Il ricordo di Lino Jannuzzi, un uomo mai banale - Le Cronache Ultimora
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Il ricordo di Lino Jannuzzi, un uomo mai banale

Il ricordo di Lino Jannuzzi, un uomo mai banale

di Gigi Casciello

Un uomo mai banale, un giornalista che ha pagato in ogni modo l’amore per la verità e l’insofferenza all’omologazione, al pensiero dominante naturalmente proteso verso la stupidità. E poi generoso, amante della bellezza, del gusto, sempre beffardo con il potere. Questo è Lino Jannuzzi che ho conosciuto, di fronte alla cui intelligenza sono rimasto incantato, il giornalista al quale ho cercato di rubare non tanto il mestiere ma il talento (cosa impossibile) e la capacità di trasformare in parole una battaglia di libertà. E le parole erano sempre poche perché diceva che “se scrivi una paginata qualche sciocchezza esce sempre fuori”. I ricordi si rincorrono fino ad accavallarsi: la sua familiarità con Francesco Cossiga che da Presidente della Reppublica un pomeriggio al Gambrinus si rilassò solo quando lo raggiunse Lino fino a imboccarlo con un babà. Al tempo Lino era direttore de Il Giornale di Napoli che con la sua direzione visse i suoi anni migliori e inevitabilmente letali e imperdonabili per l’informazione del potere dominante che certo non poteva permettere che venisse insidiato per autorevolezza e spregiudicatezza il quotidiano di proprietà della Dc. Poi venne “Mani pulite” e Lino Jannuzzi continuo’ a essere profetico su quella che si sarebbe rivelata come la stagione con più ombre del dopoguerra, con un’azione trasbordante della magistratura inquirente e con un obiettivo su tutti: decapitare il pentapartito con tanto di spinta popolare e spirito maramaldo. E ogni giorno Lino anticipava, interpretava e svelava con le dodici righe del suo “Malaspina”. Ma potrei ricordare e raccontare tanto altro, le sue visionarie campagne elettorali nel Cilento, lo scoop che fece saltare il Piano Solo, l’insospettabile tenerezza di padre con la quale seguiva i figli, la generosità e l’amicizia che non mi fece mancare quando nel ‘97 accettai di candidarmi a sindaco di Salerno sfidando il già onnipotente Enzo De Luca, la telefonata nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile del 2001 (nella preoccupazione la prendessi troppo male, come in effetti fu…) che per ragioni “disadorni” il mio nome era stato cancellato dalle candidature di Forza Italia alla Camera dei Deputati. Potrei continuare a lungo e le parole diventerebbero troppe. Ma a qualcosa penserò e farò perché ho trovato insopportabile, al limite dell’insolenza, aver visto liquidare con poche righe dalla presunta grande stampa italiana e da gran parte dei piccoli leader della politica la morte di un maestro geniale come Lino Jannuzzi, vero protagonista del Novecento italiano. Certo, viviamo in tempi senza memoria, ma Malaspina non deve ne’ sarà dimenticato.