Il sindaco Napoli: “Pronti a sostenere le vittime dell’usura” - Le Cronache
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Il sindaco Napoli: “Pronti a sostenere le vittime dell’usura”

Il sindaco Napoli: “Pronti a sostenere le vittime dell’usura”

di Nicola Celentano
Campagne di sensibilizzazione per debellare il fenomeno della violenza. È l’obiettivo dell’amministrazione comunale di Salerno, come annunciato dal sindaco Vincenzo Napoli, ospite questa settimana della “Inchiesta del lunedì”, mirata a capire e conoscere come è cambiato il fenomeno dell’usura nel periodo post pandemia.
Sul territorio vi è una costante diffusione della criminalità: non come organizzazione, ma come delinquenza giovanile, culturale, che si manifesta tra le strade di Salerno.
«Come lei diceva, io farei una differenza fra criminalità, delinquenza e comportamenti associati, che generalmente si possono verificare anche tra le giovanissime generazioni. Noi leggiamo che nel mondo e in Italia, sostanzialmente, ci sono fenomeni di gruppi di ragazzi che assumono atteggiamenti trasgressivi, talora anche violenti: difficoltà di rapporti, complicazioni da iscriversi sicuramente alla giovane età ma anche ai modelli culturali che circolano; atteggiamenti negativi che circolano sui social, che possono condurre i giovani verso cattive strade. Questo testimonia una cosa: da un lato, la difficoltà delle famiglie di rapportarsi con i giovani, in questo caso i figli; si è perso un quel rapporto, non autoritario ma autorevole, dei genitori che molte volte abdicano la loro funzione di controllo e indirizzo. Dall’altro, gli episodi criminosi attraversano tutte le città d’Italia. La cosa interessante è che si tratta di un fenomeno “interclassista”: cioè si trovano, all’interno di questi gruppi, gli strati sociali più vari. Sono comportamenti, questi, che vanno combattuti non tanto con gli strumenti della repressione, ma con la cultura del convincimento, delle organizzazioni di un sistema sociale che contempli l’inclusione.
A Salerno si sono avuti fenomeni di questo tipo, ma sosterrei con tutta onestà, che si tratta di episodi marginali. Altrove c’è molta più preoccupazione. Salerno, da quando ne ho memoria, non vive condizioni di allarme. Si sono verificati diversi episodi, che sono stati prontamente controllati anche dalle forze dell’ordine e, se ci sono state violazioni di legge sono stati perseguibili e individuati. Il problema, però, non è tanto la persecuzione giudiziaria o l’azione di dissuasione con mezzi autoritari: occorrono colloquio e ragionamento del rispetto sia nelle scuole sia nelle famiglie. Bisogna educare la comunità».
Quali strumenti fornisce il Comune di Salerno ai tanti giovani che hanno commesso reati e che vogliono reinserirsi all’interno della comunità in campo lavorativo e/o sociale?
«Abbiamo i nostri servizi sociali, che fanno assistenza ai singoli e alle famiglie. Assistenza non solo come consultazione, ma addirittura di intervento nelle famiglie: li assistiamo, nei limiti del possibile, facendo in modo che ci sia un filo diretto. Per quanto riguarda i problemi del lavoro, non credo che possiamo corrispondere in modo significativo a tutto questo, ma anche gli aspetti della comunità educante, il recupero e quant’altro, sono da svolgersi con il concorso del giudice di altre strutture che sono a disposizione dei cittadini. È un ragionamento assolutamente complesso rispetto al quale non basta avere buone intenzioni. Come istituzione, facciamo la nostra parte: tutti gli altri, scuole ed enti preposti come il tribunale minorile e le strutture di controllo sociale, devono fare altrettanto».
Salerno rinomata per aver nella massima categoria calcistica la Salernitana. Molto spesso anche gli stessi ultras sono stati, oggi come ieri, soggetto/oggetto di criminalità. Dagli anni Novanta a oggi, con la globalizzazione della cultura sportiva, è cambiato qualcosa?
«Non ho dati che confortino la sua ipotesi. Quello che devo dire è che c’è uno splendido saggio dell’americano Desmond Morris, che scrisse un libro molto istruttivo: “La tribù del calcio”, che analizza il calcio in quanto sport in cui il tifoso si riconosce in campo a mò di gladiatore, in una sorta di lotta e di guerra senza spargimento di sangue.
Ci sono poi alcuni slittamenti, comportamenti che vedono gli ultras protagonisti. Sono stato ad una partita e ho avuto la sorpresa di vedere come gli ultras, invece di vedere la partita, incitano la Salernitana con cori canti. Questo sicuramente mi ha fatto emozionare, perché in questo modo la squadra sente il calore della città. Nello stesso tempo, si registrano alcuni comportamenti rischiosi che fortunatamente, a Salerno, non mi pare siano stati costanti e significativi. Ci sono stati episodi che vanno duramente censurati e ci sono tutti gli strumenti che la prefettura e la questura hanno il potere e dovere di adottare, ma anche qui ci sono tali sovrastrutture sociali che soprassiedono ai comportamenti trasgressivi delle tifoserie quando degradano nella violenza, che sono difficilmente codificabili e difficilmente contenibili. C’è bisogno che anche qui prevalga una cultura che non sia quella di sottordine, di subcultura, di comportamenti che si ritengono autorizzati da una moltitudine: ciascuno è sempre responsabile dei propri comportamenti e con l’esempio personale si fa in modo che gli altri si comportino altrettanto bene. Quando ciò non accade, interviene la legge e lo fa con particolare durezza».
In che modo l’amministrazione intende intervenire allor quando vi sono vittime di estorsione o di usura?
«L’amministrazione può fare azione di sensibilizzazione, ma gli aspetti afferenti al controllo, alla persecuzione, alla salvaguardia dei diritti e alle sanzioni fanno parte della sfera giudiziaria e della prevenzione del crimine. Noi, come ente locale, abbiamo anche fatto campagne comunicative, aderendo alle iniziative di associazioni che si occupano di usura. Svolgeremo il nostro ruolo, ovviamente, altrimenti tutti fanno tutto e alla fine non si fa niente. Dal canto nostro, siamo pronti ad accogliere e a sostenere, nei limiti del possibile, quanti subiscono offese alla loro dignità».