“Un atto di grande coraggio e coerenza quello di Renzi di dare la parola ai cittadini e ai militanti in Campania – ha spiegato De Luca ai microfoni di In mezz’ora su RaiTre – A me della Severino non fa né caldo né freddo. Io chiedo solo di combattere a testa alta contro chiunque e dovunque, il resto è aria fritta. La Severino può stare dove sta. Il problema è del Parlamento italiano. Dovunque si applica la Severino un minuto dopo arriva il Tar e sospende la norma. Il dibattito sulla Severino ha raggiunto un livello teologico, mi sembrava di seguire il Concilio di Nicea”.
La teoria del candidato governatore è che “io sono candidabile, sono eleggibile. Se interviene la Severino poi interviene il Tar e annulla la sentenza, per cui è un problema del Parlamento”.
Poi attacca i magistrati che l’hanno condannato: “Non ho nessun imbarazzo. Ho voluto che si accendessero i riflettori su questa vicenda. Sono stato condannato per avere usato l’espressione “project manager” invece che “coordinatore”. Un caso di abuso linguistico. Da questo punto rischia anche Renzi, perché jobs act non è nella legge”.
Dunque “Renzi ha fatto benissimo a dire che non vuole cambiare la Severino. Il problema è del Parlamento. I parlamentari sono invigliacchiti e intimiditi, hanno privilegi nei confronti degli amministratori pubblici”.
Rimandate al mittente anche le critiche di Roberto Saviano: “Ho molto rispetto per Saviano. Ma deve fare attenzione a un pericolo: quello di innamorarsi della sua immagine. E se si dà un’immagine generalizzata di camorra e di Campania si dà un’immagine sbagliata. Gli chiederò sempre di fare nomi e cognomi”.