Il progetto “Restart” al museo diocesano - Le Cronache
Attualità

Il progetto “Restart” al museo diocesano

Il progetto “Restart” al museo diocesano

Di Andrea Orza

 

Il progetto “Restart” nasce dalla complice noia di Alice di Maio e Riccardo Papalino. La noia verso l’abbandono culturale delle strutture salernitane. “Bisognava ripartire da qualcosa” spiega Riccardo “ci auguriamo che il nome “Restart” sia di buon auspicio” sottolinea Alice. E così: detto, fatto! La mostra in corso al Museo Diocesano sarà aperta al pubblico tutte le mattine fino al 30 aprile. “Orizzonti di Appartenza” espone ventuno scatti in grado di cogliere il genius loci della città. I giovani amateurs della fotografia hanno raccattato proiezioni di quartiere, battendo le strade alla ricerca degli anti-souvenirs e indagando sulle recenti mutazioni urbane.

La mostra “Orizzonti di Appartenenza”: l’ambiguità dell’osservare e dell’osservarsi. Come nasce il progetto?

 “Il germe dell’esibizione “Orizzonti di Appartenenza” nasce in seguito ad un’esperienza da tirocinante avuta al Museo Diocesano. Allora, da studente di politiche e gestione di Beni Culturali rimasi affascinato quanto ossessionato da una stanza vuota. Oggi la “Sala dal Sapere” è diventata lo spazio espositivo di sette giovani fotografi che richiamano la loro attenzione su frangenti intimi e fortemente istintivi. Non possiamo definirci dei grandi artisti ma dei giovani consapevoli delle potenzialità che la nostra città ha da offrire.”

 

Attraverso la fotografia si promuovono i rituali quotidiani così come la contemplazione dei luoghi di culto che testimoniano la finitudine di un’identità. Quali bisogni emergono dagli scatti rubati dai giovani salernitani?

 

“Il valore estetico viene affiancato da un ingenuo impegno etico e sociale. Abbiamo selezionato le foto che meglio esprimono i tre temi d’interesse. Il primo tra questi è la “Salernitanità”, come qualità intrinseca e simbolica della città del cittadino e dei suoi costumi. La “Visione” quella legata al mondo che verrà, che guarda con sospetto al passato recente della pandemia e smista tra le diverse prospettive future. E in ultimo la “Decomposizione” dei luoghi e degli oggetti comuni, una contemplazione delle cose come ingovernabili e mutevoli. Il messaggio di protesta giovanile che viene fuori è denso di libertà e desiderio di autonomia. La nuova Piazza della Libertà è stata ampiamente trattata dai fotografi e non sono mancate opinioni di distacco architettonico.”

 

In che modo “Restart” può tutelare attivamente il patrimonio culturale e offrire ai più giovani nuove prospettive di analisi sul territorio?

 

“All’inizio, avevamo in mente un progetto ambizioso, contraddistinto dalla volontà di rappresentare l’arte in ogni sua dimensione creativa. In corso d’opera abbiamo dovuto sagomare i nostri obbiettivi in favore di un’esperienza umana e in qualche modo provocatoria. Nella nostra città il prevalere dell’interesse economico paralizza ogni velleità artistica giovanile. Dopo un interminabile periodo di posa, gli ozi domestici cederanno il passo alla voglia di fare? Scambiare, valorizzare e reinterpretare i paesaggi umani quanto urbani è oggi un impegno sociale che bisogna assumersi. Restart è stato pensato come un’impresa mobile di riqualifica dello sguardo dei cittadini di Salerno.”