è pensare che la pace si possa fare con le armi e, anzi, alzando il livello dello scontro, come pensano tutti i leader occidentali, da Biden a Macron, Sholtz, la Meloni e tutti gli altri. Una barbarie è non avere imparato nulla da due guerre mondiali. E non meno barbaro è continuare a fare stragi di innocenti in Medioriente come fa Netanyahu. Ma la barbarie è anche altro. Lo è veder morire più di mille persone all’anno sul lavoro, per l’indeterminatezza delle leggi, ma anche per carenza di controlli e, diciamolo, anche di autocontrollo. E barbarie è anche veder morire più di cento donne all’anno uccise dal compagno o marito o dall’ex. E lo è anche sapere che molti tredicenni vanno a scuola la mattina con il coltello in tasca, di cui, talvolta, si servono per pugnalare un compagno di classe per i motivi più futili. Quali motivi ragionevoli infatti potrebbe mai avere un ragazzino appena entrato in pubertà, la stagione più complessa ma anche la più bella ed emozionante della sua vita? Ed una barbarie è quella di una donna che viene uccisa da un disperato che va in giro di notte in una città alla ricerca di una vittima. E, ammettiamolo: non è forse una barbarie investire con il suo Suv uno che ti ha rubato la borsetta, passargli addosso più di una volta schiacciandolo come un insetto, recuperare la borsetta e tornarsene a casa come se nulla fosse accaduto? E non è una barbarie che un ministro parli pubblicamente a difesa di una persona assassina? Se le parti fossero invertite, non scatterebbe la richiesta del carcere a vita e di una caccia all’extracomunitario? E, diciamo anche questo, non è forse una barbarie fare leggi che vietano di salvare vite in mare, contribuendo a disseminare il nostro bel Mar Mediterraneo di cadaveri di donne e bambini? E l’elenco sarebbe forse ancora più lungo, se citassimo tutti i casi di inquinamento atmosferico, acustico e luminoso che i nostri governi ignorano nelle loro caotiche leggi, i casi di scorribande notturne di auto e moto che turbano la nostra pace, o di pedoni che attraversano fuori dalle strisce parlando al telefono, o di automobilisti che scrivono chat al telefono mentre guidano l’auto a 120 all’ora? Ma che razza di mondo è diventato quello che in cui viviamo?