Indagini a doppio binario: Napoli indaga sul lavoro della Procura di Salerno - Le Cronache
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Indagini a doppio binario: Napoli indaga sul lavoro della Procura di Salerno

Indagini a doppio binario: Napoli indaga sul lavoro della Procura di Salerno

Corrado Lembo, capo della Procura di Salerno, praticamente in pensione, sta spendendo gli ultimi spiccioli della sua carriera e della sua gestione cittadina. Sarà la storia a determinarne gli effetti positivi ed eventualmente quelli negativi dell’eredità bollente che gli lasciò Franco Roberti, oggi in politica con la carica di assessore regionale della Giunta De Luca. Lembo lascia in in momento che secondo gli spifferi che arrivano dalla Procura di Napoli, possono trasformarsi in una bora triestina. Perché Napoli si interessa di Salerno? Per fare da apripista ad un magistrato napoletano in odor di candidatura alla Guida della Procura? Si potrebbe quasi definire una fake news, visto che sostanzialmente, tranne clamorosi ribaltoni, quel posto sarà assegnato a Leonida Primicerio. Essendo la vicenda molto delicata filtrano dalla Procura di Napoli i classici no comment ma che ci sia un controllo ad ampio raggio, dopo una serie di denunce inoltrate, sull’attività a doppia velocità della Procura è fuori discussione. E qualche lamentela da parte di magistrati impegnati in prima linea avrebbe riempito il dossier sulla scrivania degli inquirenti. Politici, imprenditori, funzionari, nomi eccellenti e inchieste calde di cui si sono perse le tracce: questa potrebbe essere la linea da seguire per capirne di più. Ad esempio, ma è solo un esempio, nel 2009 ci fu una lettera denuncia di Fausto Morrone, ex sindacalista, sul caso Crescent che allora praticamente nasceva. Come fu presa in considerazione? Siamo nel 2018 e processo a parte, il condominio sul mare di Rainone è stato realizzato e la piazza tra crolli e tracolli attende l’ennesima iniezione di danaro pubblico per essere completata. Paradossalmente i protagonisti della vicenda a fine mese rischiano una condanna ma le opere sono lì, a meno che di sentenza già scritta per il tempo trascorso non riporti allo stato iniziale le lancette dell’orologio. Pare, ma anche in questo caso sono indiscrezioni, che anche una richiesta molto forte dei magistrati inquirenti, sia stata valutata dopo moltissimi mesi, facendo venire meno i presupposti per eventuali richieste di arresto. Insomma si lavora tra denunce, lamentele e mormorii. La procura di Salerno è quella che ha fatto condannare l’ex arcivescovo e lo stesso De Luca, ci sono inchieste pesanti che hanno trovato in altri Pm velocità d’azione e coraggio (Amato, Intetrade, la stessa vicenda Asl, il caso Scafati tra politica e camorra) ma secondo alcuni ci sono dei buchi che andrebbero valutati. Se son rose fioriranno.