La fede, la speranza e la carità…Giovani costretti ad andare via da qui - Le Cronache
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La fede, la speranza e la carità…Giovani costretti ad andare via da qui

La fede, la speranza e la carità…Giovani costretti ad andare via da qui

di Alfonso Malangone*
La fede nelle nostre ricchezze naturali e culturali avrebbe dovuto guidarci nelle scelte per cambiare in meglio i luoghi e la vita. Come è avvenuto in altre realtà. La speranza di offrire un futuro di lavoro ai giovani avrebbe dovuto sostenerci negli sforzi per far crescere la Comunità. Come altrove. Purtroppo, abbiamo smarrito entrambe e siamo costretti a ricorrere alla carità visto che, adesso, non c’è spesa significativa che non obblighi a ricorrere a mutui, contributi ed elargizioni benevoli. Del resto, l’andamento della finanza pubblica non sembra offrire soluzioni. Al 21 scorso, il totale delle Entrate dei primi tre Titoli del Bilancio, quelli essenziali, è stato pari a € 166,1 milioni, ai quali sono da aggiungerne almeno 15 per l’IMU scaduta il giorno 18. E, sarebbero € 180 milioni. Lo scorso anno, le stesse Entrate furono di € 212,9 milioni. Una differenza da incubo. E, se la struttura regge l’equilibrio, è probabile che sia per la riduzione della spesa ordinaria e per l’incasso di contributi agli investimenti per € 26,9 milioni utilizzati, in parte, per pagamenti correnti. Questo, è quello che si capisce, salvo errore, dalle schede SIOPE del MEF e che trova conferma nelle condizioni della Città per le minori manutenzioni. In ogni caso, sono gradite rettifiche. Così, non può sorprendere che sia stato necessario l’intervento caritatevole della Regione, con ben € 570mila, per la festa di fine anno.
Sull’opportunità di sostenere una spesa così elevata, il Prof. Aniello Salzano ha espresso qualche perplessità. Da uomo di profonda cultura e, per questo, dotato di forte umanità, ma anche da politico attento, ha osservato che in Città ci sono molti bisogni essenziali insoddisfatti e che sarebbe stato giusto abbassare il livello dello spettacolo per destinare diversamente parte dei fondi. Anche perché, gli stessi artisti che si esibiranno per € 520mila, il giorno dopo saranno a Pescara per € 280mila (fonte: Corsera). Una bella differenza. E, comunque, che sia la Regione a pagare, poco può interessare, trattandosi pur sempre di soldi rivenienti dalle tasse pagate dai cittadini. Del resto, anche i dati dell’Ente Territoriale appaiono affetti da criticità. Il Bilancio 2022 è stato chiuso con un Disavanzo di Amministrazione di € 3,8 miliardi (!), con debiti per € 15,9 miliardi, di cui 7,9 finanziari, e con un Capitale negativo per € 6,3 miliardi (!). Quest’ultimo dato ci dice che l’Ente ha consumato molto più delle risorse disponibili e vive grazie ai debiti (fonte: Bilancio). C’è da aggiungere che, per far crescere le Entrate, da inizio 2023 tutti noi paghiamo l’addizionale Irpef più alta d’Italia, pari al 3,33%, e che l’aliquota per i redditi più bassi, l’1,73%, corrisponde a quella massima applicata dalla Lombardia (fonte: MEF). Quindi, un milanese, a parità di reddito lordo, incassa uno stipendio netto più elevato di un salernitano. Con buona pace delle critiche all’autonomia differenziata. Anche su questi numeri, sono gradite rettifiche. Ma, se pure fossero da correggere, ci sono situazioni reali che parlano chiaro. La Regione ha un indice di povertà del 46,2%, seconda in Europa solo al Sud della Romania (fonte: Avvenire), ed è al primo posto per disoccupazione, sempre in Europa, con il 47,3% (fonte: Watcherpost). La spazzatura brucia ancora e della Sanità si sa già tutto. Però. è utile ricordare che è prima in Italia per tumori (fonte: ilFatto), che per politiche sanitarie e sociali è al terz’ultimo posto, prima di Calabria e Basilicata (fonte: Crea) e che è ultima per aspettativa di vita (fonte: Anci). Non solo. Tutte le cinque Province sono nella parte bassa della classifica per