Si è concluso ieri, il ciclo di seminari internazionali organizzati dall’Università Jean-Monnet di Saint-Etienne in collaborazione con la Sorbona e l’Università di Friburgo nella splendida cornice dell’ex Manufacture. Presente e protagonista anche il Conservatorio di musica di Salerno che attraverso il progetto scientifico di Francesca Guerrasio, docente di Storia della musica
Si è concluso ieri, il ciclo di seminari internazionali organizzati dall’Università Jean-Monnet di Saint-Etienne in collaborazione con la Sorbona e l’Università di Friburgo nella splendida cornice dell’ex Manufacture, una fabbrica d’armi costruita nel 1864, chiusa nel 2000 e corredata, nel 2009, dalla splendida Cité del design, opera degli architetti Finn Geispel e Giulia Andi. Due nuovi edifici, La torre dell’osservatorio e la Platine (un mastodontico edificio di triangoli di vetro e acciaio dai riflessi verdi e grigi), ospitano insieme ai vecchi, l’Ecole supérieure d’art e di design e i laboratori di ricerca dell’ECCLA (Studi contemporanei di Letteratura, lingue e arti) dando vita ad una enorme e sorprendente struttura pubblica che ha lo scopo di valorizzare il bello e di sensibilizzare i ricercatori alla cooperazione culturale oltre che scientifica. È in questo contesto e nell’ottica della prosecuzione dei lavori della Biennale del design conclusasi a luglio scorso, che si sono incontrati musicologi, giornalisti, compositori e musicisti provenienti dalle Università e dai conservatori più prestigiosi d’Europa (Francia, Italia, Svizzera, Portogallo, Lussemburgo, Germania…) per riflettere e condividere documenti talvolta inediti o comunque difficilmente reperibili relativi ai processi di creazione e alle comande di compositrici del XX e XXI secolo. Presente e protagonista anche il Conservatorio di musica di Salerno che attraverso il progetto scientifico di Francesca Guerrasio, docente di Storia della musica, porta avanti due obiettivi: la rivalutazione del patrimonio musicale contemporaneo, poco conosciuto nel nostro Paese, e il superamento della disparità di genere attraverso la valorizzazione di opere di compositrici italiane. Quest’ultimo obiettivo si inscrive nelle azioni messe in campo dal Conservatorio in relazione alle indicazioni del DM 752/2021 ed intraprese dal Dipartimento di Discipline storiche già con il convegno dell’8 marzo scorso e con altre attività didattiche coordinate dalla referente Nunzia De Falco. La relazione di Francesca Guerrasio dal titolo: “Il primato della composizione al femminile: nel cuore delle opere di Teresa Rampazzi e Irma Ravinale” ha messo in luce alcuni aspetti critici della ricerca in Italia: l’accesso alle fonti, non solo limitato ma spesso ostacolato da politiche culturali incomprensibili o addirittura inesistenti; la mancanza di strutture adeguate (biblioteche, archivi e fondi inaccessibili o in disuso), la difficoltà di diffusione degli studi in ambiti non accademici. Così, rimane sconosciuta al grande pubblico l’opera di compositrici quali Teresa Rampazzi, pioniera della musica elettronica ed elettroacustica in Italia e di Irma Ravinale, prima direttrice di grandi Conservatori italiani, compositrice di opere che, per il carattere fortemente personale, non si iscrivono in nessuna scuola di avanguardia. Oltre ad una riflessione sul ruolo che queste due compositrici hanno occupato in un contesto fortemente caratterizzato dal pregiudizio di genere, la relazione ha messo l’accento, parafrasando Boulez, sul potere di “fertilizzare”, delle opere presentate: Atmen noch (respira ancora) e La ballata del Vassallo. La cifra stilistica delle due opere, agli antipodi per concezioni, materiali sonori e filosofia compositiva soggiacente ha evidenziato un universo musicale di portata internazionale pari a quella di compositori contemporanei più conosciuti in Italia, da Berio a Maderna, da Petrassi a Busoni, personalità con le quali le compositrici hanno collaborato o, in ogni caso, stretto rapporti professionali proficui. In soli tre giorni si sono recensite almeno una trentina di compositrici europee, si sono analizzate altrettante opere, si è reso omaggio a Kaija Saariaho recentemente scomparsa grazie all’interpretazione di Spins and spells (1996) di Valérie Dulac al violoncello. La presenza di Bruno Mantovani, ex direttore del Conservatorio di Parigi, attualmente direttore musicale dell’Ensemble Orchestral Contemporain, ha impreziosito la splendida lezione concerto sulla monografia di Edith Canat de Chizy, ponendo l’accento sul gesto collettivo che è necessario intraprendere affinché le tante donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica e hanno svolto un’azione istituzionale di rilievo sia di ricordato nei manuali e portato a conoscenza di tutti.