Tutto pronto al Martucci per il convegno organizzato da Francesca Guerrasio e Nunzia De Falco, dedicato nel suo giorno, alla donna artista compositrice ed eroina nel mondo musicale
Di Olga Chieffi
“Voglio mostrare al mondo il vanitoso errore degli uomini di possedere essi soli doti intellettuali, e di non credere possibile che possano essere dotate anche le donne”. E’ questa la dedica di Maddalena Casulana a Isabella de’ Medici del suo primo libro di madrigali. Siamo nel tardo-rinascimento e come in letteratura e arti visive, alle donne non solo si negava la professione di strumentiste e compositrice, ma grandi talenti sono stati nascosti o estromessi dalle storie della musica ufficiale. Domani 8 marzo il Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” dedicherà un’intera giornata alla “Donna in musica”, in un convegno organizzato dalle storiche della musica Francesca Guerrasio e Nunzia De Falco. Una giornata di studi che si propone di portare alla luce lavori poco conosciuti o ancora inediti, dal punto di vista analitico, di compositrici italiane per poi riflettere sul modello femminile veicolato nell’opera italiana. Saranno, poi, mostrati i primi risultati del progetto scientifico accolto lo scorso anno da questo Conservatorio e portato all’estero durante il Colloque International “Percorsi di compositrici nel XX e XXI secolo” in Francia. Dopo l’apertura istituzionale del direttore Fulvio Artiano, intorno alle nove, si procederà accendendo i riflettori sulla figura di Irma Ravinale, con l’intervento di Francesca Guerrasio storica della Musica del Martucci. Irma Ravinale ha occupato, nell’ambito della storia della composizione italiana, un posto di riguardo non solo in relazione all’insegnamento della composizione, ma anche per aver dato vita ad una “Scuola” che, accanto a quella di Franco Donatoni a Milano, è considerata una delle più importanti in Italia. A lei vanno numerosi primati al femminile: dal ruolo di Direttrice di conservatorio alla vittoria del Concorso internazionale di composizione di Trieste, fino alla promozione e pubblicazione di un Annuario in cui sono illustrate le più importanti attività svolte presso il Conservatorio di S. Cecilia. Quindi si passerà con Olga Laudonia docente del nostro conservatorio, ad evocare la figura di “Donna Emilia” ovvero Emilia Gubitosi, compositrice raffinata, didatta severa, direttrice di coro e attiva promotrice culturale, prima donna a diplomarsi in composizione a Napoli, nell’istituto più prestigioso del Mezzogiorno d’Italia, dove le istituzioni l’avevano ostacolata, per poi assegnarle un ruolo di riconosciuto prestigio. Rossella Gaglione docente del Martucci discernerà di filosofia della musica con una riflessione su Jeanne Hersch e la sua intuizione su Tempo e Musica, ovvero che “La musica suonata e ascoltata non potrà mai essere cancellata dal passato, qualunque cosa accada” E’ possibile definire il tempo e la musica nella loro natura concettuale? Che relazione c’è tra tempo e musica? E che cos’è il tempo della musica? Ancora una rappresentante del dipartimento di storia Sarah M.Iacono interverrà, indi, sulla figura di Arianna che a partire dal Seicento, diventerà il simbolo musicale delle donne relictae come Medea e Didone, e la sua figura finirà con il coincidere totalmente con il suo lamento, rispetto al quale anche la vicenda del labirinto e dell’uccisione del minotauro diventerà accessoria, funzionale all’espressione del dolore e del ripensamento. Si continuerà con Rosanna Di Giuseppe, docente di Poesia per Musica e Drammaturgia Musicale presso la nostra massima istituzione musicale la quale presenterà le figure femminili dell’opera lirica, in particolare del melodramma ottocentesco, che fuoriescono dal cliché della donna passiva cui è dato solo di provare emozioni dimostrando piuttosto capacità decisionale, personalità, carattere, sebbene destinate il più delle volte a scontare con la morte la loro eccezionalità. Come non pensare a Norma, Carmen, Violetta, Elettra e tante altre? Francesco Aliberti docente di esercitazioni corali del Carlo Gesualdo da Venosa” celebrerà attraverso la fede e lo schizzo delle donne di Giacomo Puccini il centenario della morte del compositore toscano. In, particolare la narrazione offerta dalle figure femminili pucciniane consente di rinvenire una visione esistenziale in cui la fede e l’esperienza religiosa rivestono un ruolo, se non centrale, certamente illuminante, facendo chiarezza sulla biografia di un compositore, che ha senza dubbio amato il gentil sesso, ma è stato spesso incasellato nell’angusto e ingiusto cliché del cacciatore di donne. Attraverso alcune eroine è possibile tracciare un itinerarium fidei, che procede dalla presa di coscienza della caducità umana e dell’effimera durata della spensieratezza giovanile nella Bohème, la preghiera di Tosca, che denuncia lo “scandalo” della teodicea, ancora, il riscatto della figura di Manon nell’amore di Des Grieux, che richiama la vicenda veterotestamentaria della prostituta nel deserto salvata dal profeta Osea, la figura cristica di Liù o la speranza “paolina” di Cio-cio-san, dimensione dell’attesa che si alimenta dell’orizzonte aperto (Rm 8,24) e rifugge la chiarezza “razionale” del giorno, come sprezzante proclama Turandot, fino a Suor Angelica e l’incontro con la Donna per eccellenza, la Vergine Maria. Ad intervenire sarà, poi, Cinzia Di Matteo storica del Martucci con una relazione che ha l’obiettivo di esaminare, con esempi di illustri interpreti, il ruolo che ha avuto la nascita dell’opera in relazione all’impossibilità prevalente per le donne di ricoprire incarichi professionali e pubblici in ambito musicale. Il teatro d’opera fu presto il contesto ideale in cui le donne riuscirono ad ottenere una rispettabile notorietà e a vedere riconosciuto il proprio talento. A chiudere sarà Nunzia De Falco docente di Musicologia del Martucci una relazione sul tema “I sintomi musicali del “Malessere”: incursione nei trend della disparità di genere”. Il malessere è la tendenza del momento. Non è lo “stato di vaga sofferenza e di leggera indisposizione fisica” come leggiamo su Treccani, eppure altrettanto capace di provocare “un senso di prostrazione e di inquietudine interna”. Con l’#malessere si definisce, invece, il profilo di un maschio possessivo e geloso, ma anche sfuggente e nervoso, una categoria alfa made in Naples dal rimprovero facile, che maltratta la fidanzata anche in pubblico. La linea vocale neomelodica, ne diventa portavoce “Me piace o’ malessere, O’ tipo ca’ si esco che cumpagne doppe po’ fa arrevuta’, Io voglio o’ malessere, Forse pecche’ so’ pazza e aggio bisogno e n’omme accussi’”.