di Carmine Landi
BATTIPAGLIA. Tira aria pesante all’ombra del Castelluccio.
Da qualche settimana a questa parte, a Battipaglia, si fa un gran parlare d’inquinamento ambientale.
Cause naturali non ve ne sono: Battipaglia resta sempre il fertile paradiso della Piana del Sele che fece la fortuna di tanti pionieri del tempo che fu.
Eppure, come scrisse Benedetto Croce a proposito della sua amata Napoli, talvolta accade che, seppure in sparute minoranze rispetto alla comunità battipagliese laboriosa e onesta, un paradiso venga abitato anche da diavoli. E l’habitat naturale dei demoni, è risaputo, sono le fiamme.
Nel corso di quest’estate, i volontari del Nucleo Comunale di Protezione Civile, coordinati dal capo nucleo, Michele Mattia, e dal responsabile comunale, Ermanno De Stefano, si son ritrovati finora a dover estinguere dei roghi – dolosi, per la maggior parte dei casi – in molte circostanze: quaranta gli interventi tra Battipaglia, Eboli e Pontecagnano Faiano.
Tra tutti questi incendi, oltre quindici se ne sono verificati entro le mura comunali. Un numero spaventoso, considerando che, durante la più calda delle stagioni dello scorso anno, furono soltanto cinque gli interventi della Protezione civile tesi a debellare pericolose fiamme.
Quest’anno, invece, cinque segnalazioni sono giunte soltanto il 7 agosto, quando, tra l’altro, quella conduttura principale rotta a Viale della Libertà causò lo stop all’erogazione idrica. Soprattutto lungo la zona industriale cittadina e la collina del Castelluccio, di frequente, s’appiccano le fiamme a microdiscariche disseminate lungo tutto il territorio. E spesso si sfiorano vere e proprie tragedie ambientali, come accaduto alla vigilia di Ferragosto, quando, in località Castelluccio, stava per prender fuoco una delle vasche di stoccaggio temporaneo.
Cause diverse per lo strano odore di questi giorni.
Il fetore, che s’avverte soprattutto in serata, proviene dalle aziende della zona industriale che s’occupano dello smaltimento dei rifiuti, ma si tratta d’ordinaria amministrazione, e il tanfo è reso più acre soltanto dall’afa. Il Settore Tecnico sta vigilando attentamente e garantisce che l’olezzo non è nocivo.
Quaestio mare. Il Comune attende ancora risposta dall’Arpac sulla moria di pesci, ma, nel frattempo, l’Istituto Zootecnico di Portici ha comunicato che la strage ittica sarebbe stata causata da un batterio non nocivo per sarde e affini se non in alte quantità. Quest’anno, tuttavia, la moltiplicazione del batterio sarebbe stata resa possibile dalle altissime temperature.