Trionfo nel salotto di casa Galano del duo Falasca-Parreira, che ha inaugurato gli appuntamenti cameristici che ci accompagneranno sino alla primavera.
Di OLGA CHIEFFI
“Ma questo è un vero sequestro dell’anima!”. Questa l’esclamazione del poeta Mario Senatore, presente al primo appuntamento della nuova stagione cameristica organizzata da Francesco Galano, nello storico salotto di Palazzo Avenia, che è stata aureamente inaugurata dal giovane e talentuoso violinista campano Fabrizio Falasca appena ventisettenne appena diplomatosi alla Royal Accademy di Londra e di passaggio a Salerno dopo una tournée in Cina e dal pianista brasiliano, italiano d’adozione, Joao Carlos Parreira Chueire. Si rinnova nel salotto di Francesco Galano, una tradizione della Salerno d’inizi Novecento, di una città a misura d’uomo, che vedeva di passaggio nel nostro massimo e anche in qualche casa dell’alta borghesia cittadina, nomi quali Carlo Vidusso, Alberto Poltronieri o un giovanissimo Aldo Ciccolini. “Una Salerno consapevole di essere una piccola città di provincia – ha affermato il critico teatrale Francesco Tozza – che ospitò il concerto del grande Nathan Milstein, il quale alla stessa età di Fabrizio Falasca tenne uno dei suoi primi rècital fuori “cortina”, proprio qui a Salerno, una piccola strambata durante la serata al San Carlo”. La serata è principiata con la Sonata in Mi minore K.304, composta da Wolfgang Amadeus Mozart, il 1778, con una qualche differenza d’intenzione tra violino e pianoforte, rappresentanti le due anime del genio di Salisburgo. All’affascinante ricchezza di significati della scrittura mozartiana, il duo ha prestato duttilità di atteggiamenti espressivi che, sullo sfondo di una salda trama strutturale e di un attento equilibrio tra le parti, ha prestato il suono strumentale ora, all’ideale affettivo di una cantabilità di modello vocale, in particolare da parte del violino, ora al gusto del gioco leggero e dell’ironia, all’occasione secca e appuntita da parte della tastiera. Si è proseguito, quindi, con la Sonata op.24 in Fa maggiore n°5, “La primavera” di Ludwig van Beethoven, datata 1800, che i due musicisti si sono divertiti molto a valorizzare nel suo duplice aspetto: da un lato il lirismo intenso e luminoso, dall’altro un umorismo leggero che rivela, di Beethoven, un volto meno conosciuto. Struttura ed espressione si sono intrecciati indissolubili sino a fondersi in arcate narrative di formidabile efficacia e forza emozionale che hanno offerto il senso di un’autentica e ispirata interpretazione, compiuta senza residui né cedimenti. Due le pagine effettivamente adatte al salotto il Liebeslied di Fritz Kreisler e il Cantabile op.17 di Niccolò Paganini, eseguite senza sbavature ma anche gustose e sensuali. Finale affidato allo Scherzo in do minore dalla Sonata F.A.E. di Johannes Brahms scritto per Joachim, che ha fatto letteralmente esplodere il salotto per sonorità e impeto, in cui il bel suono di Falasca ha fatto tutt’uno con l’affondo misurato del pianista, latore di uno stile interpretativo che si riconosce per il vigore e la vividezza della fibra nervosa di un suono che sa essere molto espressivo e giustamente increspato, espansivo e animato da un forte temperamento, sostenuto da un’assoluta precisione tecnica. Applausi scroscianti del pubblico e bis con il Liebslied di Fritz Kreisler, prima di affidarsi alle sapienti mani degli chef di casa Galano, per il consueto e atteso momento conviviale. Appuntamento a febbraio per i concerti di Palazzo Avenia.