Ilya Grubert: musica marina - Le Cronache Spettacolo e Cultura
Di Olga Chieffi
 
Seconda serata, domani, alle ore 20, nella Chiesa di San Domenico, per la seconda edizione della rassegna Primule Musicali, promossa dalla Associazione Culturale AthenaMuse, in collaborazione con la Scuola Italiana d’Archi e la sua orchestra, sotto la direzione dei maestri Joao Carlos Parreira Chueire e Stefano Pagliani. Il confronto tra grandi figure del violinismo ed emergenti, avverrà tra Ilya Grubert e i giovani Mattia Pagliani e Pasquale Picone. Il concerto verrà inaugurato proprio dal Premio Paganini lettone che ha scelto di eseguire per il pubblico salernitano, una trascrizione del Poème de l’amour et de la mer, op. 19 di Ernest Chausson, nato per soprano e pianoforte, quindi con orchestra, su testi di Maurice Bouchor, datato 1893. La musica raffinatissima che interpreta questi versi, evoca spesso atmosfere marine negli accompagnamenti orchestrali, strumentati con notevole raffinatezza, ed espansi in episodi puramente strumentali tra una lirica e l’altra, e in un interludio vero e proprio, ampio ed elaborato, fra le due sezioni. Ricchezza melodica e suggestione di timbri dipingono il mare come interlocutore emotivo di una figura umana che nel succedersi delle poesie, poco a poco scivola in una rinuncia rassegnata, fino a rimanere unica protagonista in un contesto sonoro nel quale lo sfondo naturalistico sembra allontanarsi pian piano. Mattia Pagliani, ha scelto di interpretare Paganini, quello del Concerto n.1, op.6 in re maggiore, che testimonia la raggiunta maturità di mezzi e di modi, l’eloquio caldo, la vena brillante, una forma adulta e personale, che rimarrà abbastanza costante nel tempo, ponendosi come punto di riferimento per i concerti successivi. Di quale forma si tratti, l’Allegro maestoso d’apertura ce lo dice subito: un avvicendarsi continuo di virtuosismo dirompente e cantabilità diffusa e sempre ricca, per spunti e idee messi di seguito l’uno all’altra, ma non sviluppati. Presenta, infatti, due temi contrastanti esposti dall’orchestra nell’introduzione, dei quali il primo ha l’andamento marziale tipico dei concerti di quest’epoca, mentre il secondo è caratterizzato da un accentuato lirismo di matrice operistica che, non a caso, costituisce una delle influenze più importanti nei concerti scritti nello stile Biedermeier. Nei modi, l’orchestra dell’op.6 appare subito rossiniana. L’Adagio è noto come “aria di prigione”; l’orchestra sembra introdurre un’aria d’opera affidata alla voce del violino. Nel Rondò spiritoso domina una delle specialità di casa Paganini: la melodia cantabile interamente eseguita su una sola corda, la quarta, impegnandosi a dare sfogo alle più iperboliche combinazioni di guizzanti colpi d’arco, di difficilissimi passaggi in armonici doppi, di scale e arpeggi d’ogni genere, fino ad arrivare a registri impervi e acutissimi.Ancora sulle vette e negli abissi del violino e, quindi, del proprio io con Pasquale Picone che affronterà la Zigeunerweisen  op. 20 di Pablo de Sarasate, una composizione che richiede grande abilità tecnica; brillante, appassionata, è conosciuta anche come Fantasia su temi gitani.
Sarasate, virtuoso del violino, trova ispirazione per questo brano nelle musiche e nelle danze eseguite da gruppi tzigani nella primavera del 1877 mentre soggiorna a Budapest. Zigeunerweisen è articolata in quattro sezioni: Moderato, Lento, Un poco più lento, Allegro molto vivace, che vengono eseguite senza soluzione di continuità; come prevede la tradizione ungherese si passa da un’impostazione iniziale lenta a momenti via via più concitati, sviluppando i temi popolari magiari con trasformazioni e abbellimenti. Il brano nasce in origine per violino e pianoforte ma successivamente Sarasate riorganizza la partitura per violino e orchestra al fine di ottenere una versione più idonea a trasmettere l’impeto irruente da lui immaginato. La rassegna si chiuderà il 7 giugno nella chiesa di San Benedetto con i solisti Junior della Scuola Italiana di archi.