Di Olga Chieffi
Sul palcoscenico del TeatroVerdi di Salerno, questa sera alle ore 21, Nicoletta Manni, Étoile del Teatro Alla Scala, insieme al primo ballerino Timofej Andrijashenko, col quale forma una coppia eccezionale in scena e nella vita, proporrà “La Gioia di Danzare”, uno spettacolo inedito che contribuisce a diffondere al pubblico italiano la bellezza della grande danza, evento clou della rassegna “Musica d’Artista”, firmata da Daniel Oren e Antonio Marzullo. In collaborazione con gli straordinari ballerini scaligeri, Nicoletta intende condividere la sua gioia di danzare in una serata variegata e unica nel suo genere: “La Gioia di Danzare” è proprio il senso ultimo dell’omonimo libro di Nicoletta che ripercorre la sua vita inevitabilmente intrecciata alla danza attraverso una dichiarazione di amore per il ballo che è anche un viaggio di libertà e scoperta di sé. Accanto a Nicoletta e Timofej si esibiranno il primo ballerino Claudio Coviello con Agnese di Clemente, la prima ballerina Alice Mariani con Mattia Semperboni, Maria Celeste Losa con Gabriele Corrado ed Emanuele Cazzato. Una serata che certamente saprà stupire ed emozionare il pubblico attraverso la forza tecnica ed interpretativa dei migliori ballerini del più prestigioso corpo di ballo italiano. Il programma verrà inaugurato proprio dalla Manni e Andrijashenko con il Grand Pas Classique, su coreografia di Victor Gsovskij e la musica di Daniel-François Auber. Una coreografia creata nel 1949 con una lunga storia che parte da molto lontano, uno dei passi a due più impervi in assoluto. Una prova difficile, al di là della tecnica incide molto anche l’affinità della coppia in alcuni passaggi da eseguire con assoluta sincronia. Seguirà Se tu non parli, con Vittoria Valerio e Claudio Coviello sulle intense musiche di Arvo Part protagonisti di un passo a due narrativo e sensuale, che si manifesta attraverso un palpito, un sentimento che fa vivere in una favola o che si scioglie in tragedia. Ed ecco uno dei più celebrati Pas de Deux quello sul filo incredibile del violino tra Odette e Siegfried per la coreografia originale di Marius Petipa affidato a Maria Celeste Losa e Gabriele Corrado, con quel “senso di ali”, che permette di sollevarsi in sogno sui turbamenti dello spirito e vivere la magica identificazione con Natura, ingrediente irrazionale che tutti i poeti romantici attribuiscono al potere della Musica, arte suprema, enigmatica, pura, che non imita, non significa, ma che fa sentire il sentimento, superiore alla poesia e alla pittura perché capace di esprimere il volto dell’ineffabile. Seguirà la coreografia plastica di David Dawson che, ispirato dalla rilettura di Max Richter del capolavoro Le Quattro stagioni di Vivaldi, ha creato un balletto dedicato al ciclo della vita, del quale vedremo l’Estate, eseguita da Alice Mariani e Mattia Semperboni, in mezzo a tutto ciò che è umano: gioia, amore, paura e perdita. Maurice Béjart creò nel 1976 alla Scala il solo La Luna per l’étoile Luciana Savignano sull’Adagio del Concerto per violino in Mi maggiore di Johann Sebastian Bach all’interno del balletto Héliogabale ou l’anarchiste couronné. Quei folgoranti sette minuti di danza che racchiudono, come uno scrigno, l’universo artistico e il linguaggio gestuale di Béjart attraverso l’evanescente femminilità di Savignano giungono fino a noi, oggi, attraverso la testimonianza incarnata della musa italiana del grande Maurice, la quale ha trasmesso la coreografia de La Luna a Nicoletta Manni,. Un incontro speciale che è non solo un passaggio di testimone tra due étoile, ma un prezioso confronto tra due epoche del balletto e due diversi modi di essere protagonista della scena. Quindi, Nicoletta sarà Carmen per il suo Don Josè, Timofej Andrijashenko, sulle note del flauto dell’Entr’acte. Nel caos sonoro del Preludio, in vortici di danza quale sfinitezza, spossatezza mortale, il demonio Bizet, va fino in fondo, riuscendo a fissare i lineamenti sfuggenti di una parabola interiore, una personale versione di Quéte, il coreografo Roland Petite ci comunica con convinzione che, attraverso l’inesauribilità del desiderio, la sfrenatezza, la libertà incondizionata, sfocia in un’irrinunciabile esigenza di autoannientamento, di cui Josè non è che lo strumento passivo. Si continuerà con l’Infiorata a Genzano, con le celebri coreografie di August Bournonville, e quel pas de deux che si continua a danzare , appassionato e tecnico affidato ad Agnese Di Clemente e Claudio Coviello, in linea con il gusto del tempo per tutto ciò che veniva dal sud dell’Europa e in particolare dall’Italia giocato un affascinante duetto d’amore tra due giovani nel quale i passi esprimono la loro gioia e la loro giocosità dispettosa. Ancora un pezzo contemporaneo, Largo di Matteo Levaggi, danzatore e coreografo di grande esperienza, la cui cifra stilistica è sempre stata connotata da un raffinato eclettismo. Levaggi ha ripreso Maria Celeste Losa, Gabriele Corrado, Emanuele Cazzato, interpreta la Suite n. 1 in sol maggiore per violoncello solo di Johann Sebastian Bach, secondo le unità lessicali tipiche del balletto classico, volte tuttavia a risaltare il linguaggio contemporaneo. Si passerà, quindi, al Pas de deux de Le Corsaire, con le coreografie di Marius Petipa su musica di Drigo, un celebre pezzo che nacque come Pas de deux à trois, con la partecipazione di un’altra figura maschile, e si vede ancora in teatro e nei diversi gala. Alice Mariani sarà una Medora piena di lirismo e eterea e Mattia Semperboni un Alì elegante e indomabile, uniti nella tecnica altissima e nella capacità di disegnare il proprio personaggio, rafforzato dai particolari fouettés alternati con i pas de bourrées che la ballerina in genere inserisce nella coda. Finale con la coppia protagonista, Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, con Beddha ci dorme, su coreografia di Patrick De Bana, con musica di Paolo Buonvino. Un omaggio a Nicoletta Manni nata a Lecce e alla sua terra, un passo a due su una canzone popolare della tradizione salentina cantata da Diodato.