La dea Minerva e la musica - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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La dea Minerva e la musica

La dea Minerva e la musica
Di Olga Chieffi
La dea Euterpe allieterà la collega Minerva protettrice dei musicisti e dei costruttori degli strumenti, questa sera, alle ore 21,15 sulla terrazza dei giardini dedicati alla dea della Sapienza. In scena l’Ensemble Salerno Classica, dell’Associazione Gestione Musica del Presidente Francesco D’Arcangelo, nella veste a lui più usuale che è quella di violoncellista, con il soprano Antonella De Chiara. Un concerto questo, voluto dal Comune di Salerno e dalla Fondazione Schola Medica Salernitana, per far festa aprire alle arti questo nuovo spazio ove gli spettatori potranno godersi lo spettacolo musicale ammirando una vista inedita della città di Salerno, con la nuova illuminazione artistica. La serata che saluterà l’ensemble composto da violini, Sergio Martinoli e  Giuseppe Vitolo al violino,  Michela Coppola alla viola, Francesco D’Arcangelo al cello e Gianluigi Pennino al contrabbasso, principierà con l’ouverture dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, in cui grandissimo spazio è dato all’elemento ludico un trapasso fluido e quasi inavvertibile dall’azione drammatica all’aspetto più rivoluzionario del ludus rossiniano: la sospensione del “tempo”, dove è la musica sola ad imporre la propria forma ed il proprio ritmo interiore.  Gli archi dialogheranno, si pavoneggeranno, si pizzicheranno, si inseguiranno e si lasceranno, aumentando via via la loro effervescenza sentimentale e libertina, coinvolgendo l’uditorio. Aria di sortita del soprano Antonella De Chiara quella di Cherubino, il paggio de’ Le Nozze mozartiane. Nell’opera si parla dell’amore in tutte le sue sfaccettature. Cosicché l’aria di Cherubino “Voi che sapete”, mentre fa comprendere la confusione dell’adolescente di fronte ad uno stato d’animo tanto soverchiante, si pone quale manifesto dell’eterno sentimento al suo primo destarsi. Omaggio a Giacomo Puccini con Crisantemi per quartetto d’archi. Lo stesso Giacomo Puccini riconobbeche il suo vero talento risiede “solo nel teatro”, e quindi le sue opere non operistiche sono comprensibilmente poche. Ma ce ne sono molte di più di quanto si possa immaginare. Il quartetto d’archi era un medium per il quale Puccini aveva una certa affinità innegabile, e nel corso degli anni ne compose cinque o gruppi di pezzi. Tutti questi pezzi di quartetti d’archi sono stati davvero dimenticati tranne l’elegia, Crisantemi (“Chrysanthemums”), che Puccini scrisse nel 1890 – in una sola notte, disse – come risposta alla morte del Duca di Savoia. Crisantemi è un movimento singolo, scuro, continuo. Puccini trovò le sue due idee melodiche liquide degne di essere riutilizzate nell’ultimo atto della sua opera, Manon Lescaut, del 1893. Quasi mai ascoltato nel suo originale quartetto d’archi, Crisantemi frequentava i palcoscenici musicali delle orchestre del mondo in un arrangiamento per orchestra d’archi per tutto il XX secolo.  La De Chiara sarà, quindi, Tosca, che soffre e recita la sua sofferenza, intonando quella pagina in sé molto efficace e musicalmente ben tornita, ma estranea all’economia del dramma che è “Vissi d’arte”. Si passerà, quindi ad una trascrizione dell’Overture del Nabucco di Giuseppe Verdi, una sinfonia alla tedesca, che enuclea, cioè, i temi dell’opera che il compositore ha ritenuto più efficaci nel tessuto del racconto: la maledizione a Ismaele, la melodia del “Va’ pensiero”, il finale del primo atto e una citazione scopertamente donizettiana. Due saranno le romanze da salotto che la De Chiara dedicherà all’uditorio, Non t’amo più di Francesco Paolo Tosti su testo di Carmelo Errico, una pagina espressiva e malinconica che affronta il dolore di un amore perduto e Non ti scordar di me di Fumò e De Curtis, dichiarazione di amore fedele evocativa, e piena di nostalgia. Il protagonista parla della tristezza, perchè la persona amata se ne è andata, come una rondine che parte mentre arriva l’inverno, melodie in cui si alternano languore, sensualità, pene d’amore, sofferenza, amarezza e dolcezza. Dall’inizio del Novecento Belle Epoque all’oltreoceano ove incontreremo George Gershwin, che guardava alla scuola francese mentre l’Europa guardava a lui. Celeberrimo il suo song book dal quale la De Chiara ha estrapolato la lullaby da Porgy & Bess, Summertime di George Gershwin. Gershwin cominciò a comporre la canzone nel dicembre 1933, nell’intento di creare uno spiritual nello stile della musica folk afroamericana del periodo. Nell’opera, la canzone è eseguita prima da Clara nell’atto I come una ninnananna, e poco dopo come contrappunto durante una partita a dadi. Viene ripresa nel secondo atto, sempre da Clara, e infine nel terzo atto da Bess che la canta per il bambino di Clara. Sarà, stasera, una notte di luna calante, ma l’ensemble di Salerno Classica chiuderà il programma con il più infuocato dei moonlight in riva al mare, la Danza di Gioachino Rossini l’ottava canzone della raccolta Les soirées musicales, su testo del conte Carlo Pepoli, librettista dell’opera I puritani di Vincenzo Bellini, ma che ascolteremo in forma strumentale tra le sinestesie del giardino. Euterpe da stasera, abita qui.