di Aldo Primicerio
I.A. – come molti sappiamo – è un acronimo di intelligenza artificiale, anche nella gestione degli incendi boschivi. E lo spiegheremo più avanti. Se fosse così, sarebbe una svolta. Ma qui l’Italia, quella pubblica di Stato, Regioni, Province Autonome, Comuni è assai indietro, lenta anni luce, macchinosa, vecchia, sempre incollata all’ex-post, al dopo, a quando il guaio è fatto, con gli elicotteri ed i Canadair, solo 170 in tutti i Paesi del Mediterraneo, prodotti solo in Canada ma nessuno finora in Europa. Un’Italia quasi rassegnata al dopo nel contrasto che invec e dovrebbe essere preventivo ad una delle sciagure della natura. Dal 1° gennaio a luglio 2024 danoi si contano già 615 incendi, Sicilia, Calabria, Sardegna e Puglia le regioni più colpite. 40 km quadrati andati in fumo, l’equivalente di metà della Val d’Aosta. Ed il 2023 è stato esattamente in linea con il 2024, quest’anno però enfatizzato da caldo record e siccità. In questi primi sette mesi dell’anno sono andati in fumo 10mila ettari. Sempre per mani dolose. per menti degenerate, cui – anche se involontariamente -danno una mano una storica incapacità di prevenire, individuare, colpire, punire.
Incendi dolosi al 99%. Piromani quasi sempre impuniti. Danni incalcolabili
E’ sempre chiarissima la matrice colposa e dolosa e patologica dell’innesco. Ma restano quasi sempre senza volto gli incendiari, sia i piromani con seri disturbi mentali che i distratti o i criminali del fuoco. Perché, al tempo di satelliti spia e di telecamere spioni, di droni e geo-localizzazioni, non se ne becca quasi mai uno che lo appicca? Ma anche qui, spiegheremo più avanti. Dal 1980 ad oggi sono stati ridotti in cenere circa 5 milioni di ettari di boschi, foreste, macchia mediterranea, vegetazione, con una media di 106.894 ettari all’anno. Nel 99% dei casi sono crimini contronatura, di chi è pronto a uccidere, a mandare in fumo ecosistemi secolari e ad aumentare anche i dissesti geo-idrologici perché un incendio brucia persino le radici degli alberi rendendo sterile il suolo e aumentando lo scorrimento dell’acqua e lo smottamento di terreni. Le cause? Fuochi non spenti dopo un barbecue, lanci dalle auto di fiammiferi e cicche di sigarette ancora accesi, tentativi di ripulitura col fuoco di incolti e scarpate stradali e ferroviarie, rinnovazione di pascoli con bruciatura di stoppie, macchinari agricoli che producono fiamme libere e scintille, lanci di petardi e razzi. Lo scrive, in un mirabile articolo su Greenreport, il giornalista ambientale Erasmo De Angelis. Ma, tra le cause, anche roghi appiccati da chi lucra su bonifiche e rimboschimenti, per ritorsioni della criminalità, per vendette e regolamenti di conti personali tra confinanti, per reazione a vincoli apposti sulle aree protette, per il gesto delinquenziale di dementi che sbavano quando compiono degli orrori. E si moltiplicano gli inneschi nei punti più irraggiungibili dalle squadre di soccorso, ma ben conosciuti da chi appicca il fuoco, quando soffiano i venti più forti. In un ettaro di superficie in cenere perdono la vita in media anche 400 animali selvatici, tra rettili, mammiferi e 300 uccelli.
Chi controlla? Sulla carta un esercito di persone in gamba. Ma – si legge – con tanta impreparazione, disorganizzazione e noncuranza delle tecnologie. Eppure, ecco le tecnologie a portata di mano e l’esempio di Nature Guardians, con il WWF e Huawei insieme per salvare la biodiversità
L’Italia conta quasi 48mila forestali. Cito sempre i numeri e le osservazioni di Erasmo De Angelis. 416 sono in Lombardia, 449 in Toscana, 578 nel Veneto. Tutta gente in gamba. In Italia per numero sono tanti. Cinque volte più dei famosi Rangers canadesi, che però sorvegliano 400.000 km2 di boschi. E se in Canada c’è un sorvegliante ogni 95 km2, la Sicilia ne avrebbe uno ogni 0,136 km. Tanti che non dovrebbe essere consentita neanche l’accensione di un cerino. E invece siamo sopraffatti dall’assalto degli incendiari. Perché? Tanti i motivi. Dagli orari di sorveglianza sbagliati ai piani comunali e regionali antincendio riposti nei cassetti, fino alla tecnologie sconosciute o inutilizzate.
E qui siamo al nostro punto critico. Se, chi si occupa di incendi ai livelli alti, aguzzasse vista attenzione ed intuito, gli salterebbe davanti che oggi Google ha deciso di ampliare il proprio sistema di monitoraggio dei roghi basato sull’intelligenza artificiale in 15 nuovi Paesi. Tra questi c’è l’Italia, per il quale è previsto un nuovo sistema di notifiche che, via app, avviserà chi si trova nelle vicinanze di un incendio. La piattaforma usa l’intelligenza artificiale per analizzare una varietà di dati satellitari. Google ha già mappato oltre 20 incendi boschivi nell’Europa meridionale. Nella prima settimana di luglio sono state inviate notifiche a 1,4 milioni di persone. In California, poi, esiste un modello generativo di intelligenza artificiale, addestrato per simulare come i diversi fattori ambientali influenzano l’evoluzione degli incendi nel tempo. E’ capace di prevedere la direzione e l’intensità della propagazione del fuoco, anche in condizioni complesse come terreni irregolari e venti variabili. E laccuratezza delle previsioni migliora notevolmente le capacità di risposta dei vigili del fuoco. In Liguria si segue il progetto Ispire. Prevede l’uso di uno sciame di droni per monitorare in modo autonomo il territorio ligure per prevenire e spegnere gli incendi boschivi. E’ prevista anche una continuità di servizio senza interruzione con la una piattaforma roboptica per sostituire le battrerie dei dispositivi volanti.
I progetti di Nature Guardians nelle Oasi WWF, un esempio di sorveglianza e di prevenzione. Con l’ecoacustica, le telecamere, l’I.A.
Il servizio forestale, le istituzioni sanno benissimo che siamo ad un bivio:da un lato la crisi climatica con i suoi eventi meteorologici estremi sempre più frequenti; dall’altro, un’ondata di tecnologie innovative che offrono speranza. Sistemi di telecamere e di droni. Ed infine l’esempio per tutti, quello di Nature Guardians. E’ un progetto che vede insieeme WWF e Huawei, per la sorveglianza digitale degli incendi, grazie all’installazione di telecamere smart e gateway per la prevenzione ed il rilevamento tempestivo di eventuali incendi boschivi nelle Oasi WWF, tra cui quella campana degli Astroni a Napoli. Le Oasi rappresentano un’ottima opportunità per sperimentare metodologie innovative per la conservazione ambientale che potranno poi essere diffuse su scala più vasta. La tecnologia può essere quindi uno strumento prezioso per la tutela di habitat, biodiversità e salute umana, ad esempio aiutando a prevenire minacce quali gli incendi boschivi. La chiusura del Castello di Arechi a Salerno per le fiamme che ne hanno distrutto tutta la vegetazione circostante è un esempio per tutti.