Una famiglia musicale quella del clarinettista e direttore di Camerota, raccontata dai figli Leo, compositore e Daniela, violinista
Di Leo e Daniela Cammarano
Sono “impressioni incancellabili”, per usare le parole di Eugenio Montale, nella sua recensione del Boris di Rimskij Korsakov diretto da Gianandrea Gavazzeni, quelle che offre il M° Vincenzo “Enzo” Cammarano, sia che si ascolti una sua marcia sinfonica o che si lasci andare alla testa di un’orchestra o della sua amata banda, che lo vede sin da giovanissimo, evocare Carmen, Violette, Manon, Butterfly, Mimì, con gesto largo e calmo quasi a voler “cavare” il suono e l’impasto, strumento per strumento, attraverso le sue mani, o anche passeggiando per le storiche strade della sua Camerota. Una famiglia musicale come la maggior parte del territorio cilentano, che ha offerto al mondo musicale splendidi talenti, a cominciare proprio dai figli d’arte del M° Enzo Cammarano, Leo, compositore e direttore e Daniela, eccellente violinista, che oggi ci accompagneranno alla scoperta del mondo musicale e non solo del loro padre e mèntore.
“La mia esperienza con la musica inizia presto – racconta Leo -. Nella mia famiglia è così (e lo vedo tuttora con i miei nipoti), non c’è giornata che non preveda almeno “un ascolto”, una discussione o una riflessione su qualche aspetto musicale. Quest’aura, questo “senso del quotidiano” mi ha accompagnato sempre ed è grazie ad essa, che vivo con naturalezza la mia passione-lavoro, anche nell’insegnamento. Come in ogni percorso formativo che si rispetti, ho vissuto difficoltà, delusioni, piccole vittorie, battute d’arresto e, fortunatamente, anche soddisfazioni notevoli. Mio padre è stato il motore costante della mia passione per la musica, mi ha guidato passo dopo passo, severo, ma sempre presente, dotato di un senso musicale che pochi possono vantare. Quando avevo circa un paio di anni, mi permise di imparare le note ed i primi rudimenti della teoria musicale escogitando un sistema di colori e forme e, ancora oggi, è un riferimento imprescindibile nelle mie scelte musicali e non. Nel corso degli anni, come è naturale che sia, soprattutto nell’adolescenza, ci sono stati momenti di contrasto. Col tempo ho capito che le sue parole erano sempre motivate dal fatto che il suo “sguardo” copriva una distanza maggiore del mio. Si! lui guarda sempre lontano, pensa sempre a dieci possibili scenari. Ritengo che potrebbe essere un ottimo giocatore di scacchi. Nonostante un percorso di studi che mi ha condotto anche verso ambiti nuovi e sperimentali, il confronto e le riflessioni permangono. Come ogni buon maestro, ovviamente, mi ha sempre detto di “rubare da lui” quello che ritenevo più utile alla mia evoluzione musicale, non possono e non devono esistere dei cloni, ogni musicista è un’entità musicale autonoma, guai a ricalcare qualcun’altro, nella prassi esecutiva, nella composizione, piuttosto che nella direzione d’orchestra. Come insegnante cerco di trasmettere ai miei allievi l’importanza di questo concetto, guidandoli verso una continua riflessione sul perché delle cose, senza sterili nozioni e cercando di trasmettere loro la mia passione per la musica, perché se c’è passione, non esisterà sacrificio o noia nel dedicarsi al proprio compito (altro insegnamento di papà!).Un’altra figura di cui non posso tacere l’importanza nel mio percorso musicale è mia sorella Daniela. Per la sua devozione alla musica, per la sue straordinarie doti e per i consigli che ha saputo donarmi. Un ciclone di musicalità, non saprei definirla diversamente. Mio padre, mia sorella Daniela sono imprescindibili, ma, in maniera assolutamente straordinaria, tutta la nostra famiglia partecipa “in coro” alla nostra vita musicale sostenendoci e consigliandoci. Per quanto mi riguarda, la mia famiglia è come una commissione di consulenza nelle varie fasi redazionali delle mie composizioni. Ascoltano, commentano e danno suggerimenti persino nel caso di brani più sperimentali o acusmatici. Famiglia Cammarano, non potrei chiedere di meglio!”.
“Wow che compito descrivere il perché – rivela Daniela – del mio amare così profondamente ciò che faccio. Tutto comincia proprio da mio padre, da quest’uomo in cui ogni cellula del corpo, ogni respiro, ogni movimento è Musica, è amore per la vita e gratitudine per aver potuto vivere di ciò che più ha amato, trasmettendolo a noi, come una delle più grandi eredità che un genitore possa donare ai propri figli. Ricordo ogni attimo dei primi momenti di questo cammino affrontato insieme, i pomeriggi a “giocare” con la Musica, e a provare a conquistare il cuore di questo uomo che rappresentava e rappresenta tutt’oggi il mio punto di riferimento. Non è stato semplice capire quanto veramente mi appartenesse questo mondo, essere sempre lì esposti, però riusciva a farmi sentire sempre più forte, sempre più autentica ed ecco perché non ne ho potuto più fare a meno. Girare il mondo, emozionarmi sui più importanti palchi internazionali e portare nel mio cuore la mia famiglia, gli occhi severi e profondi di papà, il cuore dolcissimo di mia mamma, i sorrisi di mia sorella, la preziosa serietà di mio fratello e la bellezza e l’ingenuità splendida dei miei nipotini, mi hanno permesso di diventare ciò che oggi sono nella mia Musica. Papà è un direttore d’orchestra superbo, le sue braccia “suonano” da sole, e per me che sono spalla posso dire che raramente mi è accaduto di poter vedere ciò. Ricordo le sensazioni che provavo ogni volta che lo vedevo salire su quel palco, ricordo la mia fierezza ed il mio senso di appartenenza a lui che si acuiva volta per volta, donandomi una risorsa incredibile, dalla quale ho attinto le mie Energie nei momenti complessi della mia vita. Leo e papà sono davvero i due geni assoluti di casa, io un po’ colei che si rispecchia nella loro perfezione, rubandone appena possibile i segreti. Il difetto principale del mio papà è di essere severo, prima di tutto con se stesso e ciò spesso ci ha portato a discutere. Ma che dire, ora sono come lui, se non peggio, e capisco che è la sola strada per ottenere ciò che si desidera senza scendere a compromessi con nessuno. Amo il mio papà. Non avrei potuto chiedere di meglio”.