Di Marco Visconti
Il dottor Gerardo Alfano ha 77 anni, porta sulle spalle ben 40 anni di attività ospedaliera, ha svolto rispettivamente 20 anni presso l’ospedale «Tortora» di Pagani e 20 anni presso l’ospedale «Curteri» di Mercato San Severino. Fin da piccolo era appassionato di storia, in quanto tale sente il bisogno di raccontare la sua città: Castel San Giorgio. Lo ha fatto tramite il ricordo di spazi dedicati ai caduti in guerra, lo ha fatto teoricamente con un testo dal titolo «Castel San Giorgio fascista» e tramite azioni fattive con l’associazione Amici di Villa Calvanese, la quale ha inaugurato il cippo nel 2003 per ricordare i caduti della prima guerra mondiale. C’è stata inoltre la recente cerimonia del 3 maggio 2023 con l’intento di commemorare i 100 anni dall’inaugurazione del parco della rimembranza, che è avvenuta il 3 maggio 1923, durante il periodo fascista. Alfano racconta la sua esperienza di storico locale e delle sue attività indirizzate a valorizzare l’identità della città tramite i monumenti ai caduti in guerra.
Quando nacque il parco della rimembranza a Castel San Giorgio?
«Il governo Mussolini pretese la realizzazione del parco della rimembranza nel 1923. Furono inaugurati 2 parchi, rispettivamente a Castel San Giorgio e a Lanzara-Casalnuovo. Un giornalista del “Risorgimento Nocerino” specificò che il Comune di Castel San Giorgio aveva individuato un luogo non idoneo a ospitare il parco della rimembranza. Tuttavia ciò che interessava al fascio erano questi momenti di festa, che radunavano un numero importante di autorità civili e religiose. Chi pensò alla realizzazione del parco della rimembranza di Castel San Giorgio fu costretto a dimettersi perché le squadre fasciste assaltarono il Comune e lo fecero cadere, arrivò il commissario e diede l’amministrazione a Calvanese, dunque con Calvanese ci fu il parco della rimembranza con la messa a dimora di 23 piante di leccio, in ricordo ai 23 caduti in guerra. Facendo delle indagini, ci siamo resi conto che i caduti in guerra non erano 23, come riportato simbolicamente dai lecci, ma 27».
Quando nacque il cippo dedicato ai caduti della prima guerra mondiale?
«Io ero presidente dell’associazione Amici di Villa Calvanese, decidemmo coi soci, riuniti in assemblea, di posizionare il cippo al parco della rimembranza. Il cippo fu estratto a Lanzara-Casalnuovo da una ditta di costruzione, lavorò la pietra Gerardo Alfano, il quale scalpellò la pietra rendendola a forma di pergamena arrotolata, al centro dei due rotoli scrisse i 27 nomi, poi scrisse la frase “scolpiti nella roccia, vincere l’oblio”. Purtroppo la pietra non ha una grande consistenza, dunque alcuni caratteri si sono lesi, Alfano ha usato una pomata particolare per evidenziarla di nuovo. Tuttavia ha promesso che scalpellerà di nuovo i nomi dei caduti in guerra».
Che messaggio si sentì di dare alla comunità con il cippo dedicato ai caduti in guerra?
«Il mio messaggio lo rivolsi soprattutto ai giovani per far capire a loro che in questo Comune, Castel San Giorgio, ci furono personaggi illustri, eroici, dunque i giovani dovrebbero andarne fieri delle proprie radici, della propria identità».
I fascisti ricordavano i caduti in guerra. La sua idea del cippo ebbe condivisione da parte dell’amministrazione comunale?
«Sì. Ci tengo a precisare che noi non siamo di destra, siamo persone che amano il proprio paese».
Lei ha scritto un testo «Castel San Giorgio fascista», in che cosa consiste questo libro?
«Ho ricavato principalmente le notizie dalle delibere dei consigli comunali e quelle podestarili per prestare attenzione alle famiglie che comandavano il Comune di Castel San Giorgio. Questo era fondamentalmente un paese agricolo in cui c’erano uomini potenti: una quindicina di latifondisti. Loro non accettavano il fascismo, erano amendoliani, però, a seguito della marcia su Roma, diventarono fascisti. Nel testo sono citati anche gli antifascisti, erano pochi ma si diedero da fare contro i fascisti».
L’associazione Amici di Villa Calvanese esiste ancora?
«Si, l’associazione promuoverà un libro dedicato al colonnello Ricciardelli, che parla dei caduti della prima e seconda guerra mondiale di Castel San Giorgio».
Mi parli della recente commemorazione che si è svolta il 3 maggio. C’è stata una viva partecipazione?
«Sì, come quando inaugurammo il cippo dedicato ai caduti in guerra. La cerimonia è stata molto sentita. Durante l’inaugurazione del cippo, c’erano ancora testimoni che portavano la voce dei cari caduti in guerra, purtroppo non è accaduto la stessa cosa con la commemorazione dei 100 anni dall’inaugurazione del parco della rimembranza. Le persone che sono venute si sono commosse, sentono l’amor patrio. Ci sono stati 40 ragazzi delle scuole medie, hanno preparato anche delle canzoni, delle liriche di Ungaretti e ricerche storiche. I ragazzi hanno valorizzato una cosa che a me è sfuggita: il ruolo delle donne durante la prima guerra mondiale. Io ho percepito di aver fatto un buon lavoro e aver spinto l’amministrazione a ripetere l’iniziativa dedicata ai caduti in guerra».
Si sta occupando di altre ricerche di storia locale sui caduti in guerra?
«Per adesso no, ma la ricerca della valorizzazione del passato resta sempre nei miei pensieri».