Giuseppe Fauceglia*
Come sia ormai ridotta la nostra città è sotto gli occhi di tutti. Basta circolare sulle nostre strade, ad esempio, per notare auto parcheggiate addirittura in terza fila nelle arterie principali, come in via Settimio Mobilio o in via Baratta o l’inizio di via Irno (che comportano la restrizione in fatto della carreggiata con conseguente utilizzo della stessa ad un solo veicolo per volta) o come nel centrale Corso Garibaldi nei pressi della Stazione ferroviaria, dove regna incontrastata la sosta selvaggia. Per non parlare, poi, delle condizioni igieniche in cui versano, in particolare, i quartieri periferici o dei continui incendi di autovetture, a seguito dello sconsiderato imperare di bande di ogni tipo. I cittadini restano indignati di fronte al crescente degrado, a fronte dell’assenza evidente di ogni controllo da parte della polizia locale e di idonee iniziative che pure dovrebbero essere assunte dalla latente e addormentata amministrazione locale. Eppure, non sono solo questi il segno del degrado. Basti pensare che la scriteriata dispersione in mille ed incontrollati rivoli della spesa pubblica locale ha indotto alla vendita di zone destinate ad uso pubblico, come in occasione della paventata costruzione di un nuovo albergo nella parte finale della lungo-Irno (che priva i cittadini dell’uso di un importante parcheggio, di cui la città ha bisogno) o come la nota vicenda del parcheggio sotterraneo in piazza Cavour (di fronte alla Provincia), in cui si mescolano inadempienze e inefficienze con pari grado di evidente responsabilità politica. Insomma, assistiamo alla sconsiderata cementificazione costante di aree, anche private, che potrebbero essere destinate a verde pubblico (come nel caso dell’edificazione di fronte alla scuola Matteo Mari), che trova la propria unica possibile giustificazione nel “far cassa” di un Comune sull’orlo del dissesto. Sarebbe il caso che qualcuno verifichi, anche nel futuro, la congruità e la conformità urbanistica di questi nuovi progetti, in particolare il regolare pagamento degli oneri urbanistici e la puntuale corresponsione dello stesso prezzo di acquisto, per quanto riguarda le aree pubbliche. Il più evidente segno di questa assai singolare amministrazione della cosa pubblica si è manifestato anche in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione del Comune, sul quale è intervenuto, con competenza tecnica, il capogruppo di Forza Italia, Roberto Celano. Non intendo intervenire nel merito della vicenda, alla quale “Le Cronache” ha già dato ampio e completo risalto, quanto sul metodo utilizzato, sulle circostanze che hanno comportato la sostituzione di un assessore competente in materia con altro che, forse, non possiede la completezza delle cognizioni tecnico-finanziarie, che pure dovrebbero essere richieste per un assessorato così importante, specie per un Comune che conosce così evidenti squilibri finanziari. La mancata rilevanza offerta alle obiezioni puntuali svolte da Roberto Celano e l’approvazione del bilancio da parte del Consiglio comunale, a parte ogni valutazione sulla completezza e veridicità dei dati di bilancio (che potranno, forse, essere oggetto di successiva possibile verifica da parte delle autorità competenti), che potrebbe comportare già uno stop del bilancio in autotutela, quanto accaduto è la manifestazione di quel “fascino della Forza” che ormai caratterizza da trent’anni le diverse amministrazioni cittadine, tutte espressioni dirette o indirette di un solo indiscusso “ceppo decisorio”. Si è affermato in città il culto, invero immotivato, di un governo cittadino con un vertice forte, affidato ad un uomo solo al comando, che decide senza fastidi o intralci e senza i contrappesi che il complesso sistema democratico impone. Si finisce così con il non percepire più il pericolo della mancanza di democrazia e di confronto, in nome di un decisionismo che comporta la lenta erosione della funzione dei partiti di opposizione (a differenza di un tempo, ora attivi in città) e dello stesso ruolo del Consiglio Comunale. Eppure di fronte al disastro finanziario (che peserà nelle tasche dei cittadini e che condizionerà pesantemente il futuro di Salerno) e al disordine evidente di questo ultimo decennio, i salernitani dovrebbero pensare a quanto già scriveva Rousseau ovvero che “la democrazia è una forma così perfetta da non essere adatta agli uomini”. *Segretario cittadino di “Forza Italia”