qualità della vita (fonte: 24Ore). La migliore è Benevento, al 78° posto. E’ meglio chiudere qui, per non deprimere. E, chissà che il concerto non serva a far dimenticare i guai offrendo una parvenza che, purtroppo, appare una pura illusione. Nella realtà, le feste faraoniche sono tipiche delle società opulente, nelle quali tutti possono indossare un abito da sera ed è alto il livello della coesione sociale. In Città, alcune famiglie posseggono a malapena l’abito della domenica, molte sono costrette a ricorrere al sostegno caritatevole e tutte, salvo quelle con reddito sotto-minimo, sono sottoposte a una pesante imposizione per il rimborso del Disavanzo mostruoso di € 172 milioni, in venti anni, dei quali ben € 84,5 milioni da versare entro il 2026 (fonte: contratto). Tra qualche giorno scade la rata 2023 di € 18,6 milioni, con altri 3,5 residuati dallo scorso anno. Per questo, da Gennaio, l’addizionale Irpef salirà da 0,95% a 1,15%, assorbendo i vantaggi fiscali che il Governo vorrebbe introdurre con la revisione degli scaglioni. Per giustificare la spesa per la festa, qualche Amministratore avrebbe dichiarato: “è la gente che lo vuole”. In sostanza, sarebbe stata assecondata la voglia dei cittadini di eccellere. Chissà, potrebbero essere riconoscenti, dopo. Eppure, quella stessa ‘gente’ avrebbe potuto ben comprendere l’esigenza di una festa meno esclusiva, e più comprensiva, se fosse stato detto chiaramente che certe cose non si possono fare o si debbono fare in tono minore. Perché, offrire l’immagine di Città della massima goduria a costo zero, può far ingelosire chi vive all’esterno ma può anche offendere chi all’interno deve confrontarsi, quotidianamente, con difficoltà irrisolte anche per una impropria scelta tra spese essenziali e voluttuarie, produttive e improduttive. E, c’è chi dice che i debiti multimilionari siano pure da attribuire alla costruzione di quella stessa piazza, sulla quale si ballerà, costata – sembra – dai 50 ai 70 milioni di euro. Sarà utile per un giorno, ma è giusto chiedere: “quella spesa, quali vantaggi apporta negli altri 364?”. Intanto, si progettano opere per altri 165 milioni per rifare lo Stadio Arechi, il Volpe e una piscina nella quale far nuotare i pescecani, mentre altri soldi sono assegnati ad ogni tipo di sagra, anche quella della cotica. Così, in luogo di spendere per migliorare gli indicatori regionali che ci riempiono di vergogna e di dolore, sembra prevalere la volontà di compiacere chi gode del superfluo, senza contrastarne egoismo, menefreghismo, volontà fatua, e senza assegnare la giusta attenzione alle radici della vita per dare ai giovani e alle famiglie occasioni di crescita. Nessuno parla del recupero del Centro Storico per fare turismo di qualità, dell’apertura di una Biblioteca, di un Museo Civico, di un laboratorio per le arti della tradizione e altro ancora. Una domanda: “forse, la gente non lo vuole?” Ma, se così fosse: “non sarebbe compito degli Amministratori decidere le azioni più concrete a sostegno di tutta la Comunità?”
Almeno duecento anni fa, un teologo dichiarò che “un politico…è qualcuno che pensa alle prossime elezioni, mentre lo statista pensa alla generazione futura…Lo statista si premura di dare un indirizzo, mentre il politico si accontenta di lasciarsi sospingere dal vento” (fonte: F.Clarke). Così, se i soldi si sprecano per consentire di fare baldoria a chi chiede di farla, c’è da temere che di statisti, da noi, non ce ne siano. E, quindi, che manchino le condizioni per ripartire con la fede in noi stessi e con la forza della speranza, volendo confidare solo nella carità. Purtroppo, con i numeri del Bilancio, se confermati, appare difficile pensare che le cose possano cambiare. Ma, a crederci e ad augurarlo alla Città, non si fa peccato e, poiché tra qualche giorno inizia pure il Nuovo Anno, è giusto avere fiducia. Auguri.
*Ali per la Città
P.S.: i dati sono stati estratti da siti web
pubblici. Si fa salvo ogni errore