Di Giuseppe Cantillo
Ci ha lasciati un carissimo amico e collega, Aniello Montano, che dopo un breve periodo genovese, ha insegnato per molti anni come Professore ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Salerno, dove è stato, tra altri incarichi istituzionali, Direttore del Dipartimento di Filosofia. Ha, inoltre, collaborato a lungo e in maniera attivacon la Società Filosofica Italiana, e in particolare con la sezione salernitana. Ho avuto il piacere di conoscere Aniello Montano in anni lontani all’Università di Napoli ( non si chiamava ancora Federico II), dove era assistente di Giuseppe Martano sulla cattedra di Storia della filosofia antica. Fin da allora ho ammirato la disponibilità umana, la generosità, l’acuta, prensile intelligenza di Aniello, e soprattutto la sua straordinaria forza d’animo, che gli ha permesso di affrontare più volte gravissimi problemi di salute. Aniello ha sempre lottato, senza mai smettere di svolgere tutti i suoi compiti istituzionali e di dedicarsi con una straordinaria intensità agli studi e alla scrittura. Non solo nell’ ambito della filosofia, ma in campo letterario e artististico, appassionato com’era di pittura e di poesia. Conoscitore raffinato del pensiero antico, moderno e contemporaneo, Aniello Montano ha prodotto ricerche originali, sempre filologicamente sostenute, sui presocratici, su Giordano Bruno, su Vico, su Spinoza, su Sartre e Camus, sulla filosofia italiana tra ottocento e novecento. Come mostra la sua nutritissima bibliografia , ha saputo raccordare una pluralità di interessi teorici e storiografici intorno a un filo rosso che gli veniva specialmente dai suoi studi bruniani: la passione per la ricerca della verità. Tra i suoi numerosissimi libri mi piace ricordarne alcuni a cui mi sento più vicino come “Il prisma a specchio della realtà. Percorsi di filosofia italiana tra Ottocento e Novecento” del 2002 , “Camus , Un mistico senza Dio” del 2003, “le radici presocratiche del pensiero di Giordano Bruno” del 2013, “Giordano Bruno. Tra “teologia civile” e “teologia negativa” del 2015. Angelo Montano, a cui giustamente sono stati assegnati significativi premi per le sue opere, costituisce un vero modello di docente e di studioso degno della grande tradizione degli studi umanistici dell’università italiana. Personalmente trattengo in me la sua grande lezione di vita, la sua appassionata volontà di vivere, di sapere, di amare.