Domani sera i riflettori della LXIII edizione del Ravello Festival si accenderanno sulle étoiles de l’ Opéra de Paris, Dorothée Gilbert e Mathieu Ganio protagonisti di un balletto di Giorgio Mancini sulle musiche del più amato tra i capolavori wagneriani che festeggia il 150° anniversario dalla prima esecuzione
Di OLGA CHIEFFI
“….il vento che nasce e muore/nell’ora che lenta s’annera/suonasse te pure stasera/scordato strumento,/cuore”.
Non c’è frase musicale o poetica, figura dipinta o raccontata che non abbiano fatto presa, che non abbiano inciso su una vita, modificato un destino, alleviato o aggravato un dolore. Sono questi i versi finali di “Corno inglese” di un giovane Eugenio Montale, mancato baritono, del ciclo “Accordi – sensi e fantasmi di una adolescente” comprendente le liriche Violini, Violoncelli, Contrabbasso, Flauti-Fagotti, Oboe e Ottoni. Il corno inglese evocativo, impressionista, orfico, schizza un universo sonoro naturale dal quale l’uomo sembra escluso con il suo “cuore” “scordato strumento”, un suono ricreato efficacemente attraverso l’effetto di rallentamento prodotto dalla doppia relativa e dalla successione delle liquide e delle nasali, in questi ultimi versi, a precedere la “stonatura” finale del cuore. Wagner nel suo Tristan Und Isolde ha voluto questo strumento quale simbolo del “dis-InCanto”: al suo suono è dedicata una lunga melopea senza accompagnamento, fra le più singolari e toccanti che mai siano state immaginate, a lui resta l’ultima parola nel motivo del desiderio che si fa simbolo di un’altra unione, di una gioia cosmica, dell’estasi che palpita “del respiro del mondo nell’alitante Tutto”. Domani sera, alle ore 21,45 la serata inaugurale della LXIII edizione del Ravello Festival, che svolge il tema dell’ “InCanto”, omaggerà il più amato dei capolavori di Richard Wagner, Tristan und Isolde, che festeggia il 150° anniversario dalla prima esecuzione, recuperando, così la vera essenza della rassegna che nacque in onore del genio tedesco. Nessuna orchestra ma due danzatori, le étoiles de l’ Opéra de Paris, Dorothée Gilbert e Mathieu Ganio i quali saranno i protagonisti del balletto di Giorgio Mancini, costruito sulle musiche di Wagner. I due ballerini evocheranno il liebstod, interamente costruito sul Tristan Accorde: Fa-Si-#Re-#Sol, quattro note che spaccano in due la storia del linguaggio musicale, chiudendo quattro secoli dominati da rigide teorizzazioni armoniche, aprendo la porta all’atonalità dell’era moderna, l’agglomerato sonoro più studiato e discusso dell’intera armonia, non il simbolo del sortilegio, ma il sortilegio stesso. Mancini ha coreografato quella lenta ascesa che itera ossessivamente il motivo comparso nel grande duetto d’amore del II atto, e lo conduce all’esito che là era stato negato dal ritorno improvviso di re Marke, quell’accordo sospeso e irrisolto, che trova la via, mentre Isotta si accascia esanime sul corpo dell’amato. Il mare della passione sospinge Tristano e Isotta “Il mio cuore sul tuo cuore, la mia bocca sulla tua, un solo sospiro, un unico abbraccio…”, è questo il passo a due più intenso: Wagner sposa questa scena d’amore con musica marina, una melodia infinita caratterizzata da una delirante, sensuale, peregrinazione armonica, un gioco musicale che non porta ad alcuna meta definita, ad alcun approdo sicuro, con un’orchestra che si colora di un timbro unico, fatto di fuoco e di cenere, allusiva più che rappresentativa dell’inestinguibile scambio osmotico di un eros tinto di sacrificio e di bellezza febbrile, che la luna algidamente torna a rischiarare.