Le scuole di danza sono in ginocchio in tutta Italia e non sono state affatto considerate nel decreto “Cura Italia”
Di OLGA CHIEFFI
L’étoile Liliana Cosi in questo doloroso frangente sì sta spendendo molto per dar voce a tutto il mondo della danza privata italiana e lancia un appello per non far annullare anni e anni di lavoro. Nel decreto “Cura Italia” la categoria delle scuole di danza non è mai menzionata in nessuna delle misure a sostegno, ma esiste ed è anche molto numerosa. Le scuole di danza private in Italia rappresentano un comparto importante dello spettacolo dal vivo che conta circa 30.000 scuole con un indotto di circa 5 milioni di persone. Costituiscono la base fondamentale del sistema danza, in quanto la formazione dei danzatori è affidata quasi totalmente a loro. La loro valenza educativa e sociale è ormai ampiamente provata poiché contribuiscono, in maniera sostanziale, alla promozione, allo sviluppo e alla diffusione della cultura nel nostro Paese, svolgendo un’attività di primaria importanza a livello sociale e aggregativo per i giovani e formando il pubblico del domani. La tremenda emergenza del covid-19 ci ha travolti, immergendoci in una situazione surreale che mai avremmo potuto immaginare, soprattutto dal punto di vista sanitario, bloccando quasi tutte le attività lavorative. Improvvisamente anche le scuole di danza hanno dovuto chiudere i battenti ritrovandosi in ginocchio. Sarà difficile si riesca a riprendere qualsiasi attività prima dell’estate. Il momento è drammatico anche dal punto di vista economico. Il danno è enorme e, se non si prevederanno aiuti, molte saranno a rischio di chiusura. Nel decreto “Cura Italia” del 17 marzo, la categoria delle scuole di danza private non è citata in alcuna misura di sostegno, sia in termini di ammortizzatori sociali che in altri ambiti economici. Le scuole devono appoggiarsi alle varie norme a seconda se siano costituite come asd o piccole imprese o altro, ma nulla è diretto a loro esplicitamente. L’ Associazione Italiana Danza Attività di Formazione, si batte da sempre per la formazione. La sua mission è la tutela e la valorizzazione della professione dell’insegnante di danza, il riordino e la regolamentazione delle scuole private, oltre che la diffusione della cultura della danza. Attraverso l’AGIS, la più grande Associazione di Categoria per lo Spettacolo dal vivo che ha sempre interagito con il governo, in questo frangente drammatico non si è mai fermata, per tutelare le scuole di danza e per farne riconoscere l’identità, ottenendo che, nel documento “Osservazioni al decreto Cura Italia settore cinema e spettacolo dal vivo”, presentato da quattro Associazioni: Agis, Federvivo, Anfols e Anec, in una riunione della Conferenza delle Regioni organizzata per analizzare le criticità del Decreto “Cura Italia”, si aggiungesse un capitolo (la Lettera H) sulle “Scuole di danza private”. Nella memoria ufficiale presentata da Confcommercio alla Commissione Bilancio del Senato, ai fini della conversione del Decreto, sempre grazie a noi, viene esplicitamente segnalata la grave assenza della categoria delle scuole di danza nel Decreto stesso. “Si segnala che la categoria delle scuole di danza private non è attualmente citata in alcuna delle misure di sostegno adottate dal decreto legge in esame. Considerata la diffusione capillare di tali attività sul territorio, si richiede che le medesime vengano inserite nelle disposizioni previste, tanto in quelle dedicate in maniera specifica al settore dello spettacolo, quanto per le altre, di carattere trasversale”. Un settore così importante non può essere abbandonato e scomparire nel nulla! Anche la ripresa futura delle attività sarà piena di difficoltà e a rischio perché niente sarà come prima.