L' essenza della piazza di Sicilì - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

L’ essenza della piazza di Sicilì

L’ essenza della piazza di Sicilì

Ogni anno il piccolo borgo cilentano si stringe attorno alla cassa armonica e alla banda. Mercoledì sera con lo spettacolo della formazione di Conversano e la Amatriciana solidale sono stati raccolti ben 1000 euro per le vittime del terremoto

Di OLGA CHIEFFI
La dimensione Occidentale presuppone “che ogni spazio urbano abbia un centro in cui andare, da cui tornare, un luogo compatto da sognare, da cui dirigersi e allontanarsi” scriveva Roland Barthes. Così il nostro centro, sia cittadino, sia metaforico, è nella tradizione sempre “pieno” di significati; è un luogo contrassegnato, ipersegnato. Lì sono sedimentati i segni storici e fondati i valori della civiltà, tutti rappresentati: la spiritualità, il potere le merci e gli scambi con i negozi e i mercati, la parola e l’espressione ogni volta che la piazza assume la caratteristica originaria di agorà. La piazza di Sicilì in vent’anni è divenuta agorà, un luogo da cui parte un messaggio, un progetto e viene festeggiata, in quanto tale, a fine agosto con un concerto bandistico. Mercoledì sera, sulla splendida cassa armonica, posta lì dove sorgeva un vecchio noce, nella attesissima serata voluta fortemente dal Sindaco Cono D’Elia, di concerto e organizzata dall’insostituibile Giannino Romanelli, con la partecipazione del “presentatore” Giuseppe Cangiano, è ri-salito, dopo i fasti della scorsa estate, il Gran Concerto bandistico “Città di Conversano Giuseppe Piantoni”. Grande festa per il matinée con l’arrivo in piazza della formazione che con il suo direttore artistico Enzo Blaco, che ha proposto un florilegio di celeberrime marce, da Cuore Abruzzese e Vette d’Abruzzo, quest’ultima indelebile nel sentire del sindaco, ad Annina, Maggiolata, Armonie della Foresta, Afrodite e due marce militari Giocondità, ovvero la marcia d’ordinanza della Polizia di stato e La Ritirata, l’amata marcia della Regia Marina. Dopo il matinée, la piazza si è trasformata in agorà ed è partito il progetto AmAtriciana Solidale, promosso dall’Associazione Imprenditori di Sicilì guidata da Nicolangelo Marsicani, il re dell’olio e dalla famiglia Cellito, titolari del salumificio artigianale, unitamente alle cuoche dell’Associazione Extra-Chef, prevista per il dopo-spettacolo. Per il concerto serale, dopo la marcia sinfonica Visciano in Festa, una delle pagine più famose firmate dal M° Enzo Cammarano, già direttore di questa formazione, è salita sul podio Susanna Pescetti, che ha comandato il minuto di silenzio per le vittime del terremoto del Centro Italia, prima di attaccare le più conosciute tra le sinfonie di Gioacchino Rossini, L’Italiana in Algeri, Il Barbiere di Siviglia e il Guglielmo Tell, con il suo entusiasmante Galop, ponendosi alla ricerca di un distillato di suono ricco e pieno. Norma e i suoi boschi con l’invocazione alla luna e il flicornino solista a troneggiare su banda e pubblico, con intensità comunicativa, offerto da uno stile interpretativo che punta a coinvolgere l’ascoltatore e a renderlo partecipe della pagina. Girasoli per il direttore e omaggio ai solisti, flauto e flicornino, sulle note di Amici Veri, una marcia firmata ancora da Enzo Cammarano, grande assente sulla piazza, per indi calarsi nel mondo di Carmen. Un mondo semplice, quello schizzato da Bizet, come avviene in tutti i prodigi, che si misura sulla scansione di una musica innocente e dannata, alla riscoperta di un’umanità nuda, senz’ombra. La banda si è trasformata, poi, in una vera e propria orchestra ritmo-sinfonica, per offrire il meglio della canzone italiana, da “Il Cielo in una stanza” ad “Un amore così grande”, passando per Besame Mucho e Cacao Meravigliao. Buoni propositi e partecipazione affettiva a questo importante concerto del ventennale di questa manifestazione dedicata alla banda, da parte di Don Tonino Palmese referente di Libera, Raffaele Accetta sindaco di Monte San Giacomo, presidente della Comunità Montana del Vallo di Diano e Pietro Vicino, sindaco della vicina Torre Orsaia e grande chiusura con le due scene trionfali più famose quella dell’Aida e gli sfarzi d’orati degli ottoni e delle percussioni di Turandot. Applausi scroscianti per i musicisti e per l’intera piazza, la cui umanità ha permesso di raccogliere ben 1000 euro, che sono stati versati sul conto della Croce Rossa Italiana. I linguaggi delle arti sono osmotici: la ricostruzione di Amatrice e la dignità di noi italiani riparte da una piazza simbolica fatta di tradizioni musicali e dal sorriso salvifico di un piatto di bucatini.