Buon concorso di pubblico al teatro Delle Arti di Salerno per la rassegna di Balletto che ha ospitato la GDO Dance
Di OLGA CHIEFFI
E.sperimenti all’Hopera per il pubblico del teatro delle Arti, domenica sera, con la giovane compagnia GDO Dance, ospite del cartellone allestito da Pina Testa, Emma Ferrante e Amalia Salzano, che ha schierato sette talenti italiani under 35, coreografati da Federica Galimberti, Mattia De Virgiliis e Francesco Di Luzio. L’esuberante compagnia nata nel 2014 per volere di danzatori un tempo pilastri della famosa Botega Dance Company, alla ricerca di maggiore spazio creativo per sperimentare e contaminare le diverse forme di danza, ha stregato il pubblico in sala dialogando sull’arte totale, vale a dire su quella visione che rappresenta la stella polare delle arti contemporanee. Un’idea – e non un’ideologia – che i danzatori hanno saputo raccontare con una naturalezza vivida, con un entusiasmo spontaneo dal quale traspare un pensiero solido, ponderato e al tempo stesso leggero ed entusiasta. Con sette interessanti ballerini, provenienti da differenti mondi della danza Hopera, unisce svariati stili e dinamiche, spaziando dal breakin’ al floorwork, all’hip hop, fino al contemporaneo, creando un linguaggio fortemente contaminato sul piano artistico e teatrale, grazie all’unione e alla valorizzazione delle singole individualità e competenze. Il sentire dei singoli danzatori si è rivelato sulle note dell’ouverture del Barbiere di Siviglia di Rossini, che pare mostrare ironicamente le tristezze della vita, Mattinata, di Ruggero Leoncavallo, che il compositore affidava alle nuove “macchine parlanti”, come venivano ancora chiamati i giradischi, un’aurora che sembra far cadere ogni barriera, ogni blocco marmoreo, sotto cui non più aggobbire: musica classica, jazz, antico, contemporaneo, colto-extra colto, così come la danza, lo Sfero dell’arte non ha spigoli. Si continua con l’evocazione della Traviata, col mal sottile del Preludio al I Atto, per passare ad uno strano “Va’ pensiero” con sbadiglio finale. La favola del “Die Zauberflote” di Wolfgang Amadeus Mozart e il duetto di Papageno e Papagena ha maggiormente ispirato i coreografi, che hanno trattato la scena senza stravolgerla, realizzando in danza il sogno di felicità dell’uomo, continuando sulla strada maestra dell’Ouverture del “Così fan tutte”, con le coppie di danzatori sulle tracce di Fiordiligi, Dorabella, Guglielmo e Ferrando, che si sono scontrate ed incontrate sul finale, quasi a sottolineare la morale dell’intera opera mozartiana “Fortunato l’uom che prende ogni cosa pel buon verso….”. Omaggio ad George Friedrich Haendel con una prima coreografia sulla celeberrima aria “Ombra mai fu” dal Xerxes e il “Lascia ch’io pianga” dal II atto del Rinaldo, ad esaltare quei sentimenti, che arrivano a coincidere con le passioni e quelle passioni che esercitano il loro potere sulla ragione, stimolo a continuare sempre un lavoro di ricerca verso le possibilità che ha il corpo di esplorarli e di ritrasmetterli, di evidenziare quelle caratteristiche che rendono gli uomini tutti così terribilmente uguali, tutti immagini diverse di quell’unica natura umana che rende le nostre infinite diversità una grande unità. Ma, “Tutto nel mondo è burla”, recita il finale del Falstaff con il suo umorismo, pieno di compassione intenerita e bonaria, esaltato nella possibilità di stabilire le proporzioni tra l’egocentrica gesticolazione dei piccoli uomini e l’impassibile, inconturbata armonia del Tutto. Si gioca gioiosamente sulle note dell’ ouverture della Gazza ladra ad 1,2,3 stella, prima di marciare fieri sulle note delle trombe lucenti nel suono del finale trionfale del II atto di Aida e chiudere in bellezza tra gli applausi sul travolgente Galop del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini.