di Erika Noschese
Ancora una maglia nera per la città di Salerno che si ritrova a dover affrontare, ancora una volta, il problema dell’inquinamento atmosferico e dell’allarme smog. A dimostrarlo sono i nuovi dati raccolti da Legambiente nel report Mal’aria edizione speciale nel quale l’associazione ambientalista ha stilato una “pagella” sulla qualità dell’aria delle 97 città italiane sulla base degli ultimi 5 anni – dal 2014 al 2018 – confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): 20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2. Limiti quelli della OMS che hanno come target esclusivamente la salute delle persone e che sono di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea (limite medio annuo 50 µg/mc per il Pm10, 25 µg/mc per il Pm2,5 e 40 µg/mc per il NO2). Nessuna città campana raggiunge la sufficienza, Avellino è la prima città campana ma con un voto basso 4, seguite da Benevento, Caserta, Napoli e Salerno entrambe con voto 3. Il voto si riferisce ad una scala da 1 a 10. La maggior parte delle città campane scontano il mancato rispetto negli anni soprattutto del limite suggerito per il Pm2,5 e in molti casi anche per il Pm10. In particolare Napoli e Benevento nei cinque anni presi in esame hanno sempre superato i limiti previsti dall’OMS per le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) mentre Caserta ha superato sempre i valori di Pm10 nei cinque anni. Le città campane si salvano solo grazie al fatto che sono riusciti a rispettare il limite previsto dall’OMS per il biossido di azoto (NO2). In particolare Avellino e Benevento non hanno mai sforato , mentre Napoli e Caserta una sola volta e Salerno due volte. “Per tutelare la salute delle persone bisogna avere coraggio e coerenza definendo le priorità da affrontare e finanziarie. Le città sono al centro di questa sfida, servono interventi infrastrutturali da mettere in campo per aumentare la qualità della vita di milioni di pendolari e migliorare la qualità dell’aria, puntando sempre di più su una mobilità sostenibile e dando un’alternativa al trasporto privato – dichiara Mariateresa Imparato , presidente di Legambiente Campania – Per liberare le città dalla cappa dello smog è fondamentale il ruolo delle Regioni nel predisporre piani e misure nuovi fondi da destinare a progetti innovativi, a partire dal settore della mobilità, se davvero si vogliono rilanciare i centri urbani oggi in forte sofferenza. Nodo centrale rimane un trasporto pubblico che oggi in Campania non rappresenta una vera e seria alternativa all’uso delle automobili. Il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare è la vera spada di Damocle della nostra regione dove i continui tagli, ritardi, guasti e disservizi si traducono nel quotidiano nel disastro della Circumvesuviana e dei continui problemi alle linee 1 e 2 della metropolitana. Il risultato è fotografato dai dati di Mal’aria: meno efficienza e efficacia del trasporto pubblico- conclude Imparato di Legambiente- significa inevitabilmente più auto private per strada e più smog per i polmoni dei cittadini”. Mal’ Aria colpisce anche le altre città campane, nel 2020 a fine settembre sono città fuorilegge per la qualità dell’aria, perché oltre la soglia limite per le polveri sottili Pm10 (35 giorni di superamenti all’anno con una concentrazione superiore ai 50 microgrammi per metrocubo). Lo smog colpisce soprattutto la Provincia di Napoli: secondo i dati dell’Arpac elaborati da Legambiente, ad oggi maglia nera a Volla con ben 80 sforamenti seguita da San Vitaliano con 67 sforamenti, segue Pomigliano D’Arco dove i giorni di superamento sono stati 51, Acerra con 47, Nocera Inferiore con 45 sforamenti. Chiude Aversa con 38 sforamenti. Non è migliore l’aria nelle città capoluogo dove a superare la soglia di polveri sottili consentita per legge sono Avellino con 52 sforamenti e Napoli con 36 centralina di Via Argine. I dati vengono dati da Legambiente oggi, data in cui prenderanno il via le misure e le limitazioni antismog previste dall’Accordo di bacino padano» in diversi territori del Paese per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico, una piaga dei nostri tempi al pari della pandemia.