La mente delirante e visionaria di Stanley Kubrick - Le Cronache
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La mente delirante e visionaria di Stanley Kubrick

La mente delirante e visionaria di Stanley Kubrick

di Cecilia Passaro

L’emblema del cinema d’epoca e di quello contemporaneo torna a onorare, in occasione del suo cinquantesimo anniversario, le sale cinematografiche. Non troppo poco tempo fa, lunedì 29 novembre 2021, è tornato nelle sale dei cinema italiani Arancia meccanica (1971), capolavoro cinematografico del noto regista Stanley Kubrick, destinato a diventare una delle pietre miliari della storia del cinema mondiale, e ne approfitto ora per parlarvi di uno dei miei film preferiti in assoluto. Apologo spiccatamente caustico e critico sulla socio-politica e sui valori culturali, Arancia meccanica ha portato in scena nuovi punti di vista che svieranno in un proprio neo-linguaggio e che riscuoteranno un grande successo, destinato a perdurare nel tempo. Già il titolo dell’opera è indicativo di essa stessa: Arancia meccanica, Clockwork Orange che trae le sue origini da un modo di dire londinese “As queer as a clockwork orange”, ovvero “strano come un’arancia a orologeria”. Questo modo di dire vuol far intendere che anche dietro il più normale e consueto oggetto, può nascondersi qualcosa del tutto bizzarro, un oggetto col fine di far scattare la propria violenza, come un mero congegno meccanico “caricato a molla”. Il leitmotiv, il tema portante del film, sta nel sottolineare la differenziazione tra violenza non legittimata e quella socialmente utile che ci viene posta sotto il punto di vista del protagonista, Alexander (Alex) DeLarge, un sociopatico attraverso il quale Kubrick dileggia la deriva culturale e politica che tenta in tutto e per tutto di correggere e redarguire i violenti comportamenti del giovane, limitandone la libertà di poter scegliere. Kubrick è stato in grado di mettere in scena e di far percepire chiaramente il delirio psichedelico di Alex, utilizzando: slow motion, distorsioni “fish-eye”, fotografie e scenografie ipercromatiche, un’ambientazione artistica ed estetica che richiama la Pop Art e l’astrattismo, che “schiamazzano” l’eversione e l’evasione di questo mondo corrotto e, per finire, la colonna sonora che trascende il semplice ascolto fino a divenire la forza motrice che spinge Alex a compiere azioni dedite all’ultra-violenza. C’è in questo film un scetticismo razionale, creatore di un mondo distopico nel quale il governo ha intenzione di porre fine agli atti criminosi, facendo però ampliare il consenso politico con metodi assolutisti, pseudo-scientifici e disumani. Questi metodi fanno spalancare gli occhi, a noi spettatori (e non solo), sulla tragicità e sulle esecrazioni presenti in questo mondo coercitivo, nel quale Alex da vessatore della contro-cultura diviene vittima di un governo misoneista, un governo che assoggetta e rende delle pedine e degli strumenti del potere i funzionari pubblici e sociali. Ecco la critica catalizzatrice sociale, politica, culturale e ministeriale in Arancia meccanica, ecco la guglia della modernità che si allarma per l’influenza reazionaria, che tende a opprimere la libertà e a strumentalizzare e modificare il proprio essere.

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