di Andrea Pellegrino
Ha un nome e un viso conosciuti il prefetto di Perugia Antonio Reppucci, finito al centro delle polemiche dopo le sue frasi choc sui tossicodipendenti e le loro famiglie. E non tanto per le sue origini (Palma Campania) ma quanto per il ruolo che ha svolto a Cava de’ Tirreni. Ora Reppucci rischia di essere mandato via. Dopo l’intervento di Angelino Alfano, c’è stato anche quello di Matteo Renzi che ha stigmatizzato il comportamento del prefetto. In pratica Reppucci, nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato: “Tuo figlio si droga e non te ne sei accorta? Allora sei una mamma fallita, ti devi suicidare”. Da qui l’inesorabile e comprensibile bufera che ha portato all’allontanamento del prefetto da Perugia. Quanto al suo passato, molti cavesi ricorderanno Antonio Reppucci: fu uno dei commissari prefettizi di Cava de’ Tirreni, dopo la sfiducia dell’amministrazione guidata da Alfredo Messina. In particolare Reppucci è stato commissario prefettizio dal novembre 2005 fino alla proclamazione di Luigi Gravagnuolo sindaco. Subentrò a Luigi Napoletano che abbandonò l’incarico per problemi di salute (il prefetto, infatti, morì poco dopo per un male incurabile). Quello di Reppucci è stato un commissariamento intenso ma anche caratterizzato da polemiche. Durante il suo mandato istituì perfino l’osservatorio casa e, in gran parte delle occasioni, aveva un attivismo simile a quello di un primo cittadino eletto. Quanto alle polemiche, all’atto dell’insediamento dell’amministrazione Gravagnuolo per evitare problemi al bilancio, il sindaco eletto dovette coinvolgere un nutrito numero di parlamentari dell’epoca (tra cui Gianni Iuliano, Roberto Manzione, Giorgio Benvenuto) per predisporre (e far approvare poi) un emendamento alla legge finanziaria che esentava sanzioni ai comuni che avrebbe sforato il patto di stabilità, nell’anno successivo ad un commissariamento.