In quartetto tra Danza e Musica - Le Cronache
Danza Spettacolo e Cultura

In quartetto tra Danza e Musica

In quartetto tra Danza e Musica

Il progetto educational del Teatro Verdi di Salerno presenta stamane alle 11 e domani in serale alle 20, Preludes con Anbeta Toromani, Alessandro Macario e Amilcar Moret Gonzales, con  Sofia Vasheruk al pianoforte 

Di Olga Chieffi

Il progetto educational del teatro Verdi di Salerno, sfida, stamane alle ore 11, gli studenti con uno spettacolo di affatto semplice lettura: Preludes di Massimo Moricone con in scena tre danzatori, Anbeta Toromani, Alessandro Macario e Amilcar Moret Gonzales, e  Sofia Vasheruk al pianoforte. E’ questo un quartetto in cui i linguaggi delle arti saranno osmotici e i dialoghi strettamente famigliari, dato che dialogheranno con le immagini della mostra, Sguardi, di Lelli e Masotti e in particolare alle immagini della Lelli dedicate a Pian Bausch e al Verdi stesso: si parla di toni nelle arti visive, ma si dice che il suono di uno strumento possegga e offra una tavolozza di colori, come che le dita possano danzare sulla tastiera di un pianoforteIl balletto sarà un a “Sentimental journey” sulle punte e su musica romantica dedicato alla memoria del coreografo e maître de ballet Evgenij Polyakov. Si inizierà con Macario e Gonzales interpetri dei Preludi op.28 di Fryderyk Chopin, il secondo il quarto, il ventunesimo, e ancora il n°15, il sesto, il settimo per chiudere con il tredicesimo, in quell’alternanza di modo minore e maggiore che diventa sistematicamente alternanza di gioia e dolore attraverso grandi sbalzi d’armonie e linee architettoniche e geometriche incrociantesi, tanto da far scrivere a Schumann “schizzi, principi di studi o, se si vuole rovine e penne d’aquila” . La pianista introdurrà alle atmosfere debussiane, attraverso la tradizione delle pagine pianistiche ispirate al movimento dell’acqua con un viaggio nella liquidità del suono, che sembra emergere da una dimensione semicosciente Poissons d’or (ispirato a un pannello giapponese del XIX secolo che ritrae due carpe guizzanti tra le acque di un torrente). l pezzo si presenta quasi come un rondò, all’insegna del fa diesis maggiore in apertura e in chiusura, ed ha uno svolgimento estremamente instabile e volubile, tipico di buona parte della letteratura pianistica di Debussy. Ed ecco il Prélude à l’Après-midi d’un faune (sempre Debussy) che ispirò a Vaslav Nijinsky uno dei pezzi coreografici più rivoluzionari di inizio Novecento. Moricone  ne fa un passo a due tra Toromani e Macario, in cui sensualità e desiderio non giocano intorno alla sciarpa della ninfa come nell’originale, ma su altissime scarpe con tacco. D’altra parte “Debussy – come Verger- è un felino sensuoso e lucidissimo, è necessario unicamente non cadere in eccessi di discrezione, scatenando quel che c’è da scatenare, liberando le passioni prigioniere” (Pierre Boulez). Il Sergej Rachmaninov  del Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2 sarà giocato da Moricone al maschile, un passo a due danzato in parallelo, a specchio, in opposizione o unisono. Infatti, questo preludio, noto come “Le campane di Mosca” ed è l’autore a descriverci la prima pagina concepita intorno al 1910 è basato su tre note, suonate insieme al basso e all’acuto, che dovrebbero risonare con una sinistra solennità. Dopo questa introduzione il canto di tre note attraversa il primo gruppo di dodici battute in contrasto con la melodia in accordi nelle due chiavi. Abbiamo due distinti motivi melodici che, lavorando in opposizione, devono ottenere come risultato di far fissare su di loro l’attenzione dell’ascoltatore”. Chiusura con la Ciaccona dalla Partita n. 2 in re minore per violino di Bach nella trascrizione pianistica di Busoni. Moricone riprende la forma del passo a tre con partnership che si scompongono e rinascono passando dal trio. L’intento di Busoni era di realizzare la polifonia non espressa da Bach nel brano per violino a causa dei limiti strumentali, dandole nuova vita su un nuovo strumento. Il risultato é una trascrizione che, pur mantenendosi fedelissima, dona al brano al pianoforte una nuova veste imponente e tardo ottocentesca. La mano del trascrittore conduce infatti Bach in un mondo nuovo, adattandolo alle esigenze concertistiche e spalancandogli le porte del 900, sulle cui linee interviene Moricone.