Se una volta si diceva ‟prima il dovere, poi il piacere”, oggi assistiamo ad una peculiare inversione di tendenza che vede il ‘piacere’ e il ‘dovere’ fondersi insieme. Allenare la mente giocando si può, ed è quanto dimostrano gli ultimi studi su cui le neuroscienze hanno scelto di investire.
Gli ultimi trent’anni di ricerche sulla materia grigia confermano che la plasticità cerebrale esiste e che il nostro cervello ha la potenzialità per variare struttura e funzione; non solo durante il periodo di sviluppo ma anche durante la fase adulta. Possiamo dunque sbizzarrirci come più vogliamo in quello che dagli esperti è stato definito ‘allenamento cognitivo’, ossia una sorta di sessione di ginnastica mentale in cui per mezzo di esercizi specifici, piccoli calcoli, o appositi giochi, possiamo accrescere alcune delle nostre capacità cognitive come memoria o strategia.
Sono le ultime frontiere della tecnologia a sostenerci a pieno in questo proposito, dalle ultime app messe a punto per i nostri smartphone, agli ormai universali videogame onnipresenti nelle nostre vite.
Tra le app più in uso e consigliate per il training giornaliero delle nostre attività mentali c’è Wordbrain, una sorta di parole crociate virtuali in cui l’impegno è dedicato al comporre le parole presenti nel quadro. Quante più se ne compongono, quanto più saliremo in classifica mondiale.
Chi invece è alla ricerca di qualcosa di più specifico, può rivolgersi a Luminosity: applicazione di cui recentemente si è molto parlato, appositamente ideata da un gruppo di neuroscienziati per esercitare principalmente memoria e attenzione.
In direzione del potenziamento del pensiero strategico e dell’ottimizzazione della prestazione cerebrale sembrano muovere anche alcuni giochi di carte, in modo particolare quelli su basi matematiche. Ad esempio il blackjack comporta decisioni del giocatore basate sulla statistica, opzioni statistiche che aumentano in caso di divisione (split) e comportano pertanto calcoli matematici da parte del giocatore. In Wisconsin è stato illustrato come tali giochi di carte siano ingredienti fondamentali per il mantenimento del volume del cervello che tende a ridursi con l’invecchiamento e per l’esercizio della memoria.
Sul versante videogiochi, dalla Cina ci giungono dati piuttosto significativi. In un recente studio presieduto dal Politecnico di Chengdu è stato messo in luce come chi sia un assiduo giocatore di videogame d’azione abbia sviluppato prestazioni oculo-motorie caratterizzate da un grado notevole di coordinamento e al contempo un particolare tipo di attenzione selettiva.
Pare infatti che i videogiochi siano considerati dagli esperti delle vere e proprie palestre per la nostra mente, in grado persino di provocare mutamenti delle regioni cerebrali che hanno a che fare con specifiche funzioni del videogame. Dato di particolare interesse se ragioniamo in termini di prevenzione.
Per i più nostalgici dei più tradizionali giochi di società, concludiamo rifacendoci a due recenti studi – uno dell’Istituto Max Planck di Berlino e l’altro dell’università di Southampton – che hanno rilevato come i classici Risiko, Scacchi e Dama costituiscano un buonissimo e sempreverde modo per sviluppare l’intelligenza. Le sfide a due o quelle di squadra ci impongono infatti di elaborare un doppio ragionamento in cui tutta la nostra attenzione risulta coinvolta: programmare una nostra strategia e al contempo prevedere le mosse dell’altro.