di Salvatore Memoli
Le relazioni dell’Italia con la Tunisia si fermano al respingimento degli imbarchi clandestini. Le statistiche fruttuose esaltano i protagonisti di una politica estera lacunosa, infruttuosa ed offensiva, per la grande tradizione dei rapporti italiani con il paese nordafricano. Se proprio si vuole dico che siamo al medioevo dei rapporti tra paesi del Mediterraneo. Per tanti motivi che sono tutti dimostrabili. L’Italia della Meloni é concentrata sui respingimenti. Una politica che sembra dare risultati ma che, se la Premier verificasse da sola, per le strade della Tunisia, percepirebbe il grande insuccesso che incentiva una disaffezione dei tunisini verso l’Italia e la sua grande tradizione politica di sostegno dei paesi in via di sviluppo.
Perché un presunto successo di una linea politica viene così tanto avversato e respinto?
A Kerkenna, un insieme di isole, situate nei pressi della seconda città della Tunisia, la città industriale di Sfax, vivono circa 15.000 abitanti.
L’isola di Kerkenna é bella e vive di pesca e turismo. Da qualche tempo é inaccessibile per i tunisini, per qualsiasi motivi, sia per lavoro che per visita di familiari. Motivo: il timore che infiltrati clandestini possano partire verso l’Italia. Il provvedimento é bestemmiato e le imprecazioni dei cittadini e della stampa nazionale sono indirizzate tutte alla Meloni. Si fa fatica a spiegare che si tratta di un provvedimento emesso nella pienezza dei suoi poteri dalla politica tunisina. A molti non interessa nemmeno il monito del Presidente della Repubblica contro chi si intromette negli atti di governo del Paese e li contesta. Tutti bestemmiano la Meloni e la sua politica estera mentre nessuno prova a difendere l’onorabilità dell’Italia e della stessa Meloni. Ambasciata e altri organismi sino troppo presi da gestioni futili e infruttuose per l’Italia! Tanto nessuno se ne accorge.
La clandestinità risulta ancora la via più conveniente, per tempo e per costo, per arrivare in Italia. Al loro arrivo vengono accolti, sostenuti, formati e dotati di documenti che legalizzano il resto. Ci sono esempi a iosa da fornire a chi volesse sostenere il contrario.
Un visto normale per l’Italia è davvero impossibile avendo l’Italia utilizzato il preservativo di Almaviva per istruire le richieste che vengono respinte in percentuali bulgare. E poi l’attesa di un appuntamento con gli irraggiungibili funzionari di questa impresa diventa l’anticamera dell’inferno dantesco. Certo, ci sono molte richieste che sono insostenibili ( per questo la via della clandestinità viene indirettamente incoraggiata come soluzione fruttuosa!) ma vi sono richieste di persone rispettabili, anche di buon livello sociale, che sono respinte con motivazioni irritanti e ridicole ” si ha il fondato sospetto che l’interessato non rientri in Tunisia”. Così Almaviva respinge garbate richieste di visti turistici di impiegati, professionisti e famiglie del ceto medio tunisino.
Quale controllo il Parlamento esercita su questi atti amministrativi? Che ruolo ha l’Ambasciatore in queste decisioni? Che incidenza ha questo rifiuto sulle relazioni Italia-Tunisia? Nessuno ha mai risposto a queste osservazioni!
Intanto il Governo Meloni si felicita per i risultati del respingimento di clandestini. Ci può dire qualcosa il Governo sulla fuga degli investitori, degli imprenditori e dei turisti italiani dalla Tunisia?
Farà qualcosa il piano Mattei? Oppure dobbiamo tutti aspettare i miracoli del cilindro di un mago?