di Peppe Rinaldi Scricchiola la casa, c’era da aspettarselo. E’ come quando in famiglia manca danaro: si inizia a litigare, correndo il rischio di mandare tutto a carte quarantotto. Così Intertrade, società in house della Camera di commercio alle prese con i classici nodi venuti al pettine comincia a perdere pezzi. Alfonso Cantarella membro del consiglio di amministrazione della società che ha «bucato» la Cciaa per circa sei milioni, ha rassegnato le dimissioni. Lascia il cda dell’impresa, fondata e mantenuta con il pubblico danaro, che doveva servire alla internazionalizzazione delle aziende salernitane: la decisione sarebbe stata presa non più tardi dell’altra sera, al termine di un vertice tra capi e capetti del sistema di potere gravitante attorno alla Cciaa. Il motivo è ininfluente: si potrebbe, volendo, sorteggiare tra diverse ipotesi. La sostanza dice che è la prima testa che salta o, almeno, che si ritira nel collo. Ci sono milioni che non tornano, qualcuno sostiene siano meno ma che, comunque, il fuoco arda sotto la cenere. Cronache ha sin qui sostenuto che tutto quel danaro mancante all’appello -e che abbiamo dimostrato esser stato spesso ingoiato in maniera opaca- a segno ‘meno’ e segno ‘più’ (passivo e crediti inesigibili) indichi l’anticamera del crac finanziario con conseguente fallimento tribunalizio. E il diavolo a venire. Un rischio elevato, forse imminente, che spiegherebbe il nervosismo dell’apparato camerale (a conoscenza di tutto, ovviamente) e il continuo rinvio della riunione per l’approvazione del bilancio. Sono già tre quelle saltate, forse quattro, per non dire del giallo della sparizione dal sito web dei bilanci precedenti, fino a poco prima on line. Si capisce che ci sia un problema. E la Cciaa intanto? Della situazione generale e dei rapporti interni all’ente abbiamo dato conto con due diversi articoli del nostro Andrea Pellegrino: ora Intertrade e relativi guai incarnano l’epicentro del microsisma in itinere. Basti dire che la soluzione escogitata dalla Cciaa è l’istituzione di una commissione ispettiva per la verifica del valore e dei conti Intertrade: in Cciaa la chiamano due diligence, pare faccia più figo, certo che è un po’ come con i magistrati: chiamati a giudicarli sono altri magistrati e un retrogusto amaro rimane sempre. Analogamente la Cciaa incarica l’Area economico-finanziaria interna di andare a vedere i conti Intertrade, farne una stima, etc. Non si erano accorti di nulla, forse perché presi a seguire la internazionalizzazione delle imprese. Ora che Cantarella, tuttora presidente della Fondazione Carisal e figura organica al reticolato di incarichi e poltrone ad incrocio continuo, se n’è andato ci sarà solo da attenderne le ragioni ufficiali. L’ex membro del cda Intertrade risulterebbe legato all’uomo macchina della società, il direttore Innocenzo Orlando, altra figura che i soliti nostri cinque lettori hanno conosciuto per vicende legate alla sua ‘gestione’ oltre che per una disavventura giudiziaria tuttora in corso per una falsa attestazione che gli avrebbe spalancato le porte della carriera amministrativa, oltre a gonfiargli il portafogli. Orlando (certo non l’unico e non senza adeguata copertura, politica ed interna) sarebbe all’origine pure di stravaganti assunzioni di figure sprovviste di curriculum in posizioni richiededenti requisiti minimi accademici (ad esempio, ballerini a capo di consorzi o livelli impiegatizi-contrattuali ingiustificati) non estranee al sistema relazionale-aziendale dello stesso Cantarella. Piccole ma pervasive lobby (in anni scemi come questi, però, non sempre nominabili…) interne ad apparati burocratici seduti su una montagna di soldi. Il punto è che non era loro. E non lo è. Una vecchia storia.
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