Inchiesta sul ripascimento di Mercatello: la Procura tace - Le Cronache Ultimora
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Inchiesta sul ripascimento di Mercatello: la Procura tace

Inchiesta sul ripascimento  di Mercatello: la Procura tace

E’ febbraio 2021. Sul litorale di Mercatello viene fatto un ripascimento con la ghiaia di cava anziché con la sabbia (come hanno fatto invece Agropoli e Casalvelino). Il Sostituto Procuratore Roberto Penna apre un fascicolo per violazione dell’art. 734 c.p. (distruzione di beni ambientali). Dopo qualche mese Penna avrà dei problemi con la Procura di Napoli. Chiede il trasferimento a Roma, ottenendolo. Ma il fascicolo per alterazione di beni ambientali, che è rimasto evidentemente a Salerno per competenza territoriale, continua verosimilmente a fare il suo corso. Chiaramente viene assegnato a un nuovo magistrato. Quale è stato il destino di questo fascicolo? Non si hanno notizie in merito. Il tempo trascorso (quattro anni) fa ritenere che una decisione sia stata presa dalla Procura, anche perché il reato ipotizzato da Penna (art. 734 c.p.) ha una prescrizione breve di quattro anni. Cioè, in pratica, il reato è già prescritto. Ma come è potuto accadere? La vicenda era stata clamorosissima, anche per le successive vicende che avevano colpito il Sostituto Penna. Ma a parte le sue vicende, il problema giuridico era sorto, e occorreva una risposta giudiziaria doverosa. E’ quindi difficile ipotizzare che la Procura abbia lasciato trascorrere tutto questo tempo senza decidere nulla. Sicuramente, allora, il fascicolo sul reato dell’art. 734 c.p. deve aver avuto il suo percorso istruttorio. Sicuramente, se c’è stata archiviazione, deve esserci una dettagliata e motivata richiesta del P.M. al GIP nella quale ha descritto le ragioni giuridiche per le quali la deposizione di quel pietrisco, al posto della sabbia naturale, non costituisce il reato di alterazione di beni ambientali. E il GIP attento, che sicuramente sarà stato attento, avrà motivato bene a sua volta le ragioni dell’accoglibilità della richiesta del PM di archiviazione in merito al reato lesivo di bellezze naturali. Ricordiamo che la devastazione della spiaggia del Poetto a Cagliari, venti anni fa, fu punita penalmente ed economicamente, in sede di Corte dei Conti, per il solo ripascimento della spiaggia con sabbia di mare, si badi, di colore diverso.

Per cui sarebbe estremamente interessante conoscere la diversa interpretazione giuridica, se c’è sul punto dell’art. 734 c.p., della Procura di Salerno.

Ma veniamo al caso odierno. La spiaggia di Pastena ha un pietrisco diverso da quello che il capitolato di appalto prevedeva. Il responsabile del procedimento non ha quindi dato il suo benestare. E’ un fatto gravissimo che lascia intravvedere un altro reato, ben più grave, di frode nelle pubbliche forniture. E’ insorto il Codacons, che ha preannunziato l’avvio di procedure di risarcimento. Il Comune sta zitto, dietro la risibile motivazione che il collaudo si fa alla fine dell’opera. Ma quale è la fine? Quando il ripascimento arriverà fino alla spiaggia di Santa Teresa? Fino a quando il litorale di Salerno sarà tutto trasformato in una piattaforma di cemento? Quello che manca all’Amministrazione di Salerno è il senso dell’umorismo, che invece involontariamente spesso colora le esternazioni dei suoi rappresentanti di ogni genere. Nel caso della spiaggia (si fa per dire, ormai) di Pastena, se c’è la violazione dell’art. 356 c.p. (frode in pubbliche forniture) la spiaggia di pietra va sequestrata, come corpo di reato. Che si aspetta? A Cetara la spiaggia, in agosto dell’anno scorso, fu sequestrata. E per motivi di gran lunga meno eclatanti dell’ex spiaggia di Pastena.