Il vino fa sangue ed è Furore - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Il vino fa sangue ed è Furore

Il vino fa sangue ed è Furore

Di Olga Chieffi

 

“Con riguardo, pian, pianino/la bottiglia un po’ si scote…/Poi si stura….ma, si bada/che il vapor non se ne vada./Quindi al labbro lo avvicini,/e lo bevi a centellini,/e l’effetto sorprendente/non ne tardi a conseguir/.Inizia questa mattina il tour de force dei ragazzi del conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno che in coproduzione con il Teatro Verdi di Salerno, firmeranno l’inaugurazione della stagione autunnale del massimo cittadino con l’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Rivisto il binomio di direzione che vede in regia Riccardo Canessa e sul podio il ritorno dopo l’Italiana in Algeri di Gaetano Lo Coco, dopo il forfait per infortunio di Jacopo Sipari di Pescasseroli, che non avremmo disdegnato un dopo Rossini, in cui si è costruito su di un impianto buffo brani di carattere idillico-romantico, creando un efficace contrasto tra situazioni ridicole e sentimentale, inaugurando quelle oasi di sospensione lirica come in “Adina, credimi” o la celeberrima “Una furtiva lacrima” in cui, ne abbiamo ascoltato una prova, è ancora maggiormente sottolineata questa caratteristica dalla linea estetica del direttore. Diversi i preparatori dell’orchestra con gli archi che hanno cominciato sin da settembre a guardare la parte sotto la severa egida di Raffaele D’Andria, e i fiati, invece affidati a Gaetano Falzarano e Filippo Azzaretto, mentre la bacchetta del coro è quella esperta di Francesco Aliberti, e al cembalo per i recitativi sedierà Simone Matarazzo. Color rosso rubino lucente. Al naso, sentori di frutta a bacca rossa, in particolare ciliegia, di liquirizia e di piccoli fiori selvatici. Al palato, il sorso è fresco, morbido e ricco. Si distende con equilibrio, su una buona trama tannica e richiami speziati non Bordeaux questa volta ma una bella bottiglia di Furore Costa d’Amalfi sarà l’elisir di Nemorino. Riccardo Canessa, infatti farà giungere dal mare tutti i personaggi, nell’incanto del fiordo di Furore, borgo di pescatori ma che, come tutti i paesini costieri hanno anche tradizioni contadine. Questa mattina e per tutti e tre i matinée, nonché per il 23 sera, quando con il secondo cast interamente “conservatoriale”, verrà inaugurato l’anno accademico, uno show voluto dalla direzione del Martucci, a cominciare da Luciano Provenza, “The Pres and his cabinet”, per citare una delle famose incisioni del tenor-sax Lester Young per annullare ogni barriera tra le diverse culture musicali, unitamente al direttore Fulvio Artiano,  Valeria Feola sarà Adina mentre Nemorino, vedrà l’alternanza di Andrea Russo e Luca Venditto. Coppia, questa,  simbolo del consolidamento dell’opera di ambientazione rustica e idilliaca già esplorata nel Settecento dalla Nina pazza per amore di Paisiello del 1789, immersa nella temperie di un primo romanticismo di matrice leopardiana dalla Sonnambula di Bellini, andata in scena, sempre a Milano, l’anno precedente, che troverà la sua incarnazione crepuscolare e tardo ottocentesca in uno dei titoli più rilevanti del teatro musicale di Pietro Mascagni, L’Amico Fritz  datato 1891. La coppia protagonista, infatti, alternerà disaccordi e incomprensioni fino a quando non si troveranno dall’altra parte dell’illusione, con la partecipazione del “serio” ciarlatano Dulcamara, che avrà di Antonio De Rosa con Belcore  Vittorio Di Pietro, mentre Giannetta ancora in alternanza con Maria Domenica Verde e Daniela Magnotta. L’uso della scienza fatto da Dulcamara sarà forse un po’ troppo disinvolto, la sua buona fede non propria specchiata ha venduto, oltre tutto, a caro prezzo, l’elisir all’ingenuo giovanotto, ma ciò non toglie che Nemorino raggiungerà il suo obiettivo, conquistare Adina. Con Donizetti , anzi con Dulcamara, scatta l’empatia, se non la pietas, del burattinaio verso le proprie creature, e nasce quell’ “umanità” del buffo che porterà al Don Pasquale aprendo la strada a Falstaff. Ed è proprio da questo mutuato atteggiamento che trae origine il carattere dolceamaro dell’Elisir d’amore, esattamente come la pianta da cui il suo più memorabile personaggio prende il nome, che andrà a finire in “barcarola”, sul mare blu di Furore.

